04 maggio 2008

Il paese alla deriva: La deriva di G. Stella e S.Rizzo

La tesi sostenuta da questo libro è che siamo ad un bivio: o aver il coraggio di cambiare rotta (sulle scelte e i comportamenti politici, economici, nel mondo del lavoro) oppure rischiamo la sindrome Argentina.
Non è il solito libro pessimista di chi, magari per fini elettorali, dice, va tutto male, fa tutto schifo ..

La deriva del paese è supportata da un Report (come quelli della trasmissione di inchiesta della Gabanelli) sullo stato-paese, un lungo viaggio nelle scuole senza computer; nei cantieri per le infrastrutture che si fanno in ritardo con le spese gonfiate; nei porti che non ricevono più merci; un viaggio nel sistema dell'energia sprecata e acquistata a caro prezzo all'estero; un viaggio nelle eterne emergenze che non si risolvono o che, anzi, si risolvono nelle solite consulenze d'oro.

Nel paese delle mille leggi che governano la vita delle imprese e delle attività private (troppe leggi, nessuna legge, nessun controllo ..); nel paese dove la macchina della giustizia è ingolfata dalla troppa burocrazia, dalla troppa carta (mai sentito parlare di email?) e i processi vengono essere rinviati all'anno del poi (sempre che prima non si prescrivano).

Mentre all'estero i manager responsabili del crac Enron finiscono in galera (e le manette servono da monito a chi vuole fare il furbetto), si fanno leggi in favore dei risparmiatori e degli azionisti, in Italia siamo ancora in attesa di sapere che fine faranno i vari Tanzi, Cragnotti, ...
Nel paese dove i dipendenti pubblici non ci sono quando servono (nelle cancellerie, nei tribunali, nelle forze dell'ordine), e che invece scoppiano in altri settori (nell'istruzione, nella politica, nella pubblica amministrazione che funziona ancora con carta bolli e timbri).

Nel paese dei condoni, della mancanza di etica, dove le condanne fanne curriculum per chi viene chiamato ad amministrare la cosa pubblica, nel paese delle lobbies nelle corporazioni, nella sanità, nelle università, nei piccoli potentati di un paese dai mille campanili.

Un viaggio che parte dalle scodellatrici, una figura professionale che esiste solo in Italia per servire alle mense scolastiche, e che finisce con le solite tabelle dei numeri, che danno la cifra della deriva. Competitività, peso nel commercio mondiale, produttività del lavoro, gerontocrazia, lottizzazione nelle Asl (medici o tesserati dei partiti), pluri-pensionati, alta velocità, crimini e sicurezza (siamo veramente un paese così insicuro?)....

Mentre siamo qui a discutere su fascismo e antifascismo, su Mussolini, sulla falce e martello nei simboli, sui redditi del vicino e sui vaffa di Grillo, non ci rendiamo conto che siamo il fanalino di cosa dell'Europa. La Spagna ci ha raggiunto e dietro abbiamo la Grecia.

Mentre discutiamo sulla sicurezza nelle città, intere regioni nel sud sono sotto il giogo della criminalità organizzata, che ricicla il denaro frutto di estorsioni, spaccio, commercio di merce contraffatta, prostituzione, nelle imprese del nord. Paradossalmente è il sud che irrora le imprese (specie quelle edili) del nord. Altro che secessione.

Questo libro, dicevo, non è il solito libro pessimista, anche se c'è poco da ridere. Il libro è dedicato, lo dicono gli autori, a chi ancora in questo Paese, vuole crederci ancora.
Come uscirne allora: investendo sulle prossime generazioni. Con l'istruzione, dove dobbiamo tornare a competere con i più grande atenei al mondo (l'università di Bologna è al 173 esimo posto). Negli istituti superiori nei quali l'informatica e Internet (come fonte di informazione e base di conoscenza comune) devono essere concretamente presenti, non solo slogan.
Difendiamo i dialetti locali, le nostre tradizioni, e non sappiamo parlare inglese per affacciarci sul mondo oltre le Alpi.
Il precedente libro di Stella e Rizzo, “La Casta” aveva tracciato il ritratto della classe politica, evidenziandone i costi, gli sprechi, i privilegi intoccabili che si passano magari da padre e figlio.
Nel frattempo molto è stato detto (di questa parole si sono riempiti la bocca in tanti) e pochino è stato fatto. La macchina politica ha tagliato sui costi alla buvette, ha bloccato stipendi, ha eliminato il rimborso pronto cassa ....
Ma il rimborso per le spese elettorali ai partiti, quello no, è rimasto. Come la differenza di trattamento per chi regala soldi ai partiti piuttosto che non a organizzazioni senza fini di lucro.

Nel frattempo è cambiato un governo che ha fatto molte promesse.
Ma le persone che governeranno sono le stesse che hanno governato già nel passato.
Non è più tempo di promesse. Cosa deve accadere affinchè si cambi? Deve arrivare veramente la catastrofe?

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2 commenti:

amaryllide ha detto...

chissà perchè Stella e Rizzo se la prendono con le bidelle e non coi manager che si regalano buonuscite miiiardarie dopo aver moltiplicato a dismisura i debiti delle aziende che "gestiscono"...non vorranno mica guardare il dito anzichè la luna rappresentata da una borghesia ignorante fuori dalla storia (di cui i proprietari del loro giornale è degna rappresentante) che vuole far pagare sempre ai lavoratori le colpe della propria arretratezza?

alduccio ha detto...

Se la prendono anche con i manager, con i politici e tutto il resto .. il capitolo sulle bidelle fa da introduzione per spiegare un sistema che è poco razionale ed efficiente.
Aldo