14 giugno 2014

Finire come Grillo

Ma chi se lo sarebbe immaginato. Finire come un Beppe Grillo qualsiasi. Lui che, quando era nella minoranza PD chiedeva la testa di Alfano dopo il caso Shalabayeva, del ministro Cancellieri dopo il caso Ligresti. Che aveva litigato con la senatrice Finocchiaro per la scorta all'Ikea e che con Marchionne (addirittuta Marchionne) aveva avuto una polemica sui giornali.
Si dice che si nasce incendiari, da giovani, per finire poi da vecchi, tutti pompieri.
Ecco, il tempo per passare da incendiario, da rottamatore, da gianburrasca del PD, è durato per Renzi e il suo cerchio magico giusto il tempo di prendersi il partito. E la presidenza delConsiglio.
E ora che è tutto suo, specie dopo il 41% alle Europee, può permettersi quelle epurazioni dei dissenzienti. Quelli che si permettono di non rispettare la disciplina di partito.
Come se il 25 maggio avessimo votato non per l'Europa, ma per un referendum su Senato in forma renziana.
Mineo la pensa diversamente da Renzi, dunque dal partito, sul Senato? Te ne esci dalla commissione affari costituzionali (presieduta guarda un po' dalla Finocchiaro).
E pensare che i renziani, ai tempi delle elezioni del presidente della Repubblica, non avevano rispettato l'esito delle votazioni dentro il PD, sul candidato Marini e avevano votato Chiamparino.
Ma erano i tempi dell'incendiario.
Ora siamo al centralismo democratico. Alla disciplina del partito. Che va bene, visto che i partiti non sono taxi, ma non lo sono nemmeno per i segretari di partito.
Se tutta la linea la detta una persona sola, a maggioranza, che partito è?
Il partito che vuole abolire il Senato e che poi promette di riparare in Senato quella norma vergognosa della responsabilità civile dei magistrati.
Il partito che vorrebbe prendere a calci in culo i corrotti, e fa le riforme proprio con un corruttore. E che scopre che è stato proprio il suo partito a portare i soldi presi dal consorzio del Mose al sindaco Orsoni.
Il partito dei Greganti, ma non dei no tav.


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