15 ottobre 2020

L'ora buca, di Valerio Varesi

 


Incipit

Le cose accadono ed è inutile poi chiedersi perché. Dov'è cominciato tutto? Quando è scattata la molla? Domande oziose, una ricerca nel pagliaio da affogarci dentro. Come una pressione che cresce senza che ce ne accorgiamo fino a quando ci sentiamo appresso il respiro e ci nasce dentro una ribellione cieca quanto una fuga precipitosa. Così, adesso, poco prima che tutto finisca, rinuncio a capire la ragione di come sono arrivato fin qui. E' stato qualcosa che si è depositato con subdolo a leggerezza.

Guardatevi attorno. Nei bus, nella metrò, per strada. Persone di fretta, isolate dal mondo e col volto incollato davanti a quel dispositivo che tutti ci portiamo dietro e con cui, nella nostra solitudine, pensiamo di essere in contatto con tutto il mondo.

Pensate alle discussioni che vi tocca sentire o subire al lavoro, nel tragitto da casa, al bar, a casa.

Quanti luoghi comuni. Quanta voglia di uscire da quella routine, dalla banalità, da quell'impressione di ripetete tutti i giorni la stessa vita, di non sentirsi apprezzato.

E, poi, provate a guardare gli ospiti dei talk serali, che siano politici, esperti, banchieri poco importa, con occhi diversi.

E se fosse tutta una recita? Persone che recitano a soggetto, personaggi inventati di una commedia scritta da un regista che sta sopra a tutto. Che muove come marionette ministri, portavoce, opinionisti esperti di tutto?

Valerio Varesi mette assieme tutte queste domande sul nostro presente, sulla nostra società, sulla rabbia che cova al suo interno per le disuguaglianze, per le discriminazioni, per quel nemico esterno additato dai tanti pifferai magici come l'unico responsabile delle nostre disgrazie.

E' un romanzo molto impegnativo, come tutti gli altri del resto, questo del giornalista di Repubblica nato a Parma.

Parla di noi, di quello che siamo diventati senza accorgercene, forse. Persone costrette ad indossare una maschera, dietro cui ci nascondiamo per la vergogna nel mostrare quello che siamo, o quello che non siamo. Racconta di quello che è diventata, o potrebbe diventare, la nostra democrazia.

Un guscio vuoto. Un palcoscenico dove attori scelti per il bell'aspetto, per la spregiudicatezza con cui parlano al popolo, recitano una parte scritta da altri, per altri interessi.

Volevo lasciare la scuola. Non ne potevo più di raccontare ogni giorno la nostra insignificante precarietà ammorbando adolescenti gaiamente inconsapevoli a digiuno di amarezze. Così mi sono imbattuto nell'agenzia. Feci un colloquio di quelli in cui ci si studia una sorta di gioco di scacchi in cui vince sempre il matto.

Protagonista di questo romanzo è un professore di fisica, alle superiori, che non ha nome e che racconta tutta la storia in prima persona. La frustrazione del suo lavoro, la difficoltà nel cercare di insegnare qualcosa a degli adolescenti che non sono curiosi del mondo, dello spazio, della scienza e del dubbio della scienza.

Unico momento di svago l'ora buca in cui parla col collega Pampalunga, che cerca la moglie nei locali per scambisti, e il bidello Mario, una persona semplice, senza ambizioni né piani per il futuro. E che forse proprio per questo vive felice la sua esistenza.

Per trovare realizzazione di sé stesso, decide di rivolgersi a questa Agenzia, senza nome come il professore. Una società di marketing, forse, o una società di servizi. Servizi particolari come quelli che chiede al professore: impersonare il marito defunto di una loro cliente, che non riesce a staccarsi dal lutto.

«Pronto Gina?»
«Ciao.. »ha detto dopo una pausa di silenzio. Il tono della donna era dolosamente sensuale.
«Sembri proprio tu.»
«Sono io Gina»

«La voce la stessa mi dà comunque un'emozione.»
Ma non si occupa solo di vedove inconsolabili, compito che il professore compie con zelo, impersonando bene la parte. Poco alla volta, il suo contatto con l'Agenzia, lo porta a conoscere altre parti della struttura.

Un campo di addestramento in montagna dove si formano le persone con la fatica e le privazioni. Persone capaci di affrontare quella guerra che gli affamati del mondo là fuori un giorno potrebbero farci.

«Già oggi siamo in pericolo, glielo dico io. Se questi solo sapessero quanto ci siamo rammolliti con tutte le nostre comodità. Sono diventati indispensabili, fan parte del nostro costume. Non sopportiamo più niente. Saremo Agnelli contro lupi »

Ma l'Agenzia si occupa anche di altro. Di ripulire l'immagine di certi personaggi, loro clienti, oppure di imbrattarla. Costruendo attorno un mucchio di menzogne con cui attaccare quel politico oppure, come deve fare ora il Professore, quel magistrato così zelante in una certa inchiesta.

Perché oggi tutti i personaggi che contano, sono importanti per la loro immagine. Ovvero per l'apparenza:

«È l'apparenza e quanto di più manipolabile esista. Ecco, così come possiamo mostrare l'immagine di un personaggio facendolo brillare, possiamo anche imbrattarlo. L'unica differenza consiste nel fatto che è un po' più difficile. Se lo lustri potrei avere la sua collaborazione, se lo imbratti dovrai lottare contro la sua ostilità »

Con gli occhi del professore, lo seguiremo entrare sempre più dentro questa Agenzia, che sembra qualcosa di più di una società di marketing. Stanno preparando un futuro, stanno preparando il mondo di domani. Un mondo senza più fatica, dove tutto sarà virtuale e a portata di mano. Dove saranno azzerati conflitti, e tensioni perché tutti penseranno la stessa cosa. E quella cosa arriverà da quello smartphone che hanno davanti, dalla rete, dalla nuvola dei social di cui l'Agenzia controlla quotidianamente i contenuti.

Ma lo seguiremo anche assieme al collega, dentro quel locale di scambisti dove si entra con la maschera e, proprio per questo, ci si sente liberi di essere quello che si è, veramente. Liberi di sfogare gli istinti sessuali.

«Non vedi come l'umanità intera anela nel a spogliarsi di quel che è per vivere in una dimensione sospesa senza identità? Tutto è più lieve, tutto mutevole e senza vincoli nei calcoli. Perché mai si sarebbe creato questo piccolo paradiso se non per scrollarsi di dosso il carapace di un'identità che ti vincola a essere singolo e non molteplice?»

A chi importa sapere chi sei veramente?
A chi importa conoscere veramente come sono andate le cose in una certa storia?
Un giorno si potrà costruirsi una sua realtà dei fatti (qualcuno nell'amministrazione del presidente americano la menzogna l'ha chiamata “alternative fact”), realtà che si auto-consoliderà grazie al web, “una nuvola di parole” che si muove veloce, che non dà scampo, che non consente di distinguere il falso dal vero.

.. supereremo anche la sempre irrisolta questione del vero e del falso che ci ha angustiato per secoli tirandosi dietro grandi tragedie

L'Agenzia sembra avere tutte le carte in regola per consentire al professore di raggiungere i suoi obiettivi, cioè lasciare una traccia di sé che rimanga nella storia, uscire dall'oscurità con un guizzo, con un gesto anche pieno di tragedia come quel Gavrilo Princip il cui colpo di pistola fece da scintilla alla prima guerra mondiale.

Non è un caso che stia cercando un candidato da presentare per le prossime elezioni, all'interno del Movimento (inizia ad accendersi qualche lucetta?).

Un movimento capace di raccogliere tutta la rabbia che cova nel paese, la rabbia di persone che non ha voglia di ascoltare più nessun professore, nessun intellettuale.

Oggi un opinione conta quanto una prova. In rete ciascuno possiede la propria verità. Si vince suscitando emozioni non con gli argomenti.

Dietro queste elezioni c'è un progetto, che deriva da molto lontano, dai tempi in cui la democrazia e la partecipazioni delle masse, che inseguivano ideali alti, andava corretta a suoni di bombe. Sono gli obbiettivi delle persone dietro l'Agenzia. 
Svuotare la democrazia, stroncare i movimenti di protesta, quelli che cercano di cambiare le cose.
Svuotare la testa delle persone, con quell'eroina che esce dallo schermo del cellulare, illudendole di vivere in una moltitudine quando in realtà vivono solitari al rinchiuso delle loro bolle.

Connessi col mondo ma soli. Questo è il grande prodigio. Da l'idea di una comunità, ma le persone non si incontrano mai. E se non sono una moltitudine fisica in una piazza in un corteo in una manifestazioni mica faranno più paura.

Distruggere la democrazia facendo credere alle persone che questa è stata una loro scelta. Svuotare la politica da idee, passioni, ideali, obbiettivi comuni, per l'interesse comune.

Per far questo serve un leader capace di parlare davanti alle persone, ma alla pancia delle persone. Dire quello che le persone vogliono sentirsi dire, improvvisando anche, sempre pronto a mentire per entrare dentro il suo personaggio.

Come il professore ha fatto con Gina.
Ma tutto questo avrà un prezzo, per il nostro personaggio. Dovrà perdere, fino in fondo, fino alla fine, la sua umanità.

Mai come con questo romanzo mi son trovato a sottolineare e rileggere interi passaggi. Come si crea un leader politico. Come si distrugge l'immagine di un nemico, usando la rete e la “macchina del fango”. Come conquistare il consenso (senza nessuna cultura, senza nessuna esperienza, senza nessuna gavetta) e come usare il consenso per i propri interessi.

Come costruire la propria comunicazione social: scrivere tweet o post per fare polemica, per innestare polemica e costringere gli avversari ad inseguire

La linea guida è occupare l'Arena virtuale del cicaleccio quotidiano più seguito. Per far ciò si elaborano dei pensieri che assomigliano a slogan mutuati dalla pubblicità Con lo scopo di suscitare reazioni a catena. Per ottenere questo risultato occorre che le frasi siano sufficientemente provocatorie da indurre il più alto numero di interventi. Più questi sono numerosi e magari indignati, più ne susciteranno altri e a quel punto tutto avrà preso la ruzzola. Gli apostoli chiamano questa procedura "l'innesco".

Potrà sembrare tutto cinico, questo futuro distopico che Valerio Varesi ci racconta, ma non è poi così distante dalla realtà che abbiamo visto. Un imprenditore prestato alla politica perché doveva salvare l'Italia.

Un movimento che doveva aprire come un apriscatole il Parlamento è sta naufragando ora tra le divisioni delle correnti e che propone l'estrazione a sorte dei rappresentanti. Un giovane leader ambizioso che, così lo scrive l'autore, ha “iniziato il proprio percorso nei giochi a quiz televisivi ”.

Sta a noi decidere se vogliamo uscire da questi film o no. Sempre che sia ancora possibile.

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Il blog dell'autore

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