28 febbraio 2013

La resa dei conti

Chi se se lo sarebbe mai immaginato: il comico, il guitto, il fascista, il pericolo per la nazione che si permette di chiudere la porta in faccia (almeno sul discorso della fiducia ad un eventuale governo) al maggiore partito del paese.
Chi si sarebbe mai immaginato poi, che nel post elezioni, tornava alla ribalta l'altro comico (che deve pensare ora alle sue aziende e ai suoi processi) proponendo un governissimo che allunga la vita. E che invece il professore, il salvatore della patria, sarebbe invece sparito.

Quando si dice essere distanti dal paese .....
Per quanto mi riguarda, spero che ora tutti i partiti (o i movimenti come il M5S) mettano le carte sul tavolo: Grillo non da la fiducia a Bersani, anche un governo di minoranza può bastare.
Per approvare una legge sul conflitto di interessi, contro la corruzione, per mettere un freno ai costi della politica (non solo gli stipendi dei parlamentari, ma anche i costi di Camera e Senato ..).
Una legge elettorale migliore, una legge sui partiti (che devono diventare strutture definite per legge con un bilancio trasparente su cui vigila la Corte dei conti).

L'alternativa è il governissimo di larghe intese: spinto da B. ma anche dai centristi (l'intervista di Bonanni su l'Avvenire).

A parole nel centrosinitra sono tutti contrari a questo governissimo
. Da Bersani a D'Alema, che nell'intervista al corriere spiega la sua proposta:

Tornando all'assunzione di responsabilità, che cosa vuol dire?
«Significa innanzitutto far funzionare le istituzioni. Parliamoci chiaro: nessuno può avere interesse a precipitare il Paese verso nuove elezioni, che sarebbero un drammatico choc. Neanche il Movimento 5 Stelle, che ha ottenuto un successo e che ragionevolmente credo voglia dimostrare la capacità di generare cambiamenti positivi per l'Italia».

Ma Grillo all'apertura di Bersani ha risposto picche.
«È presto per valutare le posizioni che alla fine verranno prese. Mi pare di vedere una certa difficoltà e anche, inevitabilmente, una tendenza a fare tattica. Mi pare anche che questa posizione di Grillo incontri qualche perplessità nel suo stesso mondo. Vedremo...».

Quindi cosa propone?
«Voglio essere assolutamente chiaro: c'è qualcosa che non può esser fatto nel modo più assoluto e cioè offrire al Paese l'immagine di partiti che cominciano le trattative per un qualche governissimo. È tale il fastidio verso la politica e i suoi riti che una cosa del genere non potrebbe mai funzionare. Quando parlo di assunzione di responsabilità mi riferisco alla possibilità che ciascuno, mantenendo la propria autonomia, possa confrontarsi in Parlamento alla luce del sole. Il primo problema è il funzionamento delle istituzioni e ritengo che le forze politiche maggiori debbano essere tutte coinvolte. E che quindi al centrodestra e al Movimento 5 Stelle vadano le presidenze delle due assemblee parlamentari, ovviamente sulla base della proposta di personalità che siano adeguate a ruoli istituzionali di garanzia».

E poi?
«Poi il Parlamento, e questo appello è rivolto ovviamente a tutti, deve consentire che il governo possa funzionare ricevendo il voto di fiducia. Il modello siciliano adombrato da Grillo può essere una buona idea, ma c'è una differenza istituzionale: in Sicilia il presidente è eletto dal popolo, a livello nazionale il capo del governo, se non riceve la fiducia del Parlamento, non può governare. Quindi, il confronto caso per caso finisce prima di cominciare. Dunque, ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità, senza ammucchiate e senza pasticci. Non dico che bisogna eliminare in modo artificioso le differenze che restano profonde, ma per una volta si può tentare di farne un elemento di ricchezza e di confronto e non necessariamente di scontro pregiudiziale, che rischierebbe di paralizzare le istituzioni e produrrebbe un danno difficilmente rimediabile al Paese».

Quindi niente governissimo Pd-Pdl?
«Esatto. Sono d'accordo con Bersani. A questo punto, il sistema politico-democratico è chiamato a una prova cruciale: se è in grado o meno di fare le riforme che tante volte ha annunciato e che sin qui non è stato capace di fare. E il sistema politico-democratico comprende, oggi, anche Grillo che, a mio parere, non può chiamarsi fuori».

E allora?
«La nostra è una proposta di radicale cambiamento che dovrebbe interessare innanzitutto le forze che vogliono il cambiamento. Allora dobbiamo fare una legislatura costituente. Dobbiamo dimezzare il numero dei parlamentari, ridurre quello degli eletti, riformare radicalmente la struttura amministrativa del Paese, mettere mano ai costi della politica, combattere la corruzione, varare una seria legge sul conflitto di interessi. Poi io sono anche dell'opinione che occorra una nuova legge elettorale. In una situazione frammentata come quella italiana l'unica soluzione sarebbe il doppio turno alla francese».

Il punto è, come al solito: quando sono credibili ora queste persone?
E poi, come la mettiamo con i montiani nel PD? E Renzi, starà a guardare?

Rondolino sul Giornale  (di Berlusconi) scrive:

"Sarebbe bastato consentire di votare al secondo turno delle primarie a tutti coloro che lo avevano chiesto, anziché cacciarli dai gazebo a colpi di regolamento, e oggi l'Italia avrebbe un governo."
Col senno di poi si può scrivere tutto. Se Renzi avesse vinto le primarie il PD avrebbe preso i voti di qualcuno nel centrodestra, ma avrebbe perso molti voti a sinistra che sarebbero finiti a Grillo e a Ingroia.

Infine, l'allarme dei servizi: la relazione dei servizi parla di rischi per il paese a causa dell'antagonismo sociale (i no Tav), la criminalità, l'Expo, la sfiducia nelle istituzioni, Al Qaeda.
Ok, il pranzo è servito.

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