Nessuna alleanza, perché siamo in guerra. E dunque le espulsioni dei grillini favorevoli all'apertura con gli altri partiti.
Ora contrordine: la discussione si può fare, con Renzi, sulla legge elettorale.
Non so cosa sia peggio: la velocità di Renzi che deve mettere la tacca accanto a tutte le riforme (solo annunciate) o l'inesperienza di Grillo e del suo cerchio magico.
Riprendo quanto scrive oggi sul blog Alessandro Gilioli:
Ciò che mi interessa davvero invece è capire se da questo cambiamento di strategia uscirà o no un impianto elettorale – per Camera e Senato – migliore di quello pessimo che ci stanno ammannendo finora, con l’Italicum e con la proposta attuale di riforma della Costituzione. Due cose che viaggiano separate e che invece costituiscono un unicum per la futura forma della nostra democrazia rappresentativa.
Pessimo è, al momento, appunto il loro combinato disposto: come ho argomentato alcune dozzine di volte e quindi qui non mi ripeto. Sicché su questo ora mi aspetto che si apra un vero e ampio dibattito pubblico: sui contenuti delle riforme, sulle loro conseguenze.
Finora infatti ci siamo scannati per tifoserie solo su questioni – con permesso – abbastanza del cazzo: i professoroni, la palude, Boschi che zittisce Grasso, Renzi che caccia Mineo etc. Tutto ciò, ripeto, è davvero quisquilia in confronto all’importanza dei contenuti: di quello a cui porterebbe il mix Italicum-Senato, insomma delle regole del gioco democratico. Un po’ più rilevanti di Mineo, ecco.
A questo, solo a questo, spero possa portare l’apertura di Grillo a Renzi: a parlare davvero delle cose che ci sono dentro quelle due riforme. A evitare – se possibile- che esse provochino un ulteriore allungamento della distanza tra rappresentanti e rappresentati, attraverso liste bloccate e organi costituzionali non elettivi. A migliorare anziché peggiorare la democrazia.
Conta questo, perché i partiti sono mezzi che appartengono ad alcuni, mentre un decente funzionamento della democrazia è il fine che appartiene a tutti.
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