La lotta alla corruzione non è solo una questione di regole, ma
anche di comportamenti e di educazione.
È una frase che sento ripetere sempre più spesso: anche il giudice Alessandra Galli, durante la presentazione del libro di
Antonella Mascali, ha usato queste parole. Anche di fronte alle
migliori regole, noi italiani (noi furbetti italiani avrebbe voluto
dire) troviamo sempre il modo di eluderle, l'escamotage per non
rispettarle.
È un ragionamento, quello dell'etica, che ha una sua base di
validità, ma che cozza contro due obiezioni.
La prima è che noi oggi dobbiamo dare una soluzione immediata,
all'emergenza della corruzione. Lo spreco di denaro pubblico che
finisce in appalti gonfiati, in opere inutili approvate solo per
rubarci sopra ..
Le grandi opere non si possono fermare, ci dice il ministro. Ma è
un'affermazione che, specie di questi tempi, non possiamo più
accettare. Non possiamo accettarne l'imposizione dall'alto, gli alti
costi, i tempi lunghi.
Ora dobbiamo arginare e contrastare il fenomeno con regole chiare
e che, in sostanza, puniscano determinati atteggiamenti sia da parte
del politico o dell'amministratore pubblico, sia da parte del
privato.
Ma esiste anche una seconda obiezione che faccio: chi insegna agli
italiani questa nuova etica, questa nuova morale?
Abbiamo chiuso fuori dalle nostre stanze le idelologie, parola che
oggi viene usata con disprezzo, per attaccare nei dibattiti gli
interlocutori.
Abbiamo chiuso fuori i “professoroni”, ritenuti a torto
i responsabili delle riforme non fatte.
Abbiamo trasformato i partiti da organo trainante della democrazia
ad espressione di un gruppo di potere, di un gruppo di interesse o di
una singola persona.
Saranno i renziani che sposeranno queste battaglie? Dubito, visti
i partner che si sono scelti per le riforme istituzionali. Gli
alleati di Le Pen da una parte, e Forza Italia dall'altra.
Con tutto lo scaricabarile della vicenda delle immunità deisenatori (un bel segnale diseducativo, al paese, a proposito di etica e di insegnamenti).
Ho voluto rivedere “Bobby” il film di Emilio Estevez,
un film che racconta le vite di diverse persone che si ritrovano
all'hotel Ambassador, quando Robert Kennedy fu assassinato. Nel film
si racconta della forza rivoluzionaria di Kennedy, quella che avrebbe
consentito al paese di ripartire con una nuova stagione, mettendo
fine ai conflitti sociali tra bianchi e neri, per l'estensione dei
diritti civili, per una maggiore equità nel paese (e non per la deregulation sul lavoro). Avrebbe messo
fine al conflitto in Vietnam.
Era una politica che poteva cambiare in meglio la vita dellepersone, degli ultimi: questo percepiva la gente del sogno (spezzato)
di Bobby.
Quanta di questa visione c'è ancora oggi? Abbiamo confuso il tifo
di parte, con la passione vera e la capacità di avere una visione politica.
Leggo le dichiarazioni dei politici sui giornali e sono sempre in
attesa: sia delle regole contro corruzione ed evasione (e riciclaggio,
falso in bilancio, prescrizione facile ..) sia del buon maestro che
insegni agli italiani a rispettarsi di più.
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