Paola Pioppi, l'organizzatrice, seduti Mario Consani, Umberto Montin, Piero Colaprico e Manuela Lozza. |
Piero Colaprico nel momento della firma degli autografi |
Primo incontro della rassegna con tre autori che nei loro libri hanno raccontato un ventennio della storia italiana, tra la strage di Piazza Fontana, al 1978 l'anno di Moro, fino a metà anni ottanta dove è ambientato il giallo di Colaprico.
Manuela Lozza ha presentato i seguenti autori
- Piero Colaprico, Anello di piombo. Un’indagine dell’ispettore Bagni, Mondadori
- Mario Consani, Piazza
Fontana per chi non c'era, Nutrimenti
- Umberto Montin, A muso duro, Robin
Tre storie con una cosa in comune: ci raccontano un pezzo del nostro passato, su cui ancora dobbiamo fare tutti i conti..
Quando raccontiamo delle storie ci accorgiamo delle increspature nel racconto che non funzionano – racconta Colaprico – anni fa intervistai l'ultimo anarchico che aveva conosciuto Pinelli e che era stato assieme a lui quella notte in Questura a Milano.
Vedevo chi entrava e usciva dalla stanza del commissario Calabresi – dice: post mortem furono sposate le macchinette per far sì che le testimonianze di questa persona fossero smentite. Anche le ricostruzioni delle persone in quella stanza non coincidono.
Posto questo, non può essere che ci fossero altre persone nella stanza, che l'ordine delle operazioni arrivarono da Roma, non può essere che tutta l'operazione servisse per creare quel clima di tensione?
Noi giornalisti seminiamo il dubbio sulla versione ufficiale: perfino Taviani (ex ministro DC) in una intervista poco prima della sua morte ha raccontato che l'operazione Valpreda fu costruita prima della bomba.
Come giornalista scrivo le cose che so, ma in un romanzo scrivo le cose che voglio, ho voluto scrivere un romanzo spinto dalla mia coscienza, per i delitti che sono stati commessi, per quella menzogna che ha diviso il paese, ancora oggi.
Sono contento che le persone che hanno letto il libro si arrabbino, come lo sono stato io.
Protagonista del romanzo ("Anello di piombo") è un giovane ispettore Bagni, che negli anni ottanta riparte dalla morte di un vecchio collega, ufficialmente ucciso in una storia di gelosia.
Bagni si mette sulle tracce che il morto gli ha lasciato, arrivando a capire cosa è successo realmente.
Quello di Mario Consani è il primo saggio: Piazza Fontana per chi non c'era è pensato ai ragazzi di oggi, a chi ha vissuto quegli anni ma non ha potuto o voluto approfondire la storia.
Ci sono quelli a cui interessa poco, questa storia, altri invece reagiscono dicendo “ancora Piazza Fontana?”.
Il mio voleva essere anche una sorta di servizio pubblico, anche per i cinquant'anni dalla strage: molti erano dedicati a chi già conosceva la storia, il mio invece era pensato per chi non ne sapeva nulla.
Protagonisti della storia sono persone reali: la storia di Piazza Fontana non ha una conclusione perfetta, per la sentenza della Cassazione che ha assolto i neo fascisti veneti, pur ritenendo altri neo fascisti (Freda e Ventura) responsabili della bomba, una situazione paradossale della giustizia italiana.
Questa storia ha insegnato a tanti giornalisti a non fidarsi della versione ufficiale data da uomini dello Stato. Dei rapporti opachi tra lo Stato e i gruppi neofascisti.
Rapporti e terminologie, dei gruppi fascisti, che ancora oggi tornano. Perché oggi persone come Freda continuano a fare intervista, a pubblicare libri con teorie neonaziste, ad esprimere apprezzamenti nei confronti del leader padano, perché difende la razza...
Lo scopo del romanzo di Umberto Montin è fare i conti col passato.
Il protagonista Martino è un personaggio in cerca di un riscatto o è anche l'immagine di una buona Italia reduce dagli anni settanta.
Martino è un poliziotto con l'eskimo, a fine carriera, mal visto dai colleghi per un passato nell'autonomia.
Nel 1978 è stato legato alla morte di una ragazza, una amica, della cui morte non è mai stato convinto. Su questa morte sta facendo una sua indagine sottotraccia.
A trent'anni di distanza deve fare i conti e capire cosa è successo: cerca i vecchi compagni, per fare domande. Alcuni sono rimasti nel sindacato, altri hanno rotto con quel passato e di questo non ne vogliono parlare, specie con un poliziotto.
Martino diventa un isolato, a dargli una mano è una giovane agente con cui fa un viaggio da Padova a Parigi fino a Ferrara: un viaggio nella nebbia sia reale che ideale, perché incontra gente che lo respinge. E anche gente che cerca di fermarlo, perché ha toccato fili che non doveva toccare. Quella morte dà fastidio ancora oggi, perché è stata rimossa?
La generazione del 78 è stata cancellata, sono rimasti solo gli assassini, i responsabili degli anni di piombo.
Uno dei protagonisti cancellati (presente nel romanzo) è un ex partigiano, che era entrato nel PCI e che poi negli anni settanta si era avvicinato all'area dell'Autonomia in veneto: a seguito dell'inchiesta del procuratore Calogero se ne scappò a Parigi e che ancora oggi, nel tempo presente, si deve muovere con cautela.
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