"Il fatto che ci siano degli investimenti e dei programmi vuol dire che ci sono uomini e donne che sono tornati in fabbrica a lavorare Pomigliano, uomini e donne che sono tornati in fabbrica a lavorare a Melfi e uomini e donne che sono tornati a lavorare a Mirafiori. Se volete difenderlo il lavoro bisogna crearlo, non fare convegni. Io difendo chi crea lavoro"
E in effetti i numeri per FCA sono buoni, come utili, lavoro e PIL: lo confermano i vertici di FCA all'assemblea degli azionisti ad Amsterdam.
Ma stanno parlando di una multinazionale che paga le tasse all'estero e crea (nuovo) lavoro fuori dall'Italia. Furio Colombo sul FQ di oggi:
Infatti tutte le buone notizie di Elkann e Marchionne non riguardano l’Italia, riguardano le tasse altrove, il lavoro altrove, il profitto altrove, il made in altrove, salvo frammenti di limitate produzioni locali, qui (Italia) o in Messico, o in Brasile. Naturalmente ci possono essere mutamenti e anche variazioni improvvise sull’uso delle filiali. Per esempio, in Italia, improvvisamente, è stata portata via la produzione della Panda (che naturalmente richiede lavoro di massa) ed è stato annunciato l’arrivo di produzioni di lusso, grandi automobili non Fiat estranee a impianti, a lavoratori e a distribuzione locale, e comunque in sospeso. Il lontano quartier generale americano vede e non vede l’urgenza di ciò che accade lontano (Torino) e, soprattutto, sente il fiato pesante della vita politica americana, persino se non fosse Trump il presidente. Tutto ciò non è fuori legge e non è immorale. È una scelta poco patriottica ma conveniente per gli azionisti. È una scelta che governo, Parlamento e fisco italiani hanno scelto di non notare. Ma perché non dovrebbero farlo notare i giornalisti, quando riferiscono dei buoni risultati di Detroit, e fingono invece di parlare della “casa di Torino”, del Lingotto, dove comincia a crescere l’erba fra i sassi del selciato?
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