Le ultime parole di chi ha sacrificato la propria vita per
tutti noi
Dalla
prefazione di Gian Carlo Caselli:L’elenco delle vittime della violenza omicidiaria terroristica o mafiosa, in Italia, è purtroppo sterminato. In questo libro – bello nella sua tragica cupezza – Antonella Mascali ne rievoca molte sull’uno e sull’altro versante, dedicando a ciascuna un lucido e preciso commento, intrecciato con citazioni – anche inedite o poco conosciute – di interventi degli stessi protagonisti, spesso struggenti perché testimoniano la consapevolezza dei rischi incombenti che si sarebbero poi concretizzati in un attentato mortale. Le fasce professionali e sociali cui appartenevano le vittime sono le più diverse: preti, magistrati, giornalisti, forze dell’ordine, esponenti della società civile, amministratori e politici onesti. La scia di sangue che unisce quasi tutte le persone colpite qui ricordate dalla Mascali è segnata dalla loro solitudine, con conseguente «logica» e ineluttabile sovraesposizione alla rappresaglia criminale.
“Me l'aspettavo” sono le ultime parole pronunciate da
don Pino Puglisi, rivolto ai suoi killer la sera del suo
ultimo compleanno, il 15 settembre 1993. Ucciso per la sua opera
pastorale nel quartiere di Brancaccio che dava così fastidio alla
mafia, ai fratelli Graviano (quelli di Milano, quelli delle bombe del
1992- 1993). Sono parole che colpirono il suo assassino, Salvatore
Grigoli, che poi arriverà a percorrere la via del pentimento, e
forse è questo l'ultimo miracolo del prete di Brancaccio.
Don Pino Puglisi, come don Peppe Diana e gli altri
protagonisti di questo lungo saggio di Antonella Mascali si
aspettavano la morte. Chi per mano di un killer mafioso (come Dalla
Chiesa, Ambrosoli, Borsellino e Falcone, i poliziotti Montana e
Antiochia), chi per mano del terrorismo, rosso o nero (i giudici
Amato e Galli, il giornalista Tobagi ..).
Uno,
Liguori, della polizia ambientale di Acerra, ucciso pure in
modo ancora più subdolo: per via di un tumore contratto andando a
monitorare i
terreni su cui la Camorra (con la complicità delle istituzioni)
aveva sversato per anni rifiuti industriali.
Sapevano che il loro
lavoro, il modo onesto e retto con cui stavano portando avanti il
loro lavoro, nelle aulee dei tribunali, nella strada, nelle Questure
(i poliziotti Beppe Montana, Roberto Antiochia), in un
giornale (come Tobagi, Siani, Fava), alla radio (Peppino
Impastato), in una tv locale (Mauro Rostagno), dentro una
banca (l'eroe borghese Giorgio Ambrosoli), dentro una fabbrica
(come Guido Rossa o Libero Grassi), nei consigli comunali, in
regione, in Parlamento (Renata Forte, Pio La Torre, Piersanti
Mattarella, Aldo Moro, Marcello Torre) o nelle aule di una
università (come Galli e Bachelet) poteva costare loro la
vita.
Si sono sacrificati per noi, le persone di cui parla in questo
libro la giornalista Mascali: si sono sacrificati per consegnarci un
paese migliore, più civile, più democratico, con meno soprusi,
violenza, inciviltà.
Ma le loro vite non sono storie solo di sacrifici: sono storie
anche di battaglie solitarie, lasciati soli dai colleghi, paurosi o
vili come don Abbondio.
Lasciati soli dalle istituzioni che
pure rappresentavano. Solitudine che in alcuni casi è anche
sintomo di complicità, per queste morti: poteva la mafia da sola
decidere di uccidere il superprefetto Dalla Chiesa, a soli 100
giorni dal suo insediamento a Palermo?
Poteva la Camorra trasformare parte della Campania una bomba
atomica, per i rifiuti, senza il silenzio e la complicità di sindaci
e assessori? Sindaci e assessori che negarono aiuti e rinforzi a
Michele Liguori, ad Acerra.
Quali convergenze di interessi hanno armato la mafia degli
assassini di Falcone
e Borsellino? Solo la mafia o anche altri interessi, dentro
la parte malata del nostro stato, dei nostri partiti, dei nostri
rappresentanti, legati alla trattativa
stato mafia?
Che prima, da vivi, li ha attaccati, calunniati,
per poi trasformarli da eroi, post mortem.
A chi davano fastidio le inchieste di Rostagno a Trapani?
Solo ai mafiosi o anche alle logge coperte che, assieme a pezzi dei
servizi, avevano messo in pista un traffico di armi verso paesi del
terzo mondo?
L'ostinazione con cui Renata Fonte voleva
difendere le coste della sua amata Nardò dalla speculazione, non
dava fastidio solo alla criminalità, ma anche a colleghi del suo
stesso partito (il Partito Repubblicano).
Quanti altri sindaci hanno avuto il coraggio di resistere alle
tangenti sulla ricostruzione, post terremoto, come fece Marcello
Torre a Pagani?
Lo stesso discorso vale per gli altri omicidi
politico mafiosi: Mattarella, La Torre volevano dare un taglio
col passato dei rispettini partiti, in Sicilia. Cacciare i compagni
troppo
collusi con la mafia (Gioia e Lima, della corrente Andreottiana).
Chiudere le cooperative rosse che facevano affari con la mafia.
Aldo Moro, poi, fu l'emblema della solitudine in cui fu
lasciato morire, perfino dalla maggior parte dei colleghi che lo
vollero come presidente del suo partito Democrazia Cristiana. Nelle
sue ultime lettere traspare tutta la delusione per esser stato
abbandonato, sacrificato verso una pena di morte, in nome di una
ragione di Stato senza senso.
Sono anche storie di coraggio:
storie di uomini e donne che non si sono voltati dall'altra parte,
che non hanno scelto la comoda strada del far finta di niente. A
partite da Ambrosoli che scelse la strada di far prevalere il
rispetto del bene comune, rispetto agli interessi privati di Sindona.
Al coraggio di Antiochia, Cassarà, Montana che,
diversamente da altri colleghi in polizia, scelsero dare la caccia ai
mafiosi. Con mezzi propri, pagando di tasca loro confidenti, sapendo
che stesso all'interno della questura di Palermo c'erano colleghi che
li spiavano, li sorvegliavano.
Coraggio dimostrato
dai giudici Amato, Livatino, Minervini, Galli, consapevoli
del rischio che le loro indagini (su terrorismo e mafia) potevano
portargli, non smisero di andare avanti.
Come non smisero di fare il loro mestiere, di giornalista che
racconta i fatti, che denuncia i malaffari, nemmeno Peppino
Impastato e Giancarlo Siani.
Sono storie di uomini soli, ma anche uomini liberi.
I magistrati
I giornalisti
I preti
I professori
Gli avvocati
Gli imprenditori
I politici
Gli investigatori
I sindacalisti
Antonella Mascali presenta il suo libro
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