29 febbraio 2016

Noi che gridammo al vento, di Loriano Macchiavelli

Incipit:
L'hanno costruito in una posizione strategica, su una collina a 250 metri sul livello del mare, sud della città. Dominava e controllava il traffico nello stretto di Messina.Forte Petrazza.È su due piani collegati da una rampa, nel piazzale d'ingresso. Vista dal mare, la struttura grigia e massiccia incuteva un certo rispetto. Forse per i quattro cannoni e sei obici che spuntavano dalle mura. E per numerose feritoie dalle quali potevano scaraventare in mare chissà quali ordigni.Chi entrava e usciva dallo stretto passava sotto la sua sorveglianza. Un tempo, alla fine dell'ottocento, era così. Nel 1980, era lo stesso, solo che gli obici non c'erano più. C'erano binocoli che scrutavano notte e giorni chi arrivava dal mare aperto e chi usciva in mare aperto.

Dopo Strage (che si aggancia al finale di questo libro, costituendone una continuazione), Loriano Macchiavelli ritorna a raccontare in forma romanzata un altro dei misteri d'Italia, la formula usata per chiamare gli atti criminosi della nostra storia recente, rimasti senza mandanti e con moventi oscuri.
Strage partiva dalla bomba alla stazione di Bologna, esplosa il 2 agosto 1980, per raccontare dei salotti dove si ritrovavano massoni e politici, dei legami tra mafia e politica, utilizzando dei personaggi inventati che si ritrovavano in storie più grandi di loro.

Noi che gridammo al vento” ha al centro la strage di Portella della Ginestra, che viene raccontata attraverso i ricordi e le testimonianze di alcuni dei sopravvissuti alla strage che, dopo 36 anni (nella primavera del 1980), si ritrovano a Palermo e nel paese di Piana degli Albanesi.
Ci sono Stella, nata e cresciuta a Piana e poi trapiantata in Svizzera: all'inizio della storia non sappiamo che mestiere faccia e perché dopo tanti anni sia scesa in paese. Forse lavora in uno studio di costruzioni ma sappiamo che le sue notti sono offuscate dagli incubi in cui sente ancora le raffiche di quei mitra della banda di Salvatore Giuliano (e non solo della sua banda ..).
Qui Stella incontra Vito, anche lui nato a Piana e poi scappato via, per una fuga che l'ha poi riportato alle sue origini, alla sua passione per i posti natii, la rocciosa Kumeta e la magnifica Pizzuta, l'azulene usato per pitturare i muri delle case, la masseria Ducco, il dialetto di origine albanese usato dai contadini del posto (Arberesh).
Stella incontra in paese anche Eva e Ditria, due amiche che la ospitano e che pure loro sono state testimoni e vittime della strage. Ma dal paese non se ne sono mai volute andare.

Ma ci sono anche altri personaggi nel racconto, gli antagonisti: Ceschina (la ragazza che abbiamo già incontrato in Strage) e Antonino Bontà il capo mafia di Palermo, don Giuseppe Agàte, vecchio capomafia testimone di un antico e scellerato patto sottoscritto dagli americani con Cosa nostra nella seconda guerra mondialle ..
E, infine, c'è 'u miricanu, George, italo americano mandato dalle famiglie di Cosa nostra americane in Sicilia con in mano dei documenti compromettenti, capaci di mandare all'aria lo stato democratico.
Documenti che parlano di Portella della Ginestra: la famosa lettera di Giuliano, di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai tirato fuori, e altri scritti del bandito in cui aveva indicato chi aveva sparato sui contadini in festa e dei mandanti a volto scoperto della strage. Politici della Democrazia Cristiana, ministri, monarchici. Alcuni dei quali sopravvissuti fino all'oggi della narrazione, come Zombi:
Zombi sapeva.Zombi c'era, nel 1947.Zombi era già dentro gli ingranaggi poiù segreti della politica. Sapeva quanto e in che modo alcuni membri del governo e dei servizi nel '47 fossero implicati in quel maledetto imbroglio che, a distanza di anni, esattamente trentatre, faceva ancora paura.Sapeva dov'erano e quali i materiali compromettenti. Conosceva le capacità della mafia di interferire nei fatti politici italiani

La strage di Portella, quel 1 maggio del 1947.
Avevo la bocca piena di solee di aria tiepida di primaveraquella mattina di maggio, su a Portellae avevo gli occhi pieni di gentee di canti, e di bandiere rosseche sventolavano orgogliose ed allegre


Comincia con questi versi la poesia di Guccini, che termina con versi dove le persone che erano saliti a Portella, per festeggiare assieme il 1 maggio, dopo la guerra, dopo la miseria, dopo la fame, dopo il fascismo, si sono trovati
la bocca piena di terrae d’erba, e di sangue,e di sassi, di Portella della Ginestra”.

Portella è una ferita aperta, perché ancora aperta è la ricerca della verità: la fine delle illusioni per l'arrivo finalmente di una stagione di cambiamento, che metteva fine a latifondo e soprusi, nei confronti dei contadini.

Festa gioiosa che fu interrotta dagli spari, dalle granate, dalle raffiche del mitragliatore Breda di Giuliano: sappiamo che a sparare c'erano anche militari addestrati come quelli della X Mas, i mafiosi di S Giuseppe Jato e Pirittello. Portella fu il primo segreto di Stato, il primo segreto inconfessabile (forse ancora oggi) della classe politica: con la strage di Portella della Ginestra si sperimentò per la prima volta l'uso del terrore come arma politica per spaventare le persone, per destabilizzare la situazione nell'ottica di stabilizzare in senso conservatore la situazione politica e sociale.
Dopo la vittoria del blocco delle sinistre in Sicilia alle elezioni regionali del 1947, dopo la scelta per cui l'Italia doveva rimanere sotto l'influenza degli americani, con la Democrazia Cristiana a guidare il paese e la mafia cui era delegato la gestione del potere locale.
Lo raccontano Omero (uno che potrebbe avere novant'anni o forse duemila e più, cieco per aver visto troppo, le guerre, la miseria e la strage) e il Professore:
Alle elezioni del 20 aprile del 1947, il blocco del popolo ottenne la maggioranza. La mafia non poteva permetterlo. Neppure la classe politica.Il potere, Professore, il potere. Cosa non si fa per conservarlo. Crisi sociali, crisi economiche, connivenze politiche, clientelismo ..E il bandito Giuliano e la strage di Portella della Ginestra e la strategia della tensione con le sedi del sindacato e del partito incendiate, attivisti e innocenti ammazzati, caserme dei carabinieri attaccate, depistaggi ..La mia opinione, Professore, è che la perversa alleanza di quegli anni abbia fatto capire alla mafia, e anche alla politica, che la collaborazione con lo Stato è più conveniente della guerra.Ne sentiremo parlare negli anni a venire, Professore, senza arrivare alla verità. E ne porteremo i segni sulla nostra carne.

I protagonisti della storia.
A tutti i protagonisti di questa storia, che stiano dalla parte della legalità o dell'illegalità (capiremo nel corso del libro come sia labile questo confine), è stato tolto qualcosa.
Sono le proprie radici, il proprio passato, la felicità dei giochi dei bambini che è stata loro tolta: le raffiche di mitra che popolano gli incubi di Stella, nascono da quel 1 maggio, in cui bambina di sei anni, si è salvata dalla morte.
Vito, pure lui dopo la strage se ne è andato per il mondo per poi tornare al paese e scoprire che tutto quello che amava nella vita era lì.
Anche a Ceschina, la protetta del boss Bontà, hanno tolto sei mesi della sua vita di adolescente: rapita a quindici anni durante la prima guerra di mafia, rimasta nascosta al buio dentro una tana, incatenata ad un palo. Per uscire senza più lacrime da piangere e con la sola volontà di vendicarsi.
Ma Stella, Vito e Eva e Ditria si conoscevano da prima di questo loro incontro: e sarà proprio l'andare indietro nella memoria e nelle foto del passato che farà scoprire a Stella la causa dei suoi incubi.

Ma questo romanzo non ha al centro solo il passato dei protagonisti e le loro ferite: è una storia di spie e intrighi, dove come si è anticipato prima, il confine tra legale e illegale è sottile.
Come alla fine della seconda guerra mondiale, anche ora in Sicilia è tutto un pullulare di spie e di agenti di servizi, deviati per natura.
Si può essere uccisi o uccidere per dei documenti su cui poggia la nostra traballante democrazia.
E il finale di questa storia non è per nulla confortante: da Piana degli Albanesi torneremo a Bologna:
BOLOGNA 2 AGOSTO ORE 10.20il cielo è un forno di pane pronto per la cotturascappare sul mare di questa pianura e poiapprodare a isole azzurre felici ma tu
BOLOGNA 2 AGOSTO ORE 10.21dicevi dicevi tu dicevi che hai bisogno di rifletterese in questi giorni le parole hanno un sensoanche fra noi
BOLOGNA 2 AGOSTO ORE 10.22d’accordo, non si può buttare via niented’altra parte non è possibile conservare tutto negli angoli dellamemoriasalvare l’indispensabileNotizia, di Roberto Roversi

Che fare allora, rassegnarsi al mistero, anche se è lì, a portata di mano e più che un mistero di dovrebbe dire segreto?
Lasciare che tutto scorri via, il dolore, le vite, la sofferenza, le angherie e le ingiustizie nei confronti degli ultimi?
Ricordare, portarsi dentro un pezzo della storia, come quella di Karushi, il sindacalista ucciso dalla mafia negli anni '20:
Il primo sole lo fece splendere di luce.
Sfilò davanti a lui il pianto di Piana e dei tanti, partiti a piedi o a dorso di mulo, non appena il vento portò ai compagni il nostro grido.
Noi abbiamo sempre gridato al vento il nostro dolore.
La scheda del libro sul sito di Einaudi.
I link per ordinare il libro su Amazon e Ibs

Altri riferimenti:
- Il film di Paolo Benvenuti Segreto di Stato
- Il blog di Giuseppe Casarrubea 
- Lupara nera , di Giuseppe Casarrubea e Mario Cereghino.
La “Santissima trinità” di Nicola Tranfaglia



Presa diretta – chi ha paura degli Ogm?

L'Humanitas, è un centro di ricerca tra i più importanti a Milano: l'inchiesta di Riccardo Iacona e degli altri giornalisti di Presa diretta sugli OGM è partita da qui, incontrando  il professor Mantovani, uno dei massimi esperti di immunologia.
La scoperta del suo gruppo sulle cause dei tumori ha fatto il giro del mondo: siccome il tumore addormenta il sistema immunitario, scopo della sua ricerca è stato quello di rieducare i “poliziotti corrotti”, lavorando su un farmaco che toglie di mezzo queste cellule.

Al prof Mantovani è stato chiesto degli Ogm: la risposta è stata che non è vero che le piante modificate provocano il tumore, questo dicono i dati epidemiologici e gli studi. E sulle allergie, il dato è lo stesso.
L'Italia ha fatto una scelta draconiana: niente ogm e nessuna ricerca sugli organismi geneticamente modificati.

Silvio Garattini, medico e docente, sugli Ogm dice che in Italia la scienza conta poco, sia per la politica che per l'opinione pubblica. A cominciare dalla scuola, che non insegna nulla: in una società tecnologizzata, non da elementi per conoscere la scienza.
La politica non pensa che la scienza possa contribuire alla nostra cultura: bloccare la ricerca sugli ogm è sbagliato, avevamo forse paura che si potesse dimostrare che andavano bene?

In Italia è vietato produrre piante Ogm ed è vietata anche la ricerca: è stata bloccata dal 2001 e da allora il divieto non è stato rimosso. Nel resto dell'Europa gli scienziati possono far ricerca e ci sono poi 5 paesi dove si può anche produrre.
Quanto è sensato questo divieto? Perché gli ogm fanno paura agli italiani?

Università di Como: qui lavora Dario Bressanini, un ricercatore che si è occupato di organismi modificati anche in un libro (Pane e bugie, Chiarelettere) che sfata tutte le teorie che girano.
Come la fragola-pesce: questa fragola non esiste. L'altra fragola è che gli ogm sono sterili: nessun ogm in commercio (come la Soia) è utilmente riproducibile.
Le modifiche alle piante si sono sempre fatte, in realtà, dal frumento, alle verdure: così dal farro si è arrivati al frumento.

Tutti gli studi scientifici sugli ogm dicono che le piante si comportano come le piante non modificate, che possono coesistere e infine che non fanno male alla salute.
Lo dicono pubblicazioni indipendenti, non pagate da soldi pubblici, come Oms.
Gli Ogm sono scagionati anche dall'EFSA, che ha autorizzati in Europa mais e soia.

Federico Infascelli è un ricercatore dell'università di Napoli, uno degli anti ogm: aveva riferito in Senato, della pericolosità dei mangimi modificati.
Ma i suoi articoli erano manipolati, un falso: lo ha scoperto un suo stesso collega di Ivrea.
Le foto negli articoli sono stati modificati da un sw di foto-ritocco e dovevano dimostrare la pericolosità di questi prodotti.
Con questi articoli si costruiscono carriere, si condiziona la politica e l'opinione pubblica.

Elena Cattaneo è stata la prima a capire che queste pubblicazioni avevano qualcosa di sbagliato, dopo averlo sentito all'audizione in Senato: è un fatto gravissimo, come un delitto alla scienza, dice la senatrice.

La preside della facoltà di Pisa ha invece espresso dubbi su una tossina presente nel mais ogm: la professoressa Giovannetti è comunque favorevole alla sperimentazione, che va vagliata dalla politica.

Cosa abbiamo perso bloccando la ricerca sugli Ogm?
Presa diretta ha sentito gli scienziaticui è stata impedita la sperimentazione in campo aperto, ricerca tra l'altro finanziata da fondi pubblici. Cosa ci siamo persi?
Università di Ancona, professor Mezzetti: nel frigorifero conserva le piantine modificate, che non possono essere piantate.
Mele, ulivo, non solo mais: abbiamo perso miliardi di lire in ricerca e competenze, per quanti scienziati hanno dovuto emigrare per continuare la ricerca.
Il pomodoro San Marzano è suscettibile ad un virus ma siccome non possiamo modificarlo, lo abbiamo perso e il vecchio pomodoro non può essere coltivato.
Mezzetti lavorava su fragole più grandi, su pomodori senza semi: lavori pubblicati e che avevano riscosso un certo successo nella comunità.
Nel 2007 ha dovuto bruciare le piante e le ricerche le stanno portando avanti altri, in India e America: un rogo medioevale, che ci ha lasciato indietro nella ricerca, anche se per fortuna Mezzetti sta ora lavorando per un progetto europeo. 

Il prof. Sansavini aveva prodotto la mela transgenica, resistente ad un fungo che distruggeva il raccolto e per cui i produttori sono costretti a usare prodotti chimici.
Il suo lavoro è stato bloccato, perdendo soldi e tempo: ora questa procedura è stata adottata in Svizzera.
Dietro il lavoro di ricerca non ci sono le multinazionali che non erano interessate: lavorano sulle grandi commodity, non sulla frutta e sulla verdura italiana.

Viterbo, il professor Ruggini ha lavorato su un progetto su kiwi e ulivi transgenici: erano resistenti al freddo e alle malattie, i suoi prodotti. Ma nel 2012 le ruspe hanno abbattuto le piante.
In Italia il quadro legale esiste, ma mancano le normative a livello regionale: il professor Ruggini aveva preso numerosi fondi dalle regioni, centinaia di migliaia di euro ora buttati, solo per della burocrazia.
I risultati di Ruggini sono arrivati in California: per la delusione ha restituito al presidente della Repubblica l'onorificenza ricevuta dallo Stato.

Gli Ogm sono la frontiera per una agricoltura sostenibile: ma non in Italia.
A Napoli il prof. Defez usa batteri modificati geneticamente per far crescere le piante, senza usare fertilizzanti (risparmiando in petrolio e con minore inquinamento di azoto e fosforo).
Questa tecnologia è brevettata in laboratorio dall'Italia, ma non la si può usare: un paradosso italiano che al ministero dell'agricoltura dovrebbero spiegare.
In America, le aziende sementiere sarebbero anche sono interessare a questo brevetto, in capo al CNR. Ma rimane tutto bloccato, in attesa che la politica prenda atto di quanto le sta dicendo la comunità scientifica.

Non è così in America: a Berkeley Liza Boschin ha incontrato un ricercatore nel ramo degli Ogm dove si lavora a piante resistenti a malattie e siccità.
Per esempio pomodori resistenti alla malattia, con dentro geni del peperone o altre piante più resistenti e che richiedono meno pesticidi, specie quelli cancerogeni. Un altro ricercatore sta lavorando sulla Yucca, per trovare una versione della pianta che resista alle malattie.
Coi cambiamenti climatici e con l'arrivo di nuove malattie serve puntare ad una agricoltura sostenibile, con meno pesticidi e che richieda meno prodotti tossici: per nutrire più di sei miliardi di persone servono le piante modificate geneticamente, spiegano i ricercatori incontrati dalla giornalista.
Serve che si appoggi la scienza, non si deve rifiutare i suoi risultati!

Negli USA biologico e ogm convivono, le due industrie non si fanno la guerra: le vendite del biologico hanno rappresentato 5 miliardi di dollari, in crescita.

E in Italia? Gli ogm sono entrati nei mangimi dei nostri animali, perché ogni anno importiamo tonnellate di mais modificato e lo diamo ai nostri animali. A che serve allora il divieto, se poi gli ogm rientrano nella nostra dieta indirettamente?

Il mais italiano è intaccato da una malattia, per cui siamo costretti ad importare il 40% del prodotto, raccontano allASSALZOO, l'associazione dei produttori della filiera zootecnica: il mais BT è immune all'insetto che provoca la malattia, l'ogm sarebbe sicuro per i consumatori e converrebbe anche per i produttori perché consuma meno acqua e azoto.
Il divieto dell'OGM causa anche questi problemi: nessuno produce mais OGM in Italia  per il divieto e nemmeno il mais non modificato per paura della atoflossina, si preferisce comprare all'estero.

A Padova Iacona ha incontrato una produttrice di grana padano: alle mucche da latte si da soia e mais geneticamente modificato, che però non possono essere coltivati per legge.

Ci sono poi i prodotti che vengono dalla filiera del latte: come il latte prodotto dalle mucche che diventa il formaggio che mangiamo.
Facciamo la guerra ai ricercatori che non possono fare ricerca in campo aperto sugli Ogm, agli agricoltori che non possono produrre mais OGM ma solo importarlo. Ma gli ogm sono già entrati nella nostra catena alimentare.
Di cosa abbiamo paura?
Il ministro Martina non ha accettato la richiesta di intervista: ha risposto alle domande sul dossier OGM, ha annunciato un piano sulla ricerca per il miglioramento genetico, da 21 ml.

Li importiamo, gli OGM per la gioia di Coldiretti, ha scritto su l'Espresso il giornalista Massimo Riva: il ministro Martina ha risposto al giornale, spiegando che la ricerca deve salvaguardare la diversità e che altri paesi europei si sono detti contrari agli ogm, come l'Italia.
Sposa l'utilizzo di ricerca sostenibili, il genoma editing: una modifica al dna molto precisa.

La senatrice Cattaneo è intervenuta in risposta al ministro: il genoma editing è comunque una modifica del dna e non è detto che sia più sostenibile.
Assurdo che sia un ministro a dire ai ricercatori come devono lavorare: impedisce ai ricercatori di cercare il meglio per i cittadini, non dovrebbe essere Martina che decide cosa è meglio per il paese.

E comunque la ricerca rimarrà confinata nei laboratori, rimane il divieto di lavorare nei campi: altre azioni stanno investendo di più nel settore, come la Germania.
Perché questo paese rimane preda al peggior oscurantismo?


28 febbraio 2016

Cari signori del family day

Magari non ce ne accorgiamo più, perché la nostra attenzione non può rimanere fissa sullo stesso problema.
Ma mentre si discuteva della Cirinnà, della stepchild adoption e i bambini venivano usati come arma (dai difensori della famiglia tradizionale), altri bambini morivano affogati nel tentativo di sbarco sulle coste europee.
Ecco, cari signori dal family day, dimostratemi che per voi ogni vita umana conta, non solo quella dei bei bambini occidentali.

Ma gli Ogm fanno male?

A Presa diretta due consuete inchieste che si occuperanno di OGM e di cambiamenti climatici.
Partiamo dagli Organismi Geneticamente Modificati: in Italia non solo è vietata la coltivazione di prodotti OGM, ma anche la ricerca. Non è vietato però l'alimentazione degli animali da allevamento con prodotti contenenti Ogm, che è una contraddizione non da poco. Sugli Ogm non si riesce a portare avanti una discussione scientifica sia sulla loro sicurezza che per la sostenibilità per i nostri contadini di questo modello.
Gli Ogm fanno male? È vero che i contadini poi sarebbero legati mani e piedi alle grandi industrie dell'agroalimentare per le sementi?
L'inchiesta cercherà di fare chiarezza su questo argomento.

La scheda della puntata: Chi ha paura degli Ogm
Ancora due diverse inchieste per la prossima puntata di PRESADIRETTA. Una dedicata all'alimentazione e agli Ogm e una al cambiamento climatico del pianeta.CHI HA PAURA DEGLI OGM? L'Italia è il paese dove non solo è vietata la coltivazione di Organismi Geneticamente Modificati ma anche la ricerca in campo aperto. E' giustificato questo proibizionismo e quali sono le conseguenze di questo divieto?Negli altri paesi europei, pur avendo una legislazione molto restrittiva, la ricerca sugli Ogm si continua a fare non solo in laboratorio, ma anche nei campi. E questo vuol dire posti di lavoro, generazioni di scienziati che portano avanti la ricerca, produzione di brevetti, indotto economico, insomma una bella fetta di Pil.A PRESADIRETTA una attenta analisi dei pareri della scienza sulla domanda che più di tutte divide l’opinione pubblica: gli Ogm fanno male?Gli studi scientifici italiani e internazionali, sono tutti concordi nell'affermare che gli Ogm non interagiscono negativamente con l'uomo o con gli animali. Cioè, non fanno male alla salute. A dirlo sono l'Accademia dei Lincei, la Federazione Italiana Scienze e Vita, che rappresenta più di 10mila scienziati italiani, la Royal Society che è la prestigiosa Accademia delle Scienze inglese, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Efsa cioè l’Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare e altri ancora.Allora perché il dibattito presso l'opinione pubblica si limita sempre e solo alla stessa domanda: ma gli Ogm fanno male?


In Bolivia gli effetti del riscaldamento si stanno mostrando adesso, non tra venti o quarant'anni: la vita delle persone è condizionata ora dalle alluvioni, dalle siccità, dalle coltivazioni che scompaiono come scompaiono i terreni per l'allevamento.
I cambiamenti climatici influenzano dunque la vita sociale, economica, industriale del paese che ora dovrà affrontare in fretta questi problemi.
Le immagini del servizio di Presa diretta dovrebbero far riflettere noi occidentali e noi italiani, prima che questi problemi (che si stanno manifestando anche qui ) siano irreversibili.
Intere zone del sud del paese sono a rischio desertificazione (anche per problemi nella rete idrica, piena di falle). Ogni autunno o primavera arrivano le solite piogge “impreviste” che mettono in crisi i tombini delle metropoli, le colline disboscate franano, i fiumi i cui argini non sono curati esondano.

La scheda della puntata:
MADRE TERRA. Nella seconda parte di PRESADIRETTA un reportage dalla Bolivia per parlare del cambiamento climatico e dei suoi effetti. In quel paese, si vedono già adesso.Le telecamere di PRESADIRETTA hanno fatto un lungo viaggio nel paese sudamericano per capire l’impatto del cambiamento climatico sull'economia e sulla vita quotidiana. Gli effetti sulla vita della popolazione sono drammatici. Siccità e piogge torrenziali, ghiacciai che si fondono e laghi che scompaiono, coltivazioni e allevamenti a rischio, emigrazioni forzate. Insomma, l’intera catena produttiva ed economica del paese è stata messa in ginocchio dal cambio del clima. In esclusiva per PRESADIRETTA, la denuncia del presidente boliviano Evo Morales contro un modello sbagliato di sviluppo: “La Madre Terra che ci dona la vita non può essere ridotta a una merce. Tutti noi dobbiamo assumerci la responsabilità di prenderci cura della Madre Terra”."CHI HA PAURA DEGLI OGM” e "MADRE TERRA" sono un racconto di Riccardo Iacona con Liza Boschin, Sabrina Carreras, Elena Marzano, Massimiliano Torchia.

Sul sito di Panorama, un'anteprima del servizio:
0,04% Questo è il contributo della Bolivia alle emissioni di gas che stanno provocando il cambio climatico. Eppure in 5.000 kilometri di viaggio e 5.000 metri di dislivello, non abbiamo incontrato ecosistema in questo paese che non stia subendo le conseguenze del riscaldamento globale. La Bolivia, grande quanto Germania, Francia e Regno Unito insieme, è uno dei Paesi con il maggior numero di biodiversità al mondo. Gli altipiani andini a oltre 4000 metri, i deserti di sale lasciati da antichi oceani rimasti intrappolati fra le montagne, i boschi secchi e quelli umidi, la foresta amazzonica: tutti ambienti estremi e delicatissimi e tutti abitati da popolazioni che basano la loro economia su questi microclimi.
Il 21 gennaio Evo Morales, il primo Presidente indigeno del Paese, ha festeggiato dieci anni di governo. La filosofia tradizionale andina ha un ruolo chiave nella sua politica, basata sul rispetto dell’ambiente e sulla necessità di ristabilire un ordine di priorità fra sistemi attuali di produzione e consumo e tutela dell’ambiente.
Saliresti su un aereo che ha il 50% di probabilità di cadere? Allo stesso modo l’umanità ha il 50% di possibilità di sopravvivere se non cambiano i nostri ritmi produttivi. Solo che né abbiamo la possibilità di scendere da questo aereo né stiamo facendo qualcosa per rallentare il riscaldamento globale” ci ha detto Morales in un’intervista.Il giorno dei festeggiamenti in piazza Murillo a La Paz, dove si affacciano il Parlamento e il Palazzo del Governo, i rappresentanti delle popolazioni indigene hanno bruciato le offerte tradizionali alla Pachamama, la divinità tradizionale Inca che rappresenta la Madre Terra.

26 febbraio 2016

Dentro gli ingranaggi dello Stato – (da Noi che gridammo al vento)


La strage di Portella dellaGinestra, raccontata dal romanzo di Loriano Macchiavelli (“Noi che gridammo al vento”) a diversi anni di distanza: siamo nel 1980 e alcuni documenti compromettenti per lo Stato vengono usati da parte della mafia per ricattare lo Stato.
Mafia e Stato si incontrano, per trattare, per capire fino a dove si può portare avanti la trattativa.
I mafiosi di Palermo da una parte e un ministro della repubblica ("zombi") dall'altra parte: uno che già nel 1947 era dentro gli ingranaggi dello Stato. E dell'antistato.
Zombi sapeva.Zombi c'era, nel 1947.Zombi era già dentro gli ingranaggi poiù segreti della politica. Sapeva quanto e in che modo alcuni membri del governo e dei servizi nel '47 fossero implicati in quel maledetto imbroglio che, a distanza di anni, esattamente trentatre, faceva ancora paura.Sapeva dov'erano e quali i materiali compromettenti. Conosceva le capacità della mafia di interferire nei fatti politici italiani e sapeva che nel '70 Salvatore Greco aveva progettato un colpo di Stato in Sicilia; che Liggio aveva deciso di sua volontà di creare un clima di tensione nel mondo politico; che gli attentati, le bombe, l'omicidio Scaglione non servivano a dimostrare che la mafia c'era ed era potente, ma perché doveva scassare, parola che avrebbero usato poi i pentiti, la credibilità del governo italiano e creare le condizioni per un colpo di Stato.Zombi sapeva e poteva quindi orientare gli avvenimenti, muovere le pedine. [..]Bastava far passare la convinzione che lo Stato non era in grado di evitare una nuova offensiva di Cosa Nostra perché l'estensione territoriale del suo potere, ormai radicato anche al nord, e le infiltrazioni nei punti nevralgici dei vari servizi più o meno segreti, non avrebbero consentito di contrastarla ..
Noi che gridammo al vento, Loriano Macchiavelli - Pagina 111-112 (Einaudi)

Win win, o quasi (sulle unioni civili)

Alla fine hanno vinto tutti, col voto i fiducia di ieri sera sulla legge per le unioni civili, ex Cirinnà.
Ha vinto Renzi e la maggioranza renziana del PD che ora possono vantarsi di avere approvato una legge che allarga diritti e che avvicina l'Italia al resto dell'Europa.
Cosa che la sinistra sinistra, quando ha governato (Vendola, Fassina) non era riuscita a fare.
Ha vinto anche Alfano e i cattodem che, con le loro pressioni, sono riusciti ad aggiutare la legge, a togliere di mezzo quelle parti contronatura (come le adozioni). Un giorno ci spiegheranno come si conciliano rendition, respingimenti, reati di clandestinità con la natura di essere cattolici.
Si può dire che hanno vinto anche gay e lesbiche, basta che si accontentino del bicchiere mezzo pieno: mi riferisco al senatore Lo Giudice che fino a ieri era contrario allo stralcio.
Dal sito del senatore è sparita la pagina dove si felicitava per la scelta di Renzi nel non stralciare dal testo la parte sulla stepchild (recuperata dalla cache):
“Finalmente, dopo il balletto della false indiscrezioni dei mesi scorsi, arriva chiara e netta la conferma di Matteo Renzi: il Pd sosterrà il suo disegno di legge sulle Unioni civili anche nella parte che consente ai bambini che vivono in famiglie omogenitoriali la certezza delle loro relazioni familiari. Ora si può andare  verso l’approvazione del ddl a fine gennaio ed entrare finalmente nell’Europa dei diritti civili”. Il senatore Pd Sergio Lo Giudice saluta così le parole del premier che questa mattina, nella conferenza stampa di fine anno, ha detto di no allo stralcio dell’art.5 del ddl 2081, in calendario per il 26 gennaio in Senato.“Il ddl Cirinnà ci consentirà di raggiungere quella fascia di paesi che non hanno scelto, come hanno fatto 14 Stati europei,  la strada maestra del matrimonio egualitario, ma hanno preferito una tutela ridotta delle coppie lesbiche e gay. Evocare, come qualcuno continua a fare, ulteriori mutilazioni o ridimensionamenti di quel testo significa avere lo sguardo rivolto al passato – prosegue Lo Giudice-.Lo scorso luglio la Corte europea dei diritti umani ha sanzionato l’Italia per non avere riconosciuto il diritto alla vita familiare delle coppie same sex, mentre pochi  giorni fa la Corte d’Appello di Roma ha confermato l’adozione di una bimba da parte della sua seconda mamma . Il tempo della politica è abbondantemente scaduto. Abbiamo un buon testo, frutto di una mediazione lunga e faticosa fra posizioni molto diverse: non ci resta che approvarlo in fretta” .
Un pochino ha vinto anche Verdini che, un po' alla volta, sta mettendo piede nel governo: ieri sera ad Otto e mezzo il presidente della regione Toscana Rossi faticava a spiegare che il voto di fiducia non c'entra niente, non significa nulla, che nemmeno a lui piace Verdini ..

Renzi (e anche Alfano) sono riusciti a raggiungere l'obiettivo e pure ad attaccare il M5S, facendogli fare la figura dei voltafaccia, inaffidabili, reazionari.
Si sono lasciati mettere all'angolo, con la storia del canguro (appena annunciato e mai messo ai voti).
Hanno vinto tutti, o quasi.

25 febbraio 2016

Il pifferario

Da leggere: Elena Cattaneo, senatrice e ricercatrice, sul pifferaio Renzi.

Sovranità limitata

Che barba, che noia .. siamo ancora qui a parlare di democrazia a sovranità limitata! Roba da dietrologi, complottisti, vecchi professoroni noiosi.

Eppure in pochi giorni siamo testimoni di fatti che fanno sorgere troppi dubbi sui pieni poteri della nostra democrazia.
L'allora presidente del Consiglio Berlusconi era intercettato da un paese che, almeno sulla carta, è nostro alleato ma che, a quanto pare, poco si fidava di noi.
Pensare che noi italiani abbiamo posto, con cinque presidenti del Consiglio diversi, il segreto di Stato sulla vicenda del rapimento dell'Imam Abu Omar a Milano. La rendition operata dalla Cia con la collaborazione del Sismi.
Noi italiani sapevamo che l'Imam era stato rapito, portato in Egitto e torturato. Quali segreti abbiamo tutelato, nell'interesse dello Stato?
Certo, noi non abbiamo ancora una legge contro la tortura.
E l'Egitto era, ed è, un paese con un governo amico degli Usa e poco incline alla trasparenza e alle proteste di piazza. Come è emerso nel caso di Giulio Regeni.
Come è morto e perché, questo ragazzo, che voleva comprendere il mondo?
Sapremo mai la verità, oppure ci accontenteremo della “forma dell'acqua” che l'Egitto e la nostra diplomazia darà alla vicenda?
Abbiamo tanti interessi in Egitto, specie ora che Eni ha avuto la concessione per lo sfruttamento del giacimento di gas scoperto questo autunno al largo dalle coste egiziane.

Democrazia limitata nella nostra politica internazionale: diamo le basi italiane per i droni americani e lo veniamo a sapere dai giornali americani.

Democrazia limitata anche dal punto di vista economico, dopo esserci legati mani e piedi a questa Europa dell'austerità, dell'euro, che si basa sulle esportazioni dei paesi del nord, sull'egoismo di certi paesi nei confronti della questione dei profughi, sul surplus delle bilance commerciali della Germania e della contrazione dei salari.

24 febbraio 2016

Quelli che si riscoprono semiologi

Notoriamente l'Italia è uno dei paese dove si legge di meno in Europa, anche tenendo nel paniere dei libri le barzellette di Totti e i libri della Littizzetto. Figuriamoci allora quanto vengono letti i saggi di filosofia e semiotica. Due argomenti su cui il professor Umberto Eco era competente.
Come al solito noi italiani, che spaziamo nei nostri ragionamenti dal calcio al bail in, abbiamo voluto dire la nostra anche sull'opera di Eco.
Passi per i commentatori da bar.
Ma quelli che si sono riscoperti semiologi di giornata, per usare una battuta (che Eco aveva un buon sense of houmor) non hanno almeno provato un pizzico di vergogna?
Nel 2012 Eco era tra quelli che scesero in campo per difendere la Costituzione dalle mani di Berlusconi.
In tempi non sospetti se l'era presa con la rete e i social media che “danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere: ora hanno diritto di parola di un premio Nobel”.

Sono quelli per cui Mussolini ci ha dato le pensioni, col duce si dormiva con le porte aperte (come nel romanzo di Sciascia, altro intellettuale che sapeva guardare lontano), che quando c'era lui non si rubava..
Oppure la rete dove si annidano le tigri da tastiera: grullini, pdioti, ladri, imbecilli ..
Abbiamo abbassato le tasse, le riforme che rimettono in moto il paese, la Costituzione che sono 70 anno che dovevamo cambiare, il cambio verso.
Gli hashtag, i ragionamenti ridotti a 140 caratteri, con sempre meno termini, semplici come uno spot del Mulino Bianco.

Anni prima aveva intuito che la fortuna della televisione che “aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore”.
Ecco perché la gente seguiva Mike Bongiorno ieri e i reality oggi. Che siano gieffini, chef, aspiranti cantanti.

Mi chiedo se tutti quelli che hanno citato di Eco la sua opera più famosa, Il nome della rosa, sanno che questo libro parla di monaci dentro un monastero spaventati dal sapere, dalla conoscenza e, in particolare, dal riso, dalla burla. Qualcosa che avrebbe tolto allo stolto la paura, lo rendeva più libero, perché il libro di Aristotele quello insegnava :

Il riso libera il villano dalla paura del diavolo, perché nella festa degli stolti anche il diavolo appare povero e stolto, dunque controllabile. Ma questo libro potrebbe insegnare che liberarsi della paura del diavolo è sapienza. Quando ride, mentre il vino gli gorgoglia in gola, il villano si sente padrone, perché ha capovolto i rapporti di signoria: ma questo libro potrebbe insegnare ai dotti gli artifici arguti, e da quel momento illustri, con cui legittimare il capovolgimento. Allora si trasformerebbe in operazione dell’intelletto quello che nel gesto del villano è ancora e fortunatamente operazione del ventre. Che il riso sia proprio dell’uomo è segno del nostro limite di peccatori”.
[..]
Ma la legge si impone attraverso la paura, il cui nome vero è timor di Dio. E da questo libro potrebbe partire la scintilla luciferina che appiccherebbe al mondo intero un nuovo incendio..


Ecco, tutto questo e altro ancora era e sarà ancora Eco.  

23 febbraio 2016

Noi che gridammo al vento - per un pezzo di terra

Gottuso - L'occupazione delle terre incolte
A raccontare la festa che ogni anno si celebrava a Portella della Ginestra, prima di quel 1 maggio 1947, è Omero, uno delle voci del romanzo "Noi che gridammo al vento". Potrebbe avere novant'anni o forse duemila e più. Cieco per aver visto troppo. Le guerre, la miseria, la fame, il latifondo, i soprusi, il fascismo.
E la strage di Portella della Ginestra:
Ne ho sentite di campane da quando Kola Barbati portò quassù i contadini. Una guerra, quella che hanno chiamato Prima e che prima  non era, aveva finito di uccidere e per tre anni qui abbiamo festeggiato il Primo maggio. Salivano da Piana, da San Giuseppe Jato e da Cipirrello con tanta fame addosso, perché dalla guerra i ragazzi erano tornati, quelli che erano tornati, portando nei paesi altra miseria.Soccpiò il fascismo e decretò a Purtelja e Jinestres un'accozzaglia di sovversivi grandi e piccoli, uomini e donne, avrebbero turbato l'ordine pubblico, così proibì la festa e bandì i contadini. Lasciò la fame.Quel Primo maggio, la nostra gente lo utilizzò marciando nei campi e per sentieri e per valichi. Davanti, zappa sulle spalle, gli uomini. Dietro, le donne portavano il cesto del cibo. Vuoto.Perché chi doveva sapere sappesse: il Primo maggio non si lavora. Sciopero!Solo le donne. Per gli uomini che scioperavano c'era il confino. Ci finirono in molti.Ho visto la bandiera che quelle donne fecero sventolare nell'occasione. C'è ancora.Lo sai, professore? Al suo cane il podestà dava i biscotti, alle donne e ai bambini mandati nei campi a lavorare dava erba.Il regime ci soffocò e ci portò a un'altra guerra, che la storia chiama Seconda e noi .. noi abbiamo perso il conto.I giovani (e chi se no?) vennero richiamati a conquistare lo spazio vituale per un futuro che sostenevano essere il nostro. Era il loro.«I contadini hanno bisogno di terra», ci spiegavano.Molti la trovarono la terra. Larga un metro e profonda due. Lontano da qui. Chi potrò portò a casa, nello zaino, la stessa antica miseria con la quale era partito.Di nuovo la patria chiamò gli eroi a difendere i sacri confini. In pochi andarono. Avevano sedici anni. In molti risposero che non era più tempo di eroi e, se c'era da versare altro sangue, lo avrebbero fatto sì, per un pezzo di terra, ma doveva essere la loro, stavolta. Così riprese una lotta che non era mai terminata.A undici anni i bambini pascolavano le pecore e lavoravano i campi con i padri.Giovani che non sono mai stati giovani. Io, uno di loro.Riprendemmo la festa del Primo maggio. E, almeno per quel giorno, a Portella si doveva poter mangiare. [..]Festa grande a Portella. Non sempre.«Chi mi leva il pane, io gli levo la vita», e a Salvatore Giuliano levarono un sacco di grano. Lui levò la vita a chi glielo aveva tolto.Levò la vita anche ad altri che nulla gli avevano tolto. Che volevano solo far festa. Fu massacro vigliacco. E vigliacco fu lui, nascosto dietro la mitragliatrice.Un mese dopo, il 1 giugno del '47, Girolamo Li Causi, in piedi sulla pietra dove ora io siedo, commemorò i morti. Gridò:«Il fischio per la strage di Portella è del ministro Scelba e del cardinale Ruffini!»
Noi che gridammo al vento, pag. 77-78 , di Loriano Macchiavelli - Einaudi

Campagna elettorale vs politica

In Italia si confonde il fare politica col fare campagna elettorale, con risultato di mantenere uno status perenne di spot, annunci, slides, cartelloni pubblicitari.
Quelli del governo poi, che si sta preparando per la campagna elettorale per il si al referendum, sono pagati coi soldi dei gruppi parlamentari, soldi nostri usati per la grande riforma costituzionale voluta dal governo.

Si dirà, l'importate è comunicare bene ciò che ha fatto il governo: anche B. quando parlava dei suoi difetti, spiegava che non poteva cantare la messa e portare il cero. Il punto è che parliamo di comunicazione pubblicitaria, dove i numeri vengono addomesticati per uso propagandistico.
I 700mila posti di lavoro creati col jobs act, per esempio: posti nuovi sono 145mila, gli altri sono riattivazioni. Meglio che niente, vero: ma grazie all'abolizione dell'articolo 18 sono contratti che possono portare al licenziamento senza giusta causa, mentre le aziende incassano gli sgravi.

Bisogna essere trasparenti e chiari nella comunicazione: i 3 miliardi e rotti ricavati dalla lotta all'evasione sono tanti o pochi?
Rispetto allo stimato, pochini.
I 400 milioni per i disabili sono gli stessi soldi dell'anno scorso.
La disoccupazione misurata a gennaio è in crescita.

Il governo più trasparente e comunicativo del mondo si è dimenticato di dirci che abbiamo concesso la base di Sigonella per i droni americani.
il governo che spende in cultura per combattere il terrorismo non ha ancora preparato il decreto attuativo per i 500 euro ai diciottenni e lascia scappare i ricercatori italiani all'estero.

Non conosciamo ancora i veri numeri di Expo, il suo futuro, come nemmeno i finanziatori delle cene elettorali, i finanziatori delle fondazioni dei partiti.
Ma basta uno spot per rendere tutti più felici: specie i giornalisti stranieri che si sentono ripetere la storiella della Salerno Reggio Calabria dopo Berlusconi, Passera e ora Renzi.

22 febbraio 2016

Presa diretta: l'alleato turco


Spero che il ministro Gentiloni, il ministro Pinotti e il presidente del Consigliosi siano guardati il servizio di Giulia Bosetti dentro la Turchia.
Il nostro alleato nella lotta contro il califfato, più prossimo al fronte siriano.
Alleato che è spaventato dall'autonomia concessa ai Curdi in una regione della Siria (dopo i successi nella lotta contro l'IS), perché questa potrebbe essere chiesta anche dai curdi in Turchia.
Così Erdogan, dopo aver vinto le elezioni con una maggioranza assoluta (e dopo una scia di attentati che hanno insanguinato le piazze del paese), ha occupato il Curdistan militarmente, che oggi è in piena guerra civile.
Dove i diritti civili non vengono rispettati: i giornalisti che parlano di traffico d'armi, di guerra civile, di traffico di petrolio con l'Isis., vengono incarcerati rischiando l'ergastolo.
Il presidentedell'ordine degli avvocati curdi (Tahir Elci) è stato ucciso sotto gli occhi della polizia: in molti hanno parlato di crimine di Stato.
Stato che considera il PKK un problema più importante dell'Isis e del califfato.
Col risultato che la frontiera con la Siria è estremamente permeabile sia in un senso che nell'altro, basta pagare i poliziotti al confine. Anche i foreign fighters sono passati dalla Siria alla Turchia.
Il risultato è che i giornalisti di “Ribbs”, gli unici che raccontano la situazione dall'interno del califfato, vengono uccisi e non si sentono sicuri all'interno della Turchia.

E l'Europa?
All'Europa della violazione dei diritti civili non importa: importa solo che la Turchia si tenga il milione dei profughi siriani nei suoi confini.
Eppure mai come in questo momento il califfato è in difficoltà, col consenso ed è per questo i giornalisti di Ribbs sono pericolosi a Raqqa.


Ma per noi, evidentemente l'importante è alzare i muri per i profughi. Quanto siano funzionali per tenere fuori i terroristi, lo scopriremo solo al prossimo attentato. Sperando che questo non avvenga mai ... 

Presa diretta – la fabbrica del vino

Raffaella Pusceddu per Presa diretta ha girato l'Italia per raccontarci di come viene “fabbricato” il vino, quali sostanze vengono introdotte e quali rischi stiamo correndo per la nostra salute e anche per l'ambiente.
Il viaggio è partito da Siena, patria del Brunello di Montalcino: solo qui si può produrre questo vino pregiato, ma siccome il mercato chiede più bottiglie, alcune aziende hanno chiesto al consorzio di aggiungere anche uva merlot, per aumentarne la produzione.
L'assemblea del consorzio ha detto no: l'uva deve essere sangiovese e deve essere imbottigliato qui,affinché si possa chiamare Brunello.

C'è un grande controllo sui vitigni che arrivano alle cantine: la finanza mette dei posti di blocco, per bloccare ingressi irregolari. Sette anni fa era già scoppiato lo scandalo del “brunello taroccato”, con dentro nomi importanti. Nel 2014 c'era stata un'altra truffa: la GDF aveva arrestato un enologo che fabbricava falso brunello.
Tutto questo fa capire l'attenzione che c'è attorno al nostro “oro rosso” del Brunello, un mercato che fattura centinaia di milioni per di 13.193.000 bottiglie.

La fabbrica del vino.
Il settore della viticoltura fattura ogni anno 9,5 miliardi: per capire in che modo viene controllato questo settore, la giornalista è partita dai machi DOP.
Come si da la patente Docg? Raffaella Pusceddu è andata a vedere come lavora il signor Colleoni nella zona del Chianti: nonostante rispetti tutte le norme stabilite dal consorzio, non ha passato l'esame di degustazione. Al secondo passaggio in commissione il vino ha preso la Docg.

La giornalista ha incontrato un altro produttore di Chianti che non usa additivi e che pure non hanno passato il vaglio della commissione di degustazione: alla fine il vino dell'azienda Piacina non si chiamerà Chianti, perché la famiglia si è stancata di presentarsi alla commissione.
Alla giornalista spiega la realtà: “L'economia spinge per fare grandi numeri e Chianti da valore aggiunto , ma questo si sta sprecando. Forse conviene produrre la metà e vendere al doppio..”.

Ma a cosa serve il vaglio della commissione per la degustazione?
Daniela Scrovogna è un sommelier: ha gustato i due vini, di Piacina e Colleoni e li ha giudicati positivamente.
La DOCG regola non la qualità, ma la composizione dei prodotti: c'è il rischio che queste vadano a favore dei grandi produttori.
Per avere la denominazione, il Chianti deve avere un certo colore e un certo sapore. Ma così non si valorizza il prodotto, dal punto di vista della qualità.

Il presidente del Consorzio Chianti, Busi, ha raccontato come nel 2013 il vino è stato venduto dopo pochi mesi dalla produzione per esigenze di mercato. E la qualità del vino?
Il mercato detta legge, ammette Busi. Ma la qualità è assicurata.
Ma in questi anni i costi del Chianti sono crollati: si riesce a fare Chianti a 2 euro? È legale, è vero, ma a discapito dei produttori piccoli.

2 euro sono solo i costi di base: bottiglia, la capsula .. Alcuni si sono ribellati a questa situazione: nell'Oltrepò pavese 35 produttori hanno abbandonato il consorzio.
La politica del consorzio era favorevole alla grande produzione, ma insostenibile per i piccoli: in questi anni si è distrutta una serie di vini, come la Bonarda.

A dettare legge era l'azienda vinicola Terre d'Oltrepò: nel 2014 è finita sotto inchiesta, per aver spacciato falso vino dop per anni. Sotto inchiesta ci sono sia i vertici dell'azienda, alcuni produttori: tutto avveniva alla luce del sole, senza che il consorzio se ne accorgesse?
Dopo lo scandalo il Pinot Grigio si fa fatica a vendere, si è distrutta la fiducia nei vini dell'Oltrepò.

Conegliano Valdobbiadene, la patria del Prosecco: l'esportazione di questa qualità di vino è cresciuta in pochi anni di più del 100%, e servirebbe sempre più viti per soddisfare le richieste del mercato.
Sulle colline trovi “fabbriche di prosecco” , così le chiama un giornalista del posto a Raffaella Pusceddu: in pochi anni hanno sbancato le colline per creare i vigneti, si parla di 1000 ettari in più, di nuovi vigneti, tutto a norma di legge.

Significa 80 100 trattamenti l'anno, tra aprile ed agosto: una nube che da fastidio a chi vive a fianco dei vigneti che si deve chiudere in casa, per evitare la nube dei trattamenti sparati da un cannone, come i pesticidi.
Nessuno dei contadini mette cartelli per avvisare i residenti per tempo” racconta un signore che vive vicino ai vitigni, “siamo costretti a stare in trincea”.
Per anni i pesticidi venivano irrorati perfino da un elicottero..

D'estate, quando ci sono i trattamenti, la gente del posto non può vivere fuori casa: “stiamo distruggendo il territorio per vendere il vino in Cina”, si lamenta un altro dei residenti.
Viti vicino alle case dove giocano i bambini e perfino alle scuole: nei terreni si trovano tracce di pesticidi, peggio che nelle zone industriali, perché almeno le aziende hanno dei vincoli.
I signori che fanno i trattamenti sono bardati: ma chi abita a fianco dei vitigni che sicurezze ha, che questi prodotti non siano dannosi?

Quali sono gli effetti dell'esposizione ai pesticidi?
Quali sono i pesticidi che si possono usare secondo il consorzio: insetticidi, funghicidi, erbicidi, alcuni dei quali sono considerati come pericolosi.
È pericoloso vivere vicino in queste zone? Il professor Mantovani dell'Efsa spiega che si, è pericoloso e per questo Efsa ha studiato nuove linee guida per queste sostanze.
Ancora non ci sono studi approfonditi, spiega, perché questi pesticidi sono nuovi.

Il presidente del consorzio si è difeso dicendo che le sostanze usate sono ammesse dal ministero: stanno monitorando la situazione per controllare cosa rimane dei pesticidi nel vino.
Gli stessi produttori sono consapevoli che i trattamenti devono essere fatti al minimo e solo quando serve: ma l'ultimo dossier di Legambiente lancia un allarme, sui residui che rimangono nel vino che beviamo.
A volte al di sotto della soglia consentita: la giornalista ha fatto analizzare diverse bottiglie di Prosecco prese dai supermercati, e solo una non aveva residui.
Residui sotto il limite massimo, ma sommati la superano: è un problema che va monitorato, racconta Mantovani.

Oltre ai pesticidi cosa c'è del vino? I solfiti, ma sono evidenziati nell'etichetta solo se sopra una certa soglia: ci sono poi altre 60 sostanze che si possono mettere, come l'albumina, coloranti, stabilizzanti, anti agglomeranti, la gomma di cellulosa, arginato di calcio,aromi additivi …

Tutti rassicurano, ma nelle cantine la giornalista ha trovato sacchi con lieviti, gommarabica .. Tutto naturale, anche qui.

L'enologo Montes è un appassionato di vino: nel vino ci possono essere 60 coadiuvanti che non si devono dichiarare. Tannini, lieviti, aromi: come sopra, è tutto legale ma si dovrebbe obbligare le aziende a dichiararle. Queste concessioni alle aziende nascono dall'esigenza di fabbricare grandi quantità di vino.
Siamo sicuri, come dice l'enologo Franco Giacosa, che questi additivi sono usati solo per vini di bassa qualità?

Il wine kit: il vino fai date.
Se i casi raccontati prima raccontano di vini d'uva con degli additivi, che singolarmente non creano problemi di salute, la storia del Wine kit va in direzione proprio del vino prodotto in modo chimico.
Una ditta di Reggio Emilia finisce sotto inchiesta per aver venduto kit per produrre in casa del vino. Il kit era venduto in Canada attraverso internet: l'inchiesta è potuta partire (e le condanne arrivare) perché il kit partiva dall'Italia, se fosse avvenuto solo all'estero non si poteva fare niente, perché in Europa è tutto concesso.
Oltre al danno economico per l'Italia (che a quanto pare interessa a pochi) anche le qualità del vino lascia a desiderare: all'aspetto sembra normalissimo vino, ma non c'è odore, sa di chimica.

Proprio come un prodotto di fabbrica.