"e' stato perpetuato un fatto criminoso alle nostre spalle. Fastweb non ha responsabilita' e non ha mai avuto a che fare con organizzazioni criminali".
Nessun reato verrebbe contestato a Fastweb direttamente.
Parisi è l'ex City managager del comune di Milano che seguì la privatizzazione di Metroweb (società che doveva cablare Milano), venduta da Aem (che accumulava debiti) ad una società che che si chiamava Stirling.
Un giro poco trasparente, dunque, col sospetto che dietro la vendita ci fosse la volontà di scaricare sul pubblico il debito e i ricavi al privato.
Negli anni seguenti, Metroweb nuota nei debiti e alla fine, nel 2006, il comune (intanto come sindaco è arrivata Letizia Moratti) la vende. Sottoprezzo, a una strana società lussemburghese, la Stirling, che poi si scoprirà molto vicina agli uomini Fastweb.
Fastweb invece cresce e guadagna. E si permette qualche generosità: Stefano Parisi (il city manager del comune) nel 2004 diventa amministratore delegato e direttore generale della società. E Scalpelli (l’assessore amico) già dal 2001 passa a Fastweb come direttore delle relazioni esterne. Storie milanesi, così incredibili da essere vere .
Nel 2007, Scaglia annusa che è tempo di mollare: si fa sotto Swisscom, valuta Fastweb 3,7 miliardi di euro e lancia un’opa amichevole sull’azienda, offrendo 47 euro per azione. L’ingegnere cede il suo 19%, incassa e realizza il suo quarto successo.
Diventa ricchissimo e inventa il suo ultimo giocattolo, la web-tv platform Babelgum. Poi, in un paio d’anni, le azioni vendute crolleranno a 20 euro e Fastweb perderà più del 50% del suo valore, ma ormai il colpo è fatto. Ora scopriamo che una bella fetta dei ricavi della società erano realizzati con operazioni illegali, evadendo l’I va per 400 milioni, con strani amici calabresi di Isola di Capo Rizzuto.
Una straordinaria storia italiana di successo si rivela una storia italiana e basta.
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