30 maggio 2013

La quiete dopo la tempesta

Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.


L'UE ha tolto l'Italia dalla lista dei paesi cattivi (assieme a Lituania e Romania), chiudendo la procedura di infrazione, perché il rapporto debito pil è sceso sotto il 3%.
Questa notizia è un pò come la fine della tempesta, della poesia di Leopardi: finisce la crisi, finisce l'austerità, si può tornare alle care e vecchie abitudini.
E' finita la tempesta: e ora il governo delle larghe intese anziché chiedersi delle ragioni che ci hanno portato alla crisi, può pensare alle riforme che interessano solo la casta.
Nemmeno la legge elettorale cambieranno: la bocciatura dell'emendamento di Giachetti nè la prova. Nemmeno nel PD si vuole abolire il porcellum.

Questo governo continuerà col solito giro di promesse: miliardi qua e miilardi là. Taglio delle tasse, sgravi per chi assume, investimenti nelle grandi opere.

Peccato che i soldi non ci siano. Quei pochi che avevamo li abbiamo impegnati con l'IMU per fare la campagna elettorale di B. in autunno.

Tanto poi, quando scopriremo che la recessione è ben peggiore di quanto stimato dal governo, che il rapporto deficit pil è comunque sopra il 3%, sarà troppo tardi.
Anche per il nostro debito sarà ulteriormente appesantito dalle solite operazioni di sistema che impoveriscono gli italiani e ingrassano i soliti noti.
Il salvataggio dell'Italia, che il governo dovrà salvare dai salvatori (tra cui anche il signor Riva).
Lo scorporo della rete da Telecom, che verrà presa dai cinesi: una operazione in cui i soldi li mette lo stato tramite la Cdp.
Riassumendo: non ci sono soldi per fare investimenti pubblici per l'energia verde, per rilanciare turismo e cultura (e creare quei posti di lavoro di cui tutti parlano).

Mentre abbiamo soldi da buttare per ponti, tunnel, caccia (che devono stare lontano dai fulmini) e per ripagare gli azionisti (che poi sono spesso le solite banche) di Telecom.

E abbiamo pure tempo da buttare per discutere delle solite leggi ad personam su giustizia e processi (c'è ne dobbiamo aspettare almeno una ogni mese).

Aspetto che ora qualcuno dica almeno grazie a tutti gli esodati che hanno salvato il paese.

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