23 ottobre 2020

Ninna nanna, di Ed McBain

 

Entrambi gli agenti investigativi erano padri di famiglia. La baby-sitter aveva quasi l’età della figlia di Meyer, mentre la piccola nel lettino ricordava a Carella i giorni di tanti anni prima, quando i suoi gemelli avevano pochi mesi.

Un buon giallo, un buon poliziesco, dovrebbe essere proprio così.

Intricato, con dei colpi di scena, con un ritmo che non cala mai, con dei personaggi reali e mai stereotipati e col lettore che viene portato, seguendo gli investigatori e i criminali, lungo le strade di una città.

Come in Ninna nanna, uno dei gialli di Ed Mc Bain sugli agenti dell'87 distretto di questa città che assomiglia tanto a New York.

Questo romanzo comincia con la scoperta di due morti, una bambina di sei mesi e la sua baby sitter, uccise in un appartamento nella notte di capodanno da un assassino che prima ha soffocato la piccola e poi accoltellato la ragazza, Daisy. Aveva solo sedici anni. Una vita davanti. La bambina invece, si può dire che la vita nemmeno l'aveva conosciuta.

Del caso se ne occupano i due agenti investigativi Meyer e Carella che, prima di arrivare alla soluzione, dovranno andare a sbattere contro tante porte chiuse. Perché anche questo è il lavoro dell'investigatore: provare una pista, vedere dove ti porta e, se è un vicolo cieco, ripartire da capo.

Per esempio, nello stesso palazzo, nella stessa notte, un'altra coppia è stata derubata da un ladro scappato poi dalla finestra con un anello, un videoregistratore e un cappotto di cammello da mille dollari.

Si tratta dell'assassino oppure è solo un caso?

Nel frattempo seguiamo la vicenda di Eileen e Bert Kling, due poliziotti che sono anche una coppia nella vita. Finché dentro Eileen è scattato qualcosa. Era brava ad acciuffare i rapinatori e gli stupratori, a fare da esca. Finché in un caso le cose sono andate troppo oltre.

Da quando, l’ottobre scorso, aveva ucciso quel maniaco, Eileen aveva escluso dalla sua vita il sesso e il lavoro di esca. Non necessariamente in quest’ordine. Aveva anche detto a Bert,

Ad andare in crisi è il suo rapporto con Bert e anche il suo lavoro in polizia. Lavoro che vorrebbe abbandonare. Senza riuscirci. Come non riesce più a stare con Bert, il poliziotto biondo, che però continua ad amare.

Anche a Kling sta succedendo qualcosa: ha salvato un ispanico di nome Herrera mentre stava per essere massacrato a colpi di mazza da baseball da tre giamaicani.

Razza di farabutto! – gridò Kling. – Mettila giú! L’uomo si voltò. Vide la pistola. Vide il biondo grande e grosso con la pistola.

Come ringraziamento, questa persona (che è un criminale di piccolo calibro) gli racconta di un carico di droga che sta per arrivare via nave dalla Colombia.

Se il poliziotto lo protegge, lui gli racconta tutti i particolari per fare l'arresto dell'anno, si tratta di un carico da 1 milione di dollari.

Ma in questa storia c'è qualcosa che non va. Perché non c'è traccia di quella nave.

E poi perché in realtà il piccolo Herrera è stato cacciato in una storia più grande di lui, una guerra tra bande, da una parte una piccole “posse” giamaicana con un capo spietato e lucido che si chiama Hamilton e dall'altra i cinesi che seguono il traffico di droga.

Le bande di giamaicani si autodefinivano posse, Dio sa perché, visto che tradizionalmente una posse è un gruppo di persone nominate da uno sceriffo

Una guerra dove vige la legge della giungla, del più forte e cattivo che sopravvive uccidendo gli altri.

E il duplice delitto?

Nessuna delle piste seguite dai due agenti li porta ad un risultato, all'inizio.

Sembrava promettente la pista che portava all'ex fidanzato della ragazza, che dopo essere stato mollato, l'aveva minacciata. Ma, niente, alibi di ferro. Scott aveva passato la notte con quella che era stata la sua baby sitter anni prima, quando gli cantava le ninne nanna.

C'è poi un'altra pista: la piccola Susan in realtà era stata adottata. La madre era una ragazza di Seattle che non aveva avuto alcuna intenzione di riconoscere il figlio, troppo presa dalla sua voglia di diventare scrittrice.

Come dei rapidi flashback, l'autore ci fa rivivere quei momenti drammatici del duplice omicidio. L'assassino che scende dal tetto fino a quella finestra, fino alla camera della bambina.

Fino a quando nella stanza entra anche la baby sitter, Annie, con un coltello in mano e tanta paura...

Chi c’è? – Silenzio. – Chi c’è? – Altro silenzio.

E all’improvviso eccola là. Là in piedi. In piedi sulla porta della camera della bambina, con un coltello in mano. Doveva toglierle quel coltello.

Perché quelle due morti, perché quella crudeltà? Le ragioni sono sempre due, per un delitto:

L’amore. Una delle due sole ragioni che portano all’omicidio. L’altra è il denaro.

L'autore ci porta lungo le strade di questa grande città, fredda ma piena di vita, sulle tracce di questo assassino che ha ucciso due volte senza scrupoli.

Una città veramente multietnica, con tutti i problemi che ne conseguono, cominciando dal razzismo nei confronti degli “altri”

 “Questi maledetti immigrati si cambiano il nome in modo che nessuno capisca che sono stranieri. Chi credono di prendere in giro? Uno scrive un libro, è un guappo, e mette un nome americano sulla copertina, ma tutti sanno lo stesso che è un guappo. Tutti dicono: ‘sai come si chiama, in realtà? Il suo vero nome non è Lance Bigelow, è Luigi Mangiacavallo. Lo sanno tutti. E ridono alle sue spalle. Dicono ‘buongiorno Lance, come stai?’ o ‘buonasera signor Bigelow, il vostro tavolo è pronto’. Ma chi crede di prendere in giro? Lo sanno tutti che è soltanto un guappo”.

Come me”, disse Carella.

Seguiremo anche le vicende personali degli agenti, che arrivati a fine libro ci sembrerà di conoscere da una vita. Carella il cinese per quegli occhi “scuri, tagliati a mandorla, e gli conferivano un aspetto vagamente orientale”.

Kling e la sua indagine su quel traffico di droga e il rapporto interrotto con Eileen, che di fronte ai suoi problemi ha deciso di scappare.

Ma la fuga non è mai una soluzione.

La scheda del libro sul sito di Einaudi

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