Sostiene Scalfari che il nostro premier sia un grande attore, abituato a calarsi nelle parti che si sceglie.
In campagna elettorale si era scelto la maschera dell'anticomunista, del paladino delle libertà, del baluardo contro la criminalità portata nel paese dal governo Prodi, del salvatore della patria.Ora la maschera è cambiata: ora indossa quella del grande statista, di Alcide de Gasperi o meglio, di Aldo Moro, colui che inventò il "compromesso storico".
E il sistema di informazione che gli gira attorno è pronto ad incensarlo: ultimo della fila, Adriano Celentano, per cui sarà già pronto il vitello grasso.
Non importa se non ne abbia la statura politica e morale (per il semplice fatto che Moro o De Gasperi non ebbero precedenti giudiziari).
Lui ci crede: ma noi come cittadini consapevoli, e non come cittadini abituati ad applaudire a discorsi del predellino, sappiamo chi è la persona in oggetto. Uno capace di cambiare maschera quando serve.
Strano paese il nostro: visto da fuori che immagine diamo?
Un paese dove si festeggia uno scudetto in una piazza mentre in un altra si assiste allo scontro con la polizia.
A Napoli si festeggia con l'immondizia in strada (San Silvio non ha fatto il miracolo di far sparire l'immondizia, ma l'ha coperta col segreto di Stato).
Ma nel resto dell'Italia si festeggia la liberazione: dai comunisti cattivi che hanno governato l'Italia per tanti anni. Dagli immigrati clandestini che vengono ad inquinare la nostra civiltà.
Certo poco importa che, senza quei clandestini, un intero sistema industriale andrebbe a rotoli, anche nel ricco nord est.
Poco importa se tanti di quei clandestini criminali sono poi le badanti che curano i nostri anziani.
Poco importa che questa deriva xenofoba sta creando un incidente diplomatico con la Spagna, che ci accusa di criminalizzare i diversi, poco imposta se ci sta facendo fare una brutta figura internazionale.
Poco importa: dopo le dichiarazioni sulle regole d'ingaggio in Libano (subito smentite da Frattini); dopo aver visto il ministro della difesa in jeans e mimetica che va in Afghanistan a lamentarsi sulle trasferte dell'Inter (in polemica con l'Osservatorio sul Viminale); dopo le polemiche con la Libia sul caso Calderoli ..
Zitti tutti allora: scende il campo il grande attore. Si alzi il sipario, si spengano le luci e silenzio in sala.
A questo siamo arrivati, ma c'è una logica nella follia d'aver cavalcato la paura fino a questo punto: poiché miracoli in economia non se ne potranno fare, bisognava suscitare un nemico interno sul quale scaricare le tensioni e doveva essere un nemico capace di concentrare su di sé l'immaginario della nazione. Ora quell'isteria dell'immaginario ha preso la mano da Napoli a Verona e può dar luogo a conseguenze assai gravi.
1 commento:
Ho apprezzato l'intervento di Scalfari di ieri sera a Che tempo che fa. Ma non era questo quello che volevo dire... hai citato Matteotti. Ieri quando ho sentito la notizia del tentativo di rapimento da parte dei rom di un bambino, come ho scritto nel mio post, ho subito pensato al Ventennio, al tipo di politica intrapresa prima che si arrivasse alla dittatura.
Ciò che sta succendo in questi mesi ha troppe connessioni con la storia di 60 anni fa. Ma ciò che più inquieta è il fatto che la gente non se ne rende conto. Oppure se se ne rende conto non muove un dito.
Per inciso, rispetto al tuo commento sul mio blog, hai assolutamente ragione. Carla
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