12 dicembre 2015

12 dicembre 1969 – 12 dicembre 2015

12 dicembre 2015, 46 esimo anniversario della bomba alla banca dell'Agricoltura a Milano. La strage di Piazza Fontana.
Sono passati così tanti anni dalla strage, dai processi, dalle assoluzioni in sede giudiziaria, che si avverte sempre più un distacco tra il paese, le istituzioni, la società e la tragedia.
Il dolore dei familiari delle vittime, la tensione morale di quanti ancora si ostinano a battersi per una verità giudiziaria, l'ostinazione di quanti lottano per tenere viva la memoria, sono sempre più sentimenti di una minoranza. Oggi le notizie dei tg erano altre: tra queste, quelle riguardanti il terrorismo di matrice fondamentalista, che sta alimentando le nostre peggiori paure, il sentirsi vulnerabili a casa propria, nei locali, nelle piazze, nelle strade.
Non cercherò di tracciare un parallelo tra questo terrorismo (di fondamentalisti islamici), che spesso viene cavalcato dalla politica in modo meschino, e quello che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.
Eppure nemmeno possiamo dimenticarci di cosa è stato, nemmeno cinquanta anni fa.
Quando gruppi di estrema destra, coperti e aiutati a vario modo da parti dello stato, hanno compiuto attentati sui treni, nelle piazze, davanti la Questura, nelle banche. Causando morti e feriti.
Pur non essendoci su molti di questi episodi una verità giudiziaria, esiste una verità storica che delinea uno scenario ben preciso: c'è stato un periodo della nostra storia in cui pezzi dello stato usarono l'arma del terrore per condizionare o, meglio, stabilizzare in senso conservativo, l'asse della politica del nostro paese.
Destabilizzare, con le bombe, con gli attentati, per creare confusione e spaventare le persone. Spingerle a chiedere una svolta autoritaria o, più probabilmente, per soffocare qualsiasi tentativo di cambiamento nello scenario democratico.
Tutte queste persone hanno nomi e cognomi: parliamo di Ordine Nuovo e dei suoi camerati Zorzi, Freda, Maggi, Ventura. Di zio Otto, Carlo Digilio, ordinovista e pure agente dei servizi.
Parliamo dei servizi segreti che li coprirono, che li aiutarono a scappare, che nascosero le prove alla magistratura. Il sid di Miceli e Maletti, degli agenti Giannettini.
Parliamo anche del mondo politico, quello dei non ricordo, non so (Andreotti su Giannettini), quello che ha protetto il SID e che della “teoria della tensione”, più ne ha giovato.
Dei misteri (ma sarebbe più corretto parlare di segreti) di Piazza Fontana in tanti sapevano: come il più volte ministro Taviani sapeva, nella deposizione di fronte alla Commissione Stragi disse “quel giorno non doveva morire nessuno”.
Sapeva forse Saragat, il presidente della Repubblica: si incontrò con Nixon nel febbraio 1969 dove quest'ultimo presentò le sue preoccupazioni per l'avanzata delle sinistre. Gui, altro ministro DC, riferì in commissione monocamerale sulle stragi nel 1987, dell'incontro del 23 dicembre 1969 tra Moro e Saragat.
Quando Moro (all'epoca ministro degli esteri) rinunciò a denunciare le notizie sui tentativi di golpe di cui era in possesso (per i suoi contatti con l'arma), se Saragat avesse rinunciato alla svolta autoritaria, appoggiata da parte dei servizi, dell'ambasciata americana, della destra eversiva ..
È la teoria dei cerchi concentrici, spiegata dal collaboratore di Aldo Moro, Corrado Guerzoni.
“Per cerchi concentrici ognuno sa che cosa deve fare.Non è che l’onorevole X dice ai servizi segreti di recarsi in Piazza Fontana e mettere una bomba. Non accade così.Al livello più alto della stanza dei bottoni si afferma: il Paese va alla deriva, i comunisti finiranno per andare presto al potere.Poi la parola passa a quelli del cerchio successivo e inferiore dove si dice: sono tutti preoccupati, cosa possiamo fare?Si va avanti così fino all’ultimo livello, dove c’è qualcuno che dice “ va bene, ho capito ”.Poi succede quello che deve succedere.Una strage in una banca, in una stazione, in una piazza, sopra un treno.Oppure, come nel nostro caso, un omicidio di due ragazzini [si riferisce all'omicidio di Fausto e Iaio a Milano nel 1978].Così nessuno ha mai la responsabilità diretta.E se vai a dire all’onorevole X che lui è il mandante della strage di Piazza Fontana, ti risponderà di no. In realtà, è avvenuto questo processo per cerchi concentrici.

Cosa c'entra Piazza Fontana con la strage al Bataclan, a Parigi, con le bombe dell'Isis nei paesi orientali?
L'obiettivo, dei due terrorismi, è sempre quello di creare paura, di spingere i governi ad una risposta autoritaria, alla guerra, alle schedature dei sospetti. Una torsione anti democratica delle istituzioni. 

Pochi giorni dopo la bomba del 12 dicembre 1969, mentre quelle stesse istituzioni si preoccupavano già di coprire, creare le false piste (gli anarchici), depistare, i cittadini milanesi reagirono in modo civile, dignitoso, composto. Si presentarono in migliaia, silenziosi, attoniti, ai funerali delle vittime della strage. Nessuno li aveva chiamati, eppure erano lì.
Chiedevano giustizia, chiedevano sicurezza e non leggi marziali o peggio: chiedevano allo stato di fare lo Stato, di non avere zone grigie. Gladio, la loggia P2 (e P3 e P4), banda della Magliana, la trattativa stato mafia, l'arcipelago dell'estremismo nero, l'Anello … Storie di ieri, penserà qualcuno. Ma ne siamo sicuri?
Anche questi sono i valori di una democrazia (ferita da queste stragi), quelli che dobbiamo difendere. La giustizia e la memoria della nostra storia, che dobbiamo proteggere dalla tentazione di voler dimenticare, come in molti vorrebbero.

Letture su Piazza Fontana:
Una stessa incoronata di buio di Benedetta Tobagi
Piazza Fontana, noi sapevamo, di Andrea Sceresini , Nicola Palma , Maria elena Scandaliato
Piazza Fontana di Francesco Barilli Matteo Fenoglio.
Il grande vecchio, di Gianni Barbacetto (primo post e secondo).
Confine di Stato, di Simone Sarasso.

La repubblica delle stragi impunite di Ferdinando Imposimato
Doppio livello di Stefania Limiti
Il segreto di piazza Fontana di Stefano Cucchiarelli

Il sangue e la celtica di Nicola Rao
Sappiamo chi siete e non dimentichiamo – Piazza Fontana 1969 - 2013

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