La puntata di ieri sera di Presa diretta è stata "Un viaggio per raccontare le tante storie delle donne uccise in Italia".
Ma non solo in Italia: cronaca di questi giorni, la morte della modella Reeva Steenkamp, uccisa dal compagno, l'atleta Oscar Pistorius, perché scambiata per un ladro.
Ma i giornali raccontano un'altra storia: parlano di gelosie, di una lite in casa prima dei colpi di pistola. Ma è corretto parlare di gelosia?
Reeva è morta per la sua bellezza, una bellezza che l'ha rendeva forse colpevole agli occhi del compagno. Un famoso atleta con la casa piena di armi.
Qui l'amore non c'entra nulla. E nemmeno la gelosia: qui parliamo di una visione distorta della donna, considerata come un oggetto che non può ribellarsi, che non può lasciare il proprio compagno, marito, fidanzato. Il proprio padrone.
Siamo noi maschi ad uccidere queste donne.
137 donne uccise nel 2011.
124 uccise nel 2012.
E il fondo antiviolenza, i cui soldi contribuiscono al numero 1522 per la denuncia dei casi, quest'anno è stato dimezzato.
Il viaggio di Presa diretta è stato quello che Iacona stesso ha raccontato nel bel libro "Se questi sono gli uomini".
Anche il libro, infatti, parte da Enna, dalla storia di Vanessa Scialfa: uccisa dal compagno Salvatore non per un raptus di gelosia.
Il fidanzato, che le aveva fatto perdere il posto di lavoro, che la seguiva nel bar, l'ha prima strangolata e poi, quando si è accorto che respirava ancora, l'ha soffocata con uno straccio intriso di ammoniaca.
Era lucido Salvatore, sapeva cosa stava facendo.
E alla fine si è sbarazzato del corpo che se fosse un sacco dell'immondizia.
Vanessa, dopo il fidanzamento, aveva perso i contatti con le amiche. Si era stata allontanata dalla famiglia, non aveva facebook, non poteva uscire di casa da sola.
E dopo Vanessa, Enza Anicito, a Paternò, Sabrina Blotti a Cervia
Rosa Trovato a Scicli
La strage di Trapani, nella famiglia Fiorentino (e le altre storie raccontate nel libro).
Tutti casi con dei tratti comuni: i vicini sapevano, sentivano le grida e vedevano queste donne coi segni della violenza.
Tutti hanno voltato la testa dall'altra parte, si sono fatti "i fatti loro".
Che cosa ne è stato delle denunce alle forze dell'ordine, cosa hanno fatto i servizi sociali in comune, cosa ha fatto la chiesa?
E, soprattutto, cosa ha intenzione di fare la politica?
Vogliamo continuare con questa strage, oppure investire nelle scuole, nei centri antiviolenza, dare fondi certi alle persone che curano le donne che hanno subito violenza?
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