24 maggio 2013

Servizio pubblico - E' stato la mafia

Nel giorno dell'antimafia di facciata, quella che celebra gli eroi Falcone e Borsellino, le scorte saltate per aria per poi sentirsi la coscienza a posto fino all'anno prossimo, Servizio pubblico ha dedicato la puntata sulla trattativa, sul rapporto mafia politica (che non nasce nel 1992 e che non muore con l'arresto di Riina e Provenzano), sulle bombe della stagione 1992 1993, fino ad arrivare ai ricatti presunti o veri che sembrano emergere dalle telefonate tra Mancino (preoccupato dall'inchiesta di Palermo) e Loris D'Ambrosio.

Nella copertina della puntata Santoro ha ricordato il coraggio di Falcone e Borsellino, morti con la scorta perché lo stato ha ceduto alla mafia un pezzo della sua sovranità.
Falcone che credeva ad uno stato con una giustizia uguale per tutti che non agisce per vendetta. E che concede ad un assassino come Provenzano le cure mediche necessarie, se malato.
Cure negate oggi dallo stesso stato che anni fa gli si avvicinò per far fermare l stragi, per tramite di Vito Ciancimino.



Oggi la verità la deve accertare solo la magistratura? O anche la politica che dovrà smettere i panni di don Abbondio per mettere quelli di don Andrea Gallo.

La prima intervista a Santino di Matteo:

http://www.serviziopubblico.it/puntate/2013/05/23/news/qualcosa_non_andava.html?cat_id=10
Il primo pentito che svelò i retroscena di Capaci e che ha parlato dello strano suicidio di Nino Gioè, mentre stava per pentirsi.
Di gioè parlano anche D'Ambrosio e Mancino nelle famose telefonate.

Ospiti in studio, per parlare di mafia, trattativa e fare un parallelo con l'oggi Bruno Vespa, Valter Veltroni e Marco Travaglio.

Veltroni ha esordito tirando in ballo i momenti di cambiamento della storia del paese (il 1969, gli anni 70, il 1992) quando il paese stava per spostarsi a sinistra e abbandonare gli antichi equilibri. E ogni volta interveniva qualcuno per destabilizzare il sistema e impedire il cambiamento.

Veltroni ha tirato fuori anche i suoi dubbi sugli spari di Preiti: chi gli ha dato la pistola, di chi è il cellulare da cui ha chiamato. Ci sono troppi punti da chiarire, come anche per la bomba di Capaci.
Come mai si è spostato il commando che doveva uccidere Falcone da Roma a Palermo? Con quella bomba in stile narcos?

Qualcuno ha coperto politicamente Riina?
Veltroni si è poi lanciato in un attacco alla Dc, nella corrente andreottiana, che è stata il referente politico di cosa nostra.
Caro Veltroni, si vede che andreotti è morto, anni fa certe uscite non ci sarebbero state, in questo paese dove la memoria e la coscienza si risvegliano tardi.

Un paese dove Buscetta ha dovuto aspettare la morte di Falcone per poter raccontare delle brutte amicizie di Andreotti.
Dove Agnese Borsellino ha dovuto aspettare anni per poter raccontare la sua verità sul generale Subranni. Quando finalmente era cambiato il clima: a Sandro Ruotolo ha anche confidato che non è solo l'agenda rossa ad essere sparita, ma qualcuno è anche entrato nell'ufficio di Paolo Borsellino, sigillati dopo l'attentato.

Come per Dalla Chiesa. Come i pc di Falcone. Come per i nastri di Rostagno.

Le telefonate tra Mancino e D'Ambrosio: anche queste rischiano di diventare un mistero d'Italia, l'ennesimo.
Mancino era preoccupato dagli sviluppi del processo di Palermo, ma viene tranquillizato "questi non arriveranno a niente". Cosa significa?
Perché chiedeva un maggiore coordinamento a Grasso? Per togliere il processo da Palermo e spostarlo a Caltanissetta, dove nessun politico è coinvolto?

Bruno Vespa ha fatto un intervento che contesto in parte: non è vero, come ha racconatto il giornalista, che lo Stato non ha mai trattato. Per il rapimento Cirillo, lo ha fatto.
Mentre sono condivisibili i suoi dubbi sul fatto che Mancino non sapesse di quanto stava facendo Conso. Che col suo decreto tolse il 41 bis a centinaia di mafiosi (tra cui Ciancimino).

Veltroni ha poi ritirato fuori la teoria delle altre entità, che avrebbero condizionato le azioni della mafia. Qualcuno sopra ministri e sopra i servizi.
E poi, Ciancimino capo politico della mafia? Quando era a Roma quasi come pensionato?

Travaglio stesso gli ha risposto: tutti i politici sono insospettabili, visto che la colpa è di una entità oltre? Ma questa trattativa chi l'ha fatta allora? Tutti quelli che conosciamo sono i buoni e gli altri (chi? solo i mafiosi?) i cattivi?



Perché a guardare i fatti, le cose sono meno ciare di come sono state raccontate: Santino di Matteo aveva già confidato ai magistrati di aver dato un telecomando, dopo Capaci, ai Graviani. Si poteva già escludere la pista Scarantino nel 1993.

Un agente, in una intervista che Santoro ha mandato in onda, denunciava che prima della strage di via D'Amelio, Borsellino era andato da Parisi per chiedere una scorta rafforzata. Episodio negato dal capo della polizia, ma che aggiunge altri dubbi sui vertici dello stato..

A che ipotesi si riferiva D'Ambrosio, quando scrive a Napolitano, riferendosi agli anni 1989 e 1993.

Non solo: stanno venendo fuori altre testimonianze inquietanti. Come il carabiniere che ha raccontato della mancata cattura di Provenzano nel 2001, sempre nella zona di Montagna di Cavalli.
Qualcuno proteggeva Provenzano?



E sempre qualcuno è oggi preoccupato che Binnu si metta a parlare?



Chi ha paura di questi ricatti?

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