21 ottobre 2020

L'Italia del coprifuoco

Benvenuti nell'Italia dei sindaci sceriffo, sempre pronti a installare telecamere per ogni dove, perché la sicurezza innanzitutto. Pronti a battersi per il decoro, a cacciare i mendicanti dal centro, a togliere la panchine per evitare bivacchi molesti.

Sceriffi che però si tolgono la stella dal petto quando di tratta di prendersi delle responsabilità per combattere il covid, perché rischierebbero di perdere consenso.

Benvenuti nell'Italia che, reduce da una estate di baldorie, di stadi aperti, di basta con questo smart working, sta entrando direttamente nella fase due della pandemia.

Perché non abbiamo imparato niente da quanto successo a marzo e aprile.

Mancano i vaccini e non è colpa del mes o del piove governo ladro.

Non riusciamo a fare tamponi in tempi brevi perché manca il personale tecnico, mancano infermieri. E sono persone che vanno formate e pagate bene.

Non abbiamo attivato tutti i posti per le terapie intensive, ma in Lombardia i manager della sanità hanno preso i bonus per il loro lavoro.

E, sempre in Lombardia, si torna a parlare dell'ospedale in Fiera: una struttura per le terapie intensive senza un ospedale vero attorno. 

I trasporti pubblici che portano studenti e persone a scuola e lavoro che non consentono un distanziamento. Eppure mi ricordo questa estate ministri, esperti, giornalisti discutere del ponte sullo stretto, dei progetti strategici che avremmo potuto realizzare coi soldi dell'Europa.

Mancano medici sul territorio (dove sono le USCA?), negli ospedali, eppure ci sono migliaia di medici che hanno passato il concorso e che aspettano solo di essere chiamati a ruolo. Aspettano solo la pubblicazione delle graduatorie, per i ricorsi fatti al tar di chi ha perso.

Dovevamo far riaprire le scuole a tutti i costi eppure adesso i governatori, quelli che chiedevano autonomia perché bravi a governare, parlano di didattica a distanza.

E così si arriva alle soluzioni di compromesso: quella del governo, che non scontenta troppo, che punta sul solito refrain, state a casa.

E la soluzione (che si rivelerà poco efficace) della regione Lombardia (quella di Fontana, quella che Report ci ha raccontato lunedì sera), col coprifuoco.

Soluzione che ora non va bene a Salvini, perché sarebbe un colpo all'immagine della gestione virtuosa della sanità lumbard. 

Dovevamo fare i tamponi a tappeto, almeno nelle aree maggiormente colpite, dovevamo proteggere gli studenti, gli ospedali, il personale sanitario, le persone anziane.

E invece torniamo ad ascoltare le testimonianze di persone che, ora e adesso, si sentono lasciate sole, a casa, a doversi preoccupare di quarantene, tamponi, chiusure..

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