Piombo contro la giustizia: Mario Amato e i magistrati assassinati dai terroristi di Achille Melchionda |
Mario Amato fu ucciso dai Nar perché, come altri magistrati, lasciato solo: solo dal
CSM, dai vertici della procura di Roma che assegnavano solo a lui
fascicoli sul terrorismo nero (di cui faceva parte pure un figlio di
un collega, Alibrandi).
Facendolo diventare un bersaglio da parte dei terroristi.
Rifiutò la scorta, per non mettere in pericolo altre persone.
La mattina in cui fu ucciso da Gilberto Cavallini aveva chiesto la
macchina blindata perché la sua Simca era dal meccanico. La macchina era però disponibile solo dalle 9 e siccome non voleva
arrivare in ritardo ad un'udienza, prese l'autobus. Dove fu ucciso.
Le foto scattate sul luogo
dell'omicidio riportano il particolare delle suole bucate. Era così
preso dal lavoro, Mario Amato, che non aveva avuto nemmeno il tempo
di comprarsi un paio di scarpe nuove.
Testimonianza di una vita dedicata interamente al lavoro. Un
lavoro che l'aveva portato, dal terrorismo di destra alla P2, alla
banda della Magliana, a Sindona.
I suoi assassini, figli di papà, il giorno dopo andarono a
festeggiare ad ostriche e champagne a Treviso.
Loro di certo, non giravano con le suole bucate.
Mario Amato è il primo eroe suo malgrado di cui parla Antonella
Mascali nel suo ultimo saggio “Vi
aspettavo”: giornalisti, magistrati, preti, avvocati,
poliziotti, sindacalisti, investigatori uccisi dalla mafia e dal
terrorismo. Uomini lasciati soli nella loro battaglia, perché un po'
anche noi li abbiamo lasciati soli.
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