La pandemia per il coronavirus ha avuto effetti anche sulla nostra economia: dopo aver dedicato una puntata agli effetti sulla salute (e alle sue possibili origini), questa sera Presa diretta sera si occuperà dei suoi effetti economici. Il crollo del PIL al 12%, 500 mila posti di lavoro persi (molti dei quali di persone giovani), la più forte contrazione in Italia dal 1995 (lo riporta l'Istat) e gli altri paesi europei non sono messi meglio:
Germania -9,7%
Francia -13,8%,
Spagna -18,5%,
Regno Unito -20%,
Stati Uniti -33%.
Che soluzioni possiamo adottare per uscire da quella che Iacona definisce la “tempesta perfetta”?
Tra i dati negati c'è anche quello dell'Export: nei primi sei mesi l'Italia ha esportato meno merci per un valore di 36 miliardi di euro in meno, un caso rispetto al 2019 del 15% che non si registrava dalla crisi del 2008. Dopo il tonfo di aprile i dati sono in risalita, ma siamo ancora lontani dai valori pre-covid.
Dal porto di Venezia transitano 180mila container l'anno verso l'Africa o verso i mercati asiatici, lo sbocco primarie delle filiere produttive del Veneto, una delle regioni più votate al commercio internazionale e dunque più colpite dalla crisi.
Le compagnie portuali lavorano a chiamata – racconta il servizio – e se calano i volumi sono le prime ad essere colpite dalla crisi: il presidente di queste cooperative racconta che oggi nel porta lavorano 20 persone nelle 24 ore, ormai le chiamate si sono ridotte del 50%.
“Stare in cassa integrazione non piace a nessuno, anche perché tutti qua hanno un mutuo, famiglia, e con 900 euro, 700 euro a volte non arrivano a fine mese. Siamo in emergenza pura.”
Le difficoltà del porto sono solo un assaggio della crisi nel Veneto: nell'entroterra ci sono infatti ben 17 distretti industriali che raggruppano migliaia di aziende che esportano praticamente tutto ciò che producono, è la piccola e media impresa che è riuscita negli anni ad inserirsi con successo nelle cosiddette catene globali del valore e a conquistare il mondo con i propri prodotti. Ma è proprio questa vocazione all'export che oggi le rende vulnerabili.
Presadiretta ha sentito l'opinione di Gianluca Tocchi della Fondazione Nord Est: “Se l'export non riparte è un problema, per tutta l'Italia, ma un problema particolarmente per quest'area”.
Quali le catene del valore che, in Veneto, sono state maggiormente danneggiate: è sempre Gianluca Tocchi a rispondere, raccontando che nel mercato asiatico è molto sensibile il settore della moda, ma sicuramente una delle più danneggiate è quella della meccanica.
Il 20% dell'export del Veneto è generato da macchinari e impianti: una di queste aziende nel settore metalmeccanico è la Ravagnan, che da Rovigo esporta in tutto il mondo: i cilindri in acciaio che hanno prodotto rimangono a far ruggine perché i clienti internazionali sono in crisi. Non solo non ordinano più, stanno anche cancellando ordini passati.
Qui lavorano sulle poche commesse rimaste: se normalmente l'azienda occupa 50 persone, adesso ce ne sono solo 15 e il grande capannone di assemblaggio è quasi vuoto.
La crisi la racconta l'AD dell'azienda: il mercato domestico è diventato un po' più presente, ma hanno dovuto chiudere cantieri in Messico, in Perù, in Brasile, non hanno ancora un'idea delle riaperture. “Il mondo è diventato all'improvviso molto grande”.
Hanno bisogno del mondo anche nel distretto calzaturiero della Valle del Brenta che esporta più del 90% della produzione. Parliamo di 10 mila lavoratori su 500 azienda che producono 19 milioni di paia di scarpe all'anno.
Parliamo di 1,5 miliardi in export, una miniera d'oro per la bilancia commerciale italiana che ora rischia di esaurirsi.
Elena Terrin è una imprenditrice di questo distretto e sta già subendo il mancato arrivo di ordini per la prossima stagione. Per avere aggiornamenti si collega in video conferenza coi suoi responsabili vendite da Mosca e da New York.
Da Mosca, parla la responsabile: “i negozi sono aperti ma le vendite non ci sono, la gente non cammina per le strade quindi anche se ci sono stati ordini a febbraio e marzo, sono stati annullati.
Anche settembre e ottobre, tutto cancellato. Per il momento la Russia è chiusa.”
Da New York, il collega: “parlavo ieri con clienti della west coast ma anche del midwest e non pensano neanche a fare visite allo show room.”
“Non nascondo che in questo momento gli aiuti statali sono cruciali ” - dice Gilberto Ballin presidente Acrib - “quello che ci preoccupa di più è che venga sospesa la cassa integrazione, questo è stato un ammortizzatore sociale che ha tenuto a galla molte aziende in questo momento.”
Ma, attenzione, i soldi pubblici interessano anche a qualcuno che dovrebbe starne alla larga, ovvero le organizzazioni mafiose. Roberto Saviano lo spiega in un collegamento video intervistato da Danilo Procaccianti: “le organizzazioni mafiose cercano l'emergenza, l'emergenza crea velocità negli affari, stato di eccezione, ..”
Nelle passate emergenze c'è stato un doppio guadagno per loro: “la maggior parte delle organizzazioni mafiose investe nelle pompe funebri, nelle lavanderie ospedaliere, nella distribuzione di benzina e generi alimentari. Quanto è iniziata la pandemia questi settori hanno iniziato a fatturare moltissimo. Dall'altro lato però c'è stato anche il guadagno illegale, nuovo: il picco di usura è stato già provato dalla procura di Napoli, su Napoli abbiamo già una prova importantissima, tenendo gli interessi bassissimi, in alcuni casi togliendoli proprio, cioè ti servono tremila, eccoti tremila e mi devi ridare tremila. E qual è il vantaggio? Ci sarà dopo. Busseranno dopo, chiederanno dopo”.
Danilo Procaccianti ha chiesto allo scrittore di commentare la dichiarazione del procuratore Lombardo, di Reggio Calabria: alla fine dell'emergenza ci sarà la più grande operazione di doping finanziario che abbiamo mai visto nella storia.
“Oggi le organizzazioni hanno la capacità di fare cappotto, prendersi tutto a costo zero. Nei prossimi mesi sarà talmente evidente che ci saremo trasformati in una economia mafiosa. Lo so che sembra radicale quello che sto dicendo, ma è proprio oggettivo che si vada in questa direzione.”
Il governo ha peccato sulla velocità: può ancora fare qualcosa?
“Soldi, soldi, soldi. Sì, l'elicottero che lancia i soldi. Sento già la voce, eh ma così una parte va ai soliti banditi. Certo., è un rischio che dobbiamo correre, è l'unica possibilità, tenendo conto che loro una parte di quei soldi se li prenderà comunque. Se non si fa così succederà che loro si prenderanno tutto. Con niente.”
Solo allarmismo quello di Saviano?
Nel maggio scorso la Guardia di Finanza a Palermo in un blitz ha arrestato 91 persone tra cui i rampolli dello storico clan dei Fontana, delocalizzato in Lombardia.
Un clan che aveva accumulato con le estorsioni tanti soldi: per il gip che ha firmato gli arresti la mafia è pronta a sfruttare la crisi del covid.
Lo ha anche ripetuto davanti ai microfoni di Presadiretta, il giudice Piergiorgio Morosini: “è un rischio concreto, parlo soprattutto delle piccole e medie imprese, di aziende che operano nel settore del turismo, i bar, la ristorazione, le strutture di ricezione. Queste strutture stanno soffrendo la crisi di liquidità per il pagamento degli stipendi ai dipendenti, per i pagamenti dei canoni di affitto e degli oneri fiscali. Potrebbero trovarsi nella condizione di doversi rivolgere a soccorsi impropri che poi potrebbero trasformarsi in forme di aggressione del loro capitale, del loro patrimonio, della loro azienda.”
Non è solo un problema di Palermo e del sud: la costa riminese coi suoi alberghi è da sempre terra di conquista per la criminalità organizzata e per i suoi capitali da riciclare.
Nel 2019 la GDF ha intercettato 29 passaggi di proprietà sospetti e sequestrato beni per 110 milioni di euro: qui stanno arrivando strane offerte dietro cui si potrebbe nascondere la criminalità organizzata.
Lo racconta Filippo Donati, presidente Assohotel Emilia Romagna: ci sono annunci di prestiti urgenti, con denaro disponibile che arrivano e chi ha un minimo di lucidità deve starne al largo.
“E' chiaro che qualcuno in difficoltà potrebbe dire, vabbè guardiamo di cosa si tratta, ci vuole coraggio, ma più che coraggio è la disperazione.”
Se il Veneto ha problemi con l'export, altre regioni, altre città devono ora fare i conti col calo dei turisti.
Come Firenze, dove 21mila persone sono impiegate nel turismo, l'8,5% degli occupati: solo nei 2000 ristoranti lavorano 15mila persone. Pasquale Naccari è uno dei ristoratori della città: da lui lavorano 24 persone, in condizioni normali, oggi invece ne lavorano dieci. Gli altri verranno lasciati a casa.
La sua banca non ha aderito al decreto Covid e ha fatto fatica ad accedere al credito bancario.
La crisi dei ristoranti ha messo in crisi tutta la filiera, partendo dai fornitori di birra e bevande che hanno ancora la merce invenduta nei depositi.
Uno di questi è stato intervistato da Presadiretta: Matteo Magherini ha raccontato delle spese a cui deve far fronte, della cassa integrazione, la merce che dovrà essere buttata via.
“Se io fossi in difficoltà economiche avrei già chiuso.. ho fatto la richiesta di finanziamento per il 25% del fatturato , 1,7 ml di euro, ma se i milioni di turisti non arriveranno tra un anno e ne passeranno due?”
Avrebbe bisogno di un contributo per far fronte al calo degli incassi, alle tasse: “non posso aspettare le banche per 4 mesi che erogano un prestito”.
Dietro questo imprenditore, ci sono persone, i dipendenti amministrativi, gli autisti, gli agenti di commercio a partita Iva.
Quelle che hanno preso ad oggi i 600 euro del governo con cui far fronte alle spese di casa, mutuo o affitto: “non si chiede elemosina, si chiede soldi a fondo perduto, avevo dei soldi da parte però ora stanno finendo, se non arrivano altri soldi sarò costretto ad andare a mangiare alla Caritas.”
Come tante altre persone, non solo a Firenze e non solo dall'arrivo della pandemia.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
Nessun commento:
Posta un commento