Che raccontare ancora? Il suo suo senso dello stato, delle istituzioni e l'importanza del rispetto delle leggi.
Lo racconta egli stessi agli studenti:
"Se il mio vicino, il mio contraente, non mi paga, io devo essere in condizione di rivolgermi ad un giudice che lo condanni a pagare e che mi assicuri la possibilità di riprendermi quello che gli ho dato, di eseguire le esecuzioni immobiliari, pignoramenti e così via. Quando tutte queste cose non funzionano, cioè quando tutto questo clima di reciproca fiducia non viene assicurato dallo Stato, non funzionano perché la società civile non è ben vigilata dalla presenza pesante dello Stato; quando, nel caso di controversie nascenti tra le parti, lo Stato, con un'amministrazione della giustizia che è allo sfascio o inefficiente, non assicura la possibilità di risolvere pacificamente queste libere contrattazioni, allora, se esiste, se storicamente si è formata un'orgazzazione criminale in grado di assicurare qualcosa del genere, un surrugato di questa fiducia che lo Stato deve poter assicurare a tutti i cittadini, ecco che queste organizzazioni traggono forza, perché un surrugato di questa fiducia l'organizzazione criminale di tipo mafioso riesce ad assicurarlo. [..]Io posso rivolgermi a taluno al quale pagherò una tangente, un pizzo; in realtà mi da un servizio, mi protegge, nel senso che assicura che la mia fabbrica non sarà oggetto di attentati o non mi faranno ruberie o qualcosa del genere. La mafia nasce, si presenta, come qualcosa che assicura questi servizi. Naturalmente questi servizi non li può presentare a tutti perché per dare a uno deve togliere all'altro. Mentre la fiducia che lo Stato dovrebbe garantire - evidenziò Borsellino - riguarda imparzialmente tutti i cittadini, la fiducia che distribuiscono le organizzazioni criminali è una fiducia a somma algebrica zero perché, per fare il vantaggio di uno, le organizzazioni criminali devono fare necessariamente lo svantaggio dell'altro".L'assenza dello stato, nell'assicurare i diritti ai cittadini, rafforza le mafie. Sono cose che diceva, invano, già Dalla Chiesa dieci anni prima.
Paolo Borsellino è uno dei magistrati citati da Antonella Mascali nel suo ultimo saggio “Vi aspettavo” .
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