Incipit
“Il becchino comunale Luigi
«Bigio» Bertoletti non poteva credere ai suoi occhi: dopo aver
messo sotto terra metà dei suoi amici di infanzia – e sì che
aveva passato di poco le sessanta primavere – quella mattina di un
lunedì di autunno incipiente si trovò davanti il cadavere del
liutaio Antonio Arcari, sdraiato sul tavolo dell'agenzia di pompe
funebri di suo cognato”.
Siamo a Boscobasso, un piccolo paesino
sulle rive del Po, in provincia di Cremona. Uno di quei paesi dove ci
si conosce tutti e dove tutti sparlano alle spalle degli altri.
La morte improvvisa del liutaio, il
signor Arcuri, lascia tutti sgomenti: perché stato ritrovato dietro
la stazione, coi pantaloni calati, in una zona frequentata da
prostitute.
La vedova ha i suoi mezzi, da femme
fatale, per convincere il maresciallo dei carabinieri ad
archiviare le indagini (tra l'altro mai partite). E per convincere il
Bigio, il becchino del comune, a spostare la tomba del caro estinto in una
posizione migliore nel cimitero comunale.
E chi lo avrebbe mai immaginato che un
favore alla bella vedova Edwige Dalmasso, si sarebbe trasformato in
un piccolo caso che avrebbe messo in subbuglio l'intero paese?
Perché il Bigio, per soddisfare la
richiesta dell'Edwige, sperando magari di ottenere in cambio il posto
nel letto del povero liutaio, non trova di meglio che spostare la
tomba dell'ex sindaco:
“O meglio, l’ex sindaco. Rosario
Pitino, siciliano doc, era stato sindaco di Boscobasso per quindici
anni”.
E siccome veniva dalla Sicilia, chi mai sarebbe venuto qui sulla sua tomba?
Il blitz al camposanto, ideato dal
Bigio ma portato avanti con la complicità del nipote del macellaio Ivano Ruggeri,
finisce male. La bara rovinata, e il cadavere che viene sotterrato in
fretta e furia sotto l'erba del parchetto.
“Chi mai si sarebbe messo a scavare in un parchetto costruito solo qualche anno prima?, aveva detto quella notte a Ivano, nipote del macellaio Ruggeri”.
Nemmeno qui la povera anima dell'ex sindaco, che più che all'amministrazione del paese si interessava alla buona cucina del paese, trova pace.
“Chi mai si sarebbe messo a scavare in un parchetto costruito solo qualche anno prima?, aveva detto quella notte a Ivano, nipote del macellaio Ruggeri”.
Nemmeno qui la povera anima dell'ex sindaco, che più che all'amministrazione del paese si interessava alla buona cucina del paese, trova pace.
E' lo stesso macellaio che, a spasso
con l'amato cane, l'unica persona al mondo per cui provi qualcosa
(eccetto il suo amato Milan).
I carabinieri non possono che far
partire un'inchiesta, cercando di rispondere alla prima domanda: di
chi sono i poveri resti disotterrati nel parchetto di via dei Salici?
Il cappello del maresciallo è
un romanzo divertente che ruota attorno agli equivoci che si
scatenano attorno alla storia della tomba violata e al cadavere
errante dell'ex sindaco.
Il maresciallo Bellomo che non si fida
dei sottoposti che, mentre era in vacanza, non l'hanno avvisato della
morte del liutaio e delle modalità in cui è stati ritrovato.
La vedova che gioca le sue carte di seduzione col
maresciallo e col becchino per godersi in pace l'eredità.
Elena, la bella barista che si trova in mezzo alle attenzioni del sindaco e del brigadiere Mancuso, che arrivano quasi alle mani per lei.
Ma il sindaco, oltre a vedersela con le scenate della moglie, si ritrova in mezzo alla rogna della tomba violata perché qualcuno, dalla lontana Sicilia, è venuto veramente a pregare sulla tomba di Pitino.
Ma il sindaco, oltre a vedersela con le scenate della moglie, si ritrova in mezzo alla rogna della tomba violata perché qualcuno, dalla lontana Sicilia, è venuto veramente a pregare sulla tomba di Pitino.
Ma è tutto il paese è in subbuglio,
poiché il caso arriva sulla stampa locale, per mano del giornalista
Villa e per bocca della segretaria comunale Gigliola Bittanti. E a questo punto, una soluzione anche di comodo al mistero dei resti ritrovati nel parco, va trovata. E anche in fretta ..
C'è la stessa atmosfera da piccolo
paese di provincia dei libri di Andrea Vitali, in questo noir
dove si ride di gusto: se in Vitali le storie si svolgono sulle
placide acque del lago di Como, qui tutto si svolge lungo le
mefitiche acque del Po.
Ma il cappello del maresciallo cosa
c'entra, direte voi?
Ha anche lui il suo ruolo, nella
storia. Perché sarà per colpa del cappello dimenticato che il
maresciallo rischierà di perdere la testa!
La scheda del libro sul sito di Guandaeditore.
La scheda del libro su Ibs e Amazon
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