La guerra che verrà di BertoltBrecht
La guerra che verrànon è la prima. Primaci sono state altre guerre.Alla fine dell’ultimac’erano vincitori e vinti.Fra i vinti la povera gentefaceva la fame. Fra i vincitorifaceva la fame la povera genteegualmente.
La storia si
ripete, in forme e modi diversi, ma uguali nella sostanza.
La guerra come
prosecuzione della politica con altri mezzi, immantata da missioni
umanitarie o missioni di pace.
La guerra come
strumento per combattere il terrorismo, per abbattere regimi quando
diventano scomodi (e se non hanno l'atomica).
La guerra sola
igiene del mondo, come declamavano i futuristi (che almeno in guerra,
nella grande guerra, c'erano andati).
Perché siamo in
guerra, ci dicono. Come vuoi combattere l'Isis? Coi gessetti, con le
preghiere, con la diplomazia, col buonismo?
Da una parte
lasciamo crescere i regimi antidemocratici, in nome di una finta
ragione di stato che nasconde semplici ragioni economiche che di
volta in volta sono petrolio, armi, opere di ingegneria, flusso di
migranti (usati come arma di ricatto).
Dall'altra parte
continuiamo a sbandierare questi valori europei, di civiltà, che
nemmeno sappiamo più cosa siano. Non sono l'accoglienza, non sono il
rispetto della dignità delle persone, nemmeno l'eguaglianza sociale.
Oggi si vota in
Turchia per incoronare, una volta per sempre, il sultanato di
Erdogan. Dopo lo zar Putin (e gli altri zarini come Alyiev) e il generale Al Sisi. Tutti amici nostri,
come l'Arabia cui vendiamo le armi poi usate per bombardare i ribelli
yemeniti.
Tra pochi giorni si
vota in Francia, dove si dovrà scegliere tra una destra fintamente
liberale, che porta avanti le politiche economiche che hanno creato
diseguaglianze e preparato il terreno per i populismi.
Come Marine Le Pen.
In Italia si fa
finta di discutere di legge elettorale (peggio della tela di
Penelope), della manovra correttiva da qualche miliardo, con tanti propositi ma nessuna sostanza.
Rimaniamo, come al solito, osservatori silenti di quello che succede nel mondo: Trump che
minaccia la Corea del nord, dopo aver sganciato la madre di tutte le
bombe (da milioni di dollari) sopra un bunker usato dai terroristi
che risale ai tempi dell'invasione russa in Afghanistan.
Osserviamo la
politica internazionale come se discutessimo di una partita di
calcio, schierati come tifosi allo stadio. Gli amici di Trump. Gli
amici di Putin. Perché bisogna schierarsi da una parte o dall'altra.
La guerra, la
minaccia della guerra, la soluzione della guerra. La guerra che
sembra inevitabile, come la crescita di questi movimenti sovranisti
che pensano veramente che un'Europa divisa possa contare qualcosa nel
mondo.
E cosa cambierà,
dopo questa guerra? I poveri (anche in America, come ai tempi della
guerra al terrore di Bush) saranno sempre più poveri e i ricchi
sempre più ricchi e felici. Sia tra i vincitori che tra i vinti.
Come aveva scritto
Brecht tanti anni fa.
Nessun commento:
Posta un commento