08 febbraio 2010

Presa diretta acqua rubata

Cosa succederà in Italia quando diventerà operativo il Decreto legge 135, per la parte relativa alla privatizzazione dell'acqua?
Succederà quello che sta già succedendo nei comuni dell'agrigentino.
Le bollette aumentano, il privato che si era impegnato in investimenti nel servizio, sulla rete, non investe nulla e i cittadini continuano a ricevere l'acqua a singhiozzo.
E quando arriva l'acqua, è pure imbevibile.

Il privato, ad Agrigento, che ha vinto la gara come, si fa per dire, come unica azienda partecipante, si chiama Girgenti acque Spa.
Contro questa impresa si sono schierati 23 sindaci, contrari alla privatizzazione.

Nel resto d'Italia, l'inchiesta di Iacona svelava un aspetto che mi ha colpito: a mantenere l'acuq nel pubblico sono spesso sindaci amministrazioni di centrodestra.
Come a Menfi (il sindaco Botta), Biella, dove i comuni montani si sono consorziati nel "consorzio acque libere".
Solo grazie alle bollette, i comuni riescono a mantenere efficiente la rete, a fare investimenti (come il filtro antibatterico), senza bisogno di privati.
Anche a Milano, comune e provincia (sempre governati dal centrodestra), l'acqua è pubblica: un'acqua pulita, gestita dall'azienda Metropolitana Milanese.

In provincia, la Ami Acque ha dislocato i distributori "case dell'acqua", dove le persone arrivano con le bottiglie vuote e si fanno il pieno.
Significa che l'aqua può essere gestita in modo efficiente dal pubblico.

Dove l'aqua è stata privatizzata è nel comune di Arezzo, primo comune a privatizzare nel 1999.
L'allora sindaco Paolo Ricci è oggi presidente Nuove Acque Spa, società mista, dove il pubblico è al 60% e il privato è la multinazionale francese GDF Suez.
Ad Arezzo hanno le bollette più care di Italia, a fronte di investimenti solo promessi; non solo, l'azienda che gestisce l'acqua è pure in rosso: 55 milioni di debiti, coperti dai comuni che si sono indebitati con le banche.

Di fatto, a gestire il servizio, non è più il comune. L'Amministratore Delegato è nominato dal privato; gli investimenti governati dalle banche.
Ad Anghiari, il sindaco del Partito Democratico si è opposto alla cessione delle azioni, ma verrà ascoltato e supportato dai vertici del partito?
E' un paradosso, quello visto.
A voler l'acqua pubblica sono amministrazioni di destra.
Cosa succederà quando il governo centrale imporrà la vendita al privato? Assisteremo a nuove scene come quelle di Val di Susa?
Parliamo di una torta di 8 miliardi di euro all'anno, il bene acqua.

Anche in Puglia, prima delle primarie, a proposito delle primarie, si diceva che l'alleanza tra PD e UDC fosse funzionale all'ingresso dei Caltagirone nel settore dell'acqua.

E pensare che a Parigi, l'amministrazione di centrosinistra ha cacciato i privati dalla gestione dell'acqua.
In Francia.

Scrive oggi Aldo Grasso sul Corriere:

ad Aprilia il consiglio di Stato ha dato ragione al comitato dei cittadini e al movimento dei sindaci che si battono per riprendersi la gestione dell’acqua. Intanto le società che producono e imbottigliano acqua minerale pagano alle Regioni canoni ridicoli per l’utilizzo delle sorgenti. Con guadagni esorbitanti (in proporzione, al ristorante l’acqua costa molto più del vino). Se lo stesso argomento fosse stato affrontato in un talk show non avremmo capito nulla: fra tesi contrapposte, vince non chi ha ragione ma chi è più convincente ed efficace nel sostenere le sue ragioni. Con l’inchiesta è diverso: il genere comporta un’assunzione di responsabilità. In Italia non si privatizza la Rai perché la si considera un servizio pubblico ma si privatizza l’acqua.

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