Ho seguito con un certo interesse, ma anche con una certa sofferenza lo scontro incontro tra Boldrin eVendola, circa la scuola pubblica, giovedì sera a Servizio Pubblico. Da una parte il presidente della regione Puglia che difendeva la scuola pubblica, laica di eccellenza, dall'altra il professore che, tirando in ballo quello che succede all'estero, spiegava come non ci debbano essere differenze tra pubblico e privato. Che differenza c'è tra una scuola e un insegnante privato e uno pubblico?
Il pubblico è fonte di grandi sprechi, dunque è bene che il pubblico non faccia più investimenti (nella scuola, ma anche nella sanità, nelle infrastrutture etc etc), il ragionamento dei neoliberisti.
Basterebbe spiegare che una scuola pubblica deve accettare tutti, senza differenze di censo, di sesso e razza. Nelle scuole private ci sono rette tanto più alte tanto più alto è il livello della scuola. Le scuole pubbliche dovrebbero essere laiche, quelle provate spesso sono in mano a strutture religiose (cattoliche). E quelli che sono di altre religioni?
Se ci sono sprechi nel pubblico, questo è colpa dei vari ministri e dirigenti nel settore istruzione. Come lo scandalo raccontato da Report nella vicenda BPM:
Ponzellini che finanziava la ABC (produzioni televisive fatte in casa) di Ilaria Sbressa (moglie di un manager Mediaset), che ha vinto un appalto col ministero dell'istruzione (allora diretto dalla Gelmini) per le “pillole della saggezza”. Piccoli spot da pochi minuti (per la didattica multimediale nelle scuole), pagati quasi 40000 euro l'uno (ne sono stati comprati 12): più che pillole, supposte.
Se i professori e i maestri del
pubblico sono sotto pagati, demotivati, non sono licenziabili (che
non è vero, visto che in molti sono precari) non significa che
debbano essere sostituiti da altri maestri impiegati di una struttura
privato.
Perché è una bufala enorme quella per
cui il privato è in grado di motivare e pagare bene i propri
dipendenti.
Ma vorrei fare un esempio, a beneficio dei Boldrin vari, che spiega l'importanza della scuola pubblica.
Prendiamo come riferimento una città del sud, delle periferie abbandonate, dove girando per le strade trovi ragazzini sugli scooter, gente che gioca al videopoker, gente senza lavoro.
Pensate che un imprenditore privato
aprirebbe una scuola, magari di eccellenza in un tessuto del genere.
Sapendo che, in quel territorio, non potrebbe applicare rette
altissime?
No, non ci sarebbe nessuna scuola
privata perché non ci sarebbe profitto.
La regola del profitto, legata alla
gestione privata del bene pubblico (istruzione, sanità, acqua,
trasporti), porta come naturale e ovvia conseguenza che nelle zone
degradate del nostro paese, della nostra Italia, non potremmo avere
una scuola di eccellenza privata (il pubblico nemmeno, se vale il
principio che il pubblico non deve spendere per investire in una
istruzione di alto livello, come dicono i neoliberisti).
Niente scuola, allora. E chi educherà
i giovani? La criminalità organizzata, la legge della giungla, la
televisione.
È questo il mondo che si immaginano i
neoliberisti come Boldrin? È questo il paese che vogliamo noi? Senza
una istruzione (e senza giustizia, senza lavoro, senza sanità)
succede che quella zona del paese sarà abbandonata a se stessa.
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