14 aprile 2017

Il sentiero della speranza di Dominique Manotti


Libération, 15 gennaio 1980:
L’eroina adesso arriva dall’Iran, dal Pakistan e dall’Afghanistan.L’anno scorso il raccolto iraniano ha prodotto 1.500 tonnellate di oppio grezzo. L’oppio raffinato in quei paesi, e soprattutto in Turchia, viene poi trasportato via terra versol’Europa occidentale. Ma attenzione: questa eroina, a differenza di quella prodotta in Messico, è pura al 20 per cento (anziché al 3,5). In Germania, nel 1979, ci sono stati seicento casi di overdose causate da questa nuova eroina.
La ragazzina è lì, infantile e già smagata, seduta nuda sul bordo del lettone bianco al centro della stanza tappezzata di specchi. In un angolo, una bergère Luigi XV; in fondo, un frigo non più alto di un tavolo.
Sopra, bicchieri, flûte, coppe e altro. La ragazzina fa dondolare mollemente le gambe, canticchiando. Entra l’uomo. Nudo a sua volta. Lei lo guarda attentamente, lo studia.
Sui quarantacinque anni, collo taurino, grasso, culo piccolo e gambe magre, un po’ calvo, ma con una foresta di pelo rosso sul petto. Lei gli sorride e fa un cenno nella sua direzione.
Lui, l’occhio ingordo, cammina come se scivolasse al rallentatore, si dirige verso il frigo, lo apre, si versa un whisky molto abbondante.«Vuoi bere, piccola?» e alza il bicchiere verso di lei. Il gesto un po’ troppo ampio fa rovesciare un po’ di whisky sulla moquette bianca. Lei fa cenno di no con la testa, senza parlare, e sempre sorridente.

Il Sentier è uno dei quartieri di Parigi, al centro del racconto di Dominique Minotti: un quartiere dove ad ogni portone trovi laboratori tessili, dove trovano impiego lavoratori turchi, clandestini, senza permesso di soggiorno.
Siamo nel pieno del boom dell'industria tessile francese, in una primavera ancora fresca del 1980: in uno di questi laboratori viene trovato il cadavere di una ragazzina, strozzata e lasciata nuda sotto una pila di pantaloni. La prostituta di cui si è letto nell'incipit.
Dalla scoperta di questo cadavere “che non casca dal cielo in un laboratorio del Sentier” parte tutta l'inchiesta del commissario Daquin, che sta indagando su una rete turca che si occupa di traffico di droga, a livello internazionale.
Una rete che ha come porto d'approdo la Francia e che passa per la Turchia, per l'Iraq, per l'Iran ..

Un'inchiesta in cui si avvale, oltre che dei suoi ispettori della squadra speciale, anche di altri due funzionari della polizia territoriale che lavorano proprio in quel quartiere e che per primi hanno indagato sulla prostituta uccisa.
Oltre a questi, Daquin ha anche un informatore che lavora per lui, si chiama Soleiman, ed è scappato dal suo paese con una doppia accusa di omicidio e il titolo di estremista di sinistra.
Usando queste accuse come arma di ricatto, Daquin può usare Soleiman come fonte interna al quartiere, per capire che aria tira, per identificare delle facce. E per andarci a letto.
Poliziotto strano, questo commissario Daquin: colto, amante delle belle cose e del bel cibo. Disinvolto nel lavoro e anche a letto.

In questo caso, però, serve essere disinvolti ma abili nel muoversi in un contesto difficile: la rete turca della droga è legata al mondo dell'estrema destra, in particolare alla formazione dei “lupi grigi” (di cui fa parte una nostra vecchia conoscenza, Alì Agca).
“[Daquin].. è convinto che una parte della soluzione sia lì, nei paesi d'origine, e che si debba cercare di capire cosa sta succedendo lì, se si vuole fermare i trafficanti qui. Con l'avvento al potere dell'Imam Khomeini, che non fa altro che provocare disastri; gli ostaggi americani a Teheran; l'estrema destra e l'estrema sinistra che si massacrano in Turchia, al ritmo di venti morti al giorno, e adesso l'intervento sovietico in Afghanistan, ..”

Stiamo parlando di un traffico che si avvale delle grandi banche d'affari francesi che hanno interessi in Iran e in Turchia.
Un traffico i cui binari sono gli stessi della merce contraffatta, che arriva in Francia e alimenta un giro d'affari sporco da miliardi.
Un traffico in cui, scavando a fondo, si mescola tutto assieme: la moda, le indossatrici e la presenza di escort (che ancora non si chiamavano così) di alto bordo per facilitare gli affari, il traffico di droga e il traffico di armi, il primo verso l'Europa il secondo verso l'oriente.
Estrema destra e servizi segreti, quello francese a proteggere qualche pezzo grosso in combutta con i paesi dell'est e quelli americani della CIA. Anche loro con qualche interesse da proteggere.
Tipo ostacolare l'influenza russa su questi gruppi di destra, che usano la droga proprio per avere il denaro con cui affrancarsi dalla dipendenza dai russi.

Un collaboratore di questa squadra, che lavora per la tributaria, segue la pista dei soldi:
Ho più o meno ricostruito tutta la rete di fabbricanti.. Quando mi porterà quella donna, se mai me la porterà, sarò in grado di lanciare la più grande operazione di risanamento fiscale che il Sentier abbia mai visto. Non le garantisco alcun legame con la droga, ma denaro nero e polvere bianca fanno spesso coppia assieme.”

Daquin si trova così a dover giocare la sua partita contro grandi finanzieri iraniani, con una donna di origine slava, che sta dietro al mondo dei laboratori tessili, ad una ex ballerina russa che gestisce un giro di prostituzione, ad una indossatrice che voleva studiare per diventare soprintendente in un museo e che invece si trova a fare la escort.
Poliziotti corrotti che chiudono un occhio su questi traffici, sui turchi senza permesso e poliziotti dalla mano pesante quando si tratta di far parlare qualche fermato.
Imprenditori della moda e imprenditori di un altro mercato, cassette con video che riprendono prodezze sessuali di personaggi importanti. Cassette che possono diventare un'arma di ricatto mortale.
Siamo in mezzo a un grosso giro di droga, e questo significa molto denaro. E molto denaro vuol dire delitti, ne abbiamo già tre, quattro o cinque, secondo l'analisi che se ne fa. E corruzione. Corruzione di uomini politici, forse, ma probabilmente anche di sbirri..”

Ma il livello dei personaggi coinvolti in questa “rete” arriva più in alto: dipendenti dell'ambasciata turca e parlamentari del gruppo di amicizia franco-iraniano, tra cui un ministro.

Come finirà il racconto? Si riuscirà a smantellare la rete e ad arrestare anche i vertici in alto?
E, rimanendo a Parigi, riusciranno i lavoratori turchi, quelli del gruppo dove milita anche Soleiman, a vincere la loro battaglia per avere riconosciuti i loro diritti ed uscire dalla clandestinità?

Costruito sullo stile di un noir duro, questo libro tocca così tanti argomenti da essere più simile ad una docu-fiction in cui l'autrice, che per anni si è occupata di economia, di battaglie per i sindacati, ha voluto mettere dentro tutta la sua conoscenza del mondo della finanza, della globalizzazione nascente (nei primi anni '80), dei traffici sporchi coperti e nascosti dalle grandi banche, dalle mafie e protetti dai servizi.
C'è un mondo occulto che si nasconde dietro lo sfruttamento della prostituzione, dell'immigrazione e del lavoro nero.
Un mondo che fa paura.
La nascita degli integralismi in oriente, il colpo di stato in Turchia, l'attentato al Papa a Parigi, il mercato della droga ...
Se ha un limite questo romanzo è proprio questo: cercare di raccontare questo mondo, con tutti i suoi incredibili intrecci, ad un lettore che deve essere anche un cittadino consapevole.

La scheda del libro sul sito di Sellerio

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