Una puntata interamente dedicata alle
prossime elezioni europee: cosa succederà se vinceranno le forze
sovraniste?
C'è modo di salvare ancora l'Europa?
Nell'anteprima Riccardo Iacona
ha ricordato il giovane giornalista Antonio Megalizzi, ucciso
l'anno scorso a Strasburgo da un terrorista islamico: lavorava in una
radio che raccontava ai ragazzi cosa fosse l'Europa, per questo
motivo la puntata di ieri è stata dedicata ad Antonio.
La sua radio, Europhonica, aveva
il compito di spiegare ai giovani cosa succede nei palazzi
dell'Unione Europea: non a tutti piace questa Europa ma è
imprescindibile, non si torna indietro.
Antonio, Andrea e gli altri ragazzi
amavano il loro lavoro di giornalista: oggi al nome di Megalizzi è
dedicata una sala della sede UE a Strasburgo: i colleghi ora hanno
uno stimolo in più per fare il loro lavoro, spiegare cosa sia
l'Europa, come funziona, che decisioni vengono prese.
Europa ultimo voto.
Cosa succederà dopo il prossimo voto?
Terminerà l'Europa così come l'abbiamo conosciuta?
Il sondaggio di Eurobarometro
uscito nel 2018 indica che gli italiani sono i più scettici: solo il
23% degli intervistati voterebbe no all'uscita dall'Europa.
Ma molti degli italiani non sono
informati, molti hanno dei dubbi sull'Europa: i più favorevoli ad
abbandonare l'Europa sono persone con meno istruzione, con meno
informazioni per comprendere.
Oggi nessun paese nella UE pensa di
abbandonare l'Europa – raccontano le persone di Eurobarometro,
perché la Brexit è stata come un vaccino.
I ragazzi sono i più europeisti in
Italia: a Pisa si è formata l'associazione della gioventù
federalista europea, che spingono per una Europa libera e federale.
I giovani dell'Erasmus hanno
conosciuto l'Europa andando a studiare all'estero: all'università di
Tor Sapienza, ad Ingegneria fanno lezioni in inglese perché ci sono
molti studenti stranieri.
Ma ci sono anche insegnanti stranieri
che lavorano qui, in ingegneria informatica: studenti e ricercatori
che possono studiare e lavorare grazie a fondi di ricerca europei.
Lo racconta il prof Leonardi che
ha ricevuto dall'Europa 2 milioni per il suo studio: soldi che gli
consentiranno di attirare altri ricercatori che lo aiuteranno nel suo
lavoro. E a non andarsene dall'Italia, paese che destina pochissimi
soldi alla ricerca, alla scienza, all'università.
Un altro sondaggio più recente di
Eurobarometro chiedeva alle persone se per loro l'Europa è un bene o
un male: una buona percentuale considera l'Europa un bene, ma solo il
22% pensa che solo stando uniti faccia bene alla nostra economia.
Ovvero, molti pensano che se uscissimo
la nostra economia ne gioverebbe: molti italiani sono “arrabbiati”
con l'Europa, e anche molti europei.
Sono persone che hanno perso lavoro,
perso potere d'acquisto grazie ai nuovi monopoli, ai cambiamenti nel
mondo del lavoro.
L'Europa dell'est che non ha l'euro
cresce più dell'altra Europa: o decidiamo di integrarci di più,
oppure le persone potrebbero pensare che sia meglio tornare alla
lira.
Che fare allora?
Un solo ministro dell'economia europea,
un solo debito, l'elezione del presidente della commissione europea:
lo racconta il giornalista Sommella, autore di un libro che si
chiama “Gli arrabbiati”, appunto.
Lombardia e Veneto sono due
regioni tra le più ricche, esportano verso i paesi del nord: sono
due delle regioni che più vorrebbero uscire dall'Europa.
Elena Stramentinoli è andata a sentire
cosa pensa la gente in queste regioni: per esempio gli allevatori
arrabbiati con l'Italia e l'Europa perché non li ha difesi e oggi
molti di loro hanno dovuto smettere la loro attività.
Il PIL del Veneto è 164miliardi di
euro, il 9,3% del pil nazionale: il 13,7% dell'export nazionale è
veneto, di aziende venete.
Come il Prosecco veneto: nel 2017 hanno
prodotto 640ml di bottiglie, esportate in Europa, ma qui molti
pensano che dell'Europa se ne possa fare a meno.
Perché l'Europa è solo quella delle
regole.
Ci sono imprenditori che parlano di
“hotel Europa”, come Giancarlo Pivato, che è anche
consigliere della Lega: l'Europa dove ci sono persone che vivono
nella suite e altri che vivono ai piani bassi.
Qui gli imprenditori si sentono
penalizzati dall'Europa, che si è concentrata sulle grandi
aziende: siamo al punto di rottura, si potrebbe tornare alla moneta
nazionale, ma sarà difficile.
L'euro forte ci penalizza, dunque o
l'Italia esce dall'euro o il Veneto esce dall'Italia: lo dicono in
tanti, imprenditori e anche persone legate alla Lega di Salvini.
Brazzale è un imprenditore che
esporta in Repubblica Ceca: in quello stato hanno mantenuto la loro
moneta. Brazzale produce formaggio con latte che arriva da quello
Stato: prima i Veneti, ma col latte straniero.
Brazzale è uno dei tanti veneti, dei
tanti leghisti che parlano di una Europa di piccole patrie: alle
elezioni in Veneto lo scorso 4 marzo ha preso il 33%, diventando il
primo partito.
La Lega ha vinto col suo muro contro
muro contro l'Europa: basta regole, basta sprechi in Europa.
Ma ci sono anche imprenditori Veneti
favorevoli all'Europa: presidente i membri dell'associazione
Confartigianato. Sono piccoli imprenditori che dicono sì all'Europa,
magari non a questa Europa, perché l'Italia è stata lasciata sola
sulla questione dei migranti.
Favorevoli all'Europa e anche all'Euro,
quelli di Confartigianato: la moneta unica ha favorito gli scambi.
Un'Europa migliore, con una stessa
fiscalità, stesse leggi, in modo che le imprese possano partite
dallo stesso livello: questi imprenditori pensano di non essere ben
rappresentati in Europa, di non avere un presidio a Strasburgo.
A Milano, gli imprenditori del Si
all'Europa, riuniti nella sigla “Quelli del Sì”, parlano in
difesa della moneta comune, di Europa.
Anche la Lombardia, assieme al
Veneto, ha un'economia in crescita grazie all'export, cresciuto del
28%: a trainare questo export le startup che hanno puntato tutto
sulle nuove tecnologie, sui social.
Le nuove startup sono guidate da
persone cresciute con l'Erasmus, con l'Europa unita: anche loro
chiedono stesse politiche del lavoro, politiche sanitarie, politiche
fiscali.
Gli imprenditori milanesi sono
preoccupati per il futuro dell'Europa, dopo le elezioni di maggio:
già oggi si interrotto il processo di unificazione e ora si parla
con troppa disinvoltura di tornare alla lira.
I giovani imprenditori di Confindustria
hanno lanciato anche loro il grido d'allarme: abbiamo bisogno di una
Europa ancora più forte, se dobbiamo competere contro Cina e Stati
Uniti.
Dopo le elezioni rischieremo di avere
altri conflitti tra Stati e pure di avere problemi sui fondi europei:
dobbiamo portare i giovani e i cittadini a votare, perché si
deciderà sul loro futuro.
Il primo sondaggio sulle elezioni
europee indica la Lega come primo partito, al 32%, subito dietro il
M5S al 27,5%, terzo classificato il PD col 17,3% (alle scorse
elezioni era al 40%).
Primo gruppo non sarà più quello dei
popolari che dovranno allearsi col partito di Horban, ci sarà poi
una crescita dei sovranisti, da Le Pen a Salvini.
Salvini è riuscito a crearsi
una rete di alleanze, in Europa, dalla Francia alla Polonia: la
giornalista di Presa diretta è andata a vedere cosa succede in
questo paese.
La Polonia dell'estrema destra.
Il sindaco di Danzica Adamowiczè stato ucciso il mese scorso per mano di una persona appena uscito di prigione e in cura per disturbi psichici: è una morte che deriva dal clima di
odio creato dalla maggioranza di governo, del partito “Diritto e
giustizia”.
Dal 2005 al governo, hanno portato
avanti delle riforme illiberali: le prime hanno riguardato la stampa,
vietando la pubblicità alle aziende pubbliche sui giornali critici
col governo.
Poi licenziando giornalisti scomodi
dalla TV pubblica.
Poi la riforma della Corte Suprema,
con cui sono andati in pensione 27 giudici su 74, sostituiti da
giudici vicini al governo: molte persone sono scese in strada per
dimostrare, senza essere ascoltate.
C'è la separazione dei poteri, ma
il governo vuole togliere potere alla magistratura, portandola sotto
il suo controllo: coi procedimenti disciplinari contro i giudici
che si ribellano, il procedimento disciplinare può essere ordinato
dal ministero della giustizia o dal presidente.
Di fronte al tribunale disciplinare i
giudici devono spiegare perché protestano: l'Europa ha aperto una
procedura di infrazione contro la Polonia, ordinando di sospendere
questa legge.
Anche Amnesty Int. ha aperto un
fascicolo contro la Polonia: la polizia presidia tutte le iniziative
contro il governo, scheda le persone, le perseguita, arrivando anche
a picchiare i manifestanti.
A Cracovia c'è un'associazione di
donne che si sono attivate contro la riforma del governo contro la
legge sull'aborto: il governo vuole portare le donne al
medioevo, dicono.
Gli alleati di Visegrad di Salvini
hanno qualche problema di democrazia: il comitato di KOD è un
movimento di protesta civile dal basso, sono considerati la vera
opposizione al governo.
La loro parola d'ordine è
Costituzione: il governo fa di tutto per trattare come delinquenti
gli oppositori – dicono. Sono consapevoli che alle prossime
elezioni c'è il rischio di tornare indietro rispetto all'Europa
unita, al progetto di integrazione che avevano in mente i fondatori.
Anche in Polonia la destra ha usato il
tema dell'immigrazione e della paura per gli immigrati, in campagna
elettorale: eppure la Polonia deve tutto all'Europa.
Se la sua economia è in crescita,
se i disoccupati sono diminuiti è grazie ai fondi europei: alla
Polonia conviene stare nell'Europa, non sono sciocchi i sovranisti.
Sono arrivati 82 miliardi di euro, più
altri 20 miliardi e 12 per l'agricoltura: 202 miliardi in sedici anni
che hanno consentito di costruire quartieri, strade, riqualificare
palazzi.
Hanno accolto Ucraini ma non
accoglieranno immigrati musulmani, perché ritengono che non si
vogliano integrare: l'Europa, dice il partito al governo, dovrebbe
chiudere la porta ad immigrati non cattolici.
La Polonia e gli altri paesi di
Visegrad, non hanno accolti rifugiati e richiedenti asilo: in questa
visione razzista si è anche accodata un pezzo della chiesa
cattolica.
La Polonia è considerata un bastione
dell'Europa, difensori delle radici cristiane: il partito Diritto e
Giustizia attacca l'Europa quando si parla di politiche migratorie,
quando si parla di accogliere migranti. Ma i soldi europei si, quelli
li accolgono.
Ma le formazioni anti europeiste sono
diverse in Polonia: ci sono anche i grillini polacchi, Kukiz 15, che
parlano di una Europa dove ciascun paese può decidere da solo,
nessuna imposizione dall'esterno, dalle elite che decidono per tutti.
Korwin è un partito fondato da un ex
sindacalista dell'ala liberale: anche loro sono contrari all'Europa,
si dovrebbe tornare alla Belle Epoque, dicono, senza barriere e dazi.
Poi ci sono i fascisti: alla
festa per l'indipendenza della Polonia hanno fatto la loro
apparizione, in una manifestazione dove gli slogan erano “Dio,
onore, patria”.
A sfilare assieme ai fascisti, anche
Forza Nuova: si considerano patrioti perché difendono la Polonia
dall'agenda liberalista, dagli anticristiani, da chi attacca i valori
cristiani.
Sono felici gli estremisti polacchi di
quanto sta succedendo in Italia: basta col multiculturalismo, basta
con l'immigrazione, basta con l'accoglienza.
In Polonia oggi abbiamo tutti gli
elementi per una dittatura – dice il vescovo emerito Pieromek
nella sua ultima intervista prima di morire: un uomo solo può
comandare, non rispetta nessuna regola, attacca i deboli, ogni passo
di questo governo è frutto dell'ignoranza.
L'intervista a Romano Prodi
Il nostro destino verrà segnato da
queste elezioni – comincia così Prodi la sua intervista.
L'Italia divisa è sparita dalla scena
dopo il Rinascimento, dopo la scoperta dell'America. Oggi siamo al
secondo Rinascimento, che arriva con le grandi multinazionali: se
siamo divisi e piccoli spariremo di nuovo.
L'Europa non funziona bene, perché
l'abbiamo fatta a metà: i sovranisti la vogliono debole, senza
moneta e senza esercito, sarebbe una finta unificazione, diventerebbe
solo l'Europa dei mercanti.
Dopo le elezioni ci sarà un nuovo
europarlamento: i sovranisti non possono stare assieme, quando si
farà politica concreta. Gli ungheresi non si prenderanno i migranti
italiani, come vorrebbe Salvini.
Si dovrebbe implementare il processo di
unificazione: purtroppo solo con le guerre si procede con
l'unificazione in fretta, ora si deve procedere con la democrazia.
La critica all'austerità:
questa austerità ha prodotto disuguaglianze che poi hanno creato
l'astio contro l'Europa. Abbiamo soldi per far ripartire i paesi, ma
si deve mobilitare la politica.
Nel giorno della festa dell'Europa, il
21 marzo, Prodi chiede agli italiani di mettere fuori le bandiere
dell'Europa, come fu fatto ai tempi dell'Iraq hanno esposto la
bandiera della pace.
La concorrenza sleale tra i paesi
dell'unione.
L'Irlanda nel 2009 era un paese
in crisi: nel 2010 chiese un aiuto dall'Europa e dal 2012 il PIL è
in crescita, dovuto alle scelte fiscali fatte dal paese per attrarre
le multinazionali.
In Irlanda ci sono aliquote vantaggiose
per le corporation.
Lo stesso fanno altri paesi europei,
veri paradisi fiscali come le Bermude, Lussembrugo e Cipro.
C'è una corsa per proporre regimi
fiscali privilegiati: nei paesi del G20 è partita la gara al ribasso
sulle tasse, che ci porterà al crollo globale dell'economia.
La corsa al ribasso non porta benefici
alla lunga alle economie dei paesi: a guadagnare ci sono solo le
multinazionali, che hanno visto schizzare i loro introiti, il
prezzo poi lo paghiamo noi quando vediamo diminuire le spese per il
welfare, per l'istruzione, per le cure.
Il prezzo poi lo pagano le piccole e
medie imprese che sono svantaggiate rispetto a Google, Amazon e
altri.
Gli accordi con le multinazionali sono
segreti, si chiamano patent box, tax ruling: tutto legale, sebbene
sia tutto segreto, sleale.
Si concentra la ricchezza in sempre
meno persone: con la tassazione si dovrebbe ridistribuire la
ricchezza di questi big dell'industria, ma grazie agli accordi sulle
tasse, si creano monopoli, giganti economici che poi possono
competere con gli stati stessi.
Grazie al Luxleaks abbiamo
scoperto che 31 aziende italiane avevano portato la sede in
Lussemburgo per pagare il minimo delle tasse: la persona che ha
permesso di rivelare questo scandalo, Deltour, è stato processato,
per violazione dei dati, ma alla fine è stato assolto.
L'Italia è il quarto paese in Europa
per accordi con le multinazionali: i paesi si fanno una concorrenza
spietata per questi accordi, una concorrenza fratricida, una guerra
tra furbi che ha creato un danno enorme alle persone.
L'Europa unita dovrebbe essere
un'Europa senza dumping fiscale, che scardina gli schemi elusivi
delle multinazionali: le tasse si pagano dove si fanno i
profitti, questa dovrebbe essere la direttiva europea.
Ma i governi sono gelosi, si fanno la
guerra tra di loro e così le multinazionali continuano a crescere,
grazie anche al lavoro di consulenti che hanno aiutato i ricchi a
diventare sempre più ricchi, mentre si imponeva ai paesi del sud
l'austerità.
La contesa dei pensionati.
Ci contendiamo anche i pensionati in
Europa: l'agenzia pensionati portoghesi aiuta le persone in pensione
ad andare in quel paese, dove non pagheranno tasse per dieci anni.
Venite a vivere in Portogallo, non
pagherete tasse!
Ad oggi sono 1900 i pensionati che
percepiscono la pensione dall'Inps ma vivono in Portogallo: uno di
questi è il giornalista Fabrizio Del Noce.
Ex giornalista ed ex deputato di Forza
Italia che ora parla di bel clima, bel paese.
Ma anche con tanti vantaggi fiscali.
Sempre nel rispetto delle leggi …
Sono oltre ventimila i pensionati
arrivati da tutta l'Europa, anche grazie a loro il paese è uscito
dalla crisi, il PIL è cresciuto: ora il Portogallo è una meta
gettonata per i turisti, non solo pensionati.
Ma anche l'Italia farà dumping
pensionistico: nell'ultima manovra si concede una flat tax ai
pensionati che arrivano dall'estero e andranno a vivere in zone
svantaggiate.
Tutto fa brodo.
Quando la gente ha problemi a vivere,
ad avere una casa, si crea del malcontento, una insoddisfazione che
oggi si sfoga contro l'Europa.
Riuscirà a cambiare l'Europa? La
cambieranno solo le persone che andremo ad eleggere
all'Europarlamento.
La prossima puntata sarà dedicata ai
roghi nei siti di stoccaggio rifiuti al nord: il nord è la nuova
terra dei fuochi?