L'Humanitas, è un centro di ricerca
tra i più importanti a Milano: l'inchiesta di Riccardo Iacona e degli altri giornalisti di Presa diretta sugli OGM è partita da qui, incontrando il professor
Mantovani, uno dei massimi esperti di immunologia.
La scoperta del suo gruppo sulle cause dei tumori ha fatto il giro del mondo: siccome il tumore addormenta il sistema
immunitario, scopo della sua ricerca è stato quello di rieducare i “poliziotti
corrotti”, lavorando su un farmaco che toglie di mezzo queste
cellule.
Al prof Mantovani è stato chiesto degli Ogm: la risposta è stata che non è vero che le
piante modificate provocano il tumore, questo dicono
i dati epidemiologici e gli studi. E sulle allergie, il dato è lo
stesso.
L'Italia ha fatto una scelta
draconiana: niente ogm e nessuna ricerca sugli organismi
geneticamente modificati.
Silvio Garattini, medico e docente,
sugli Ogm dice che in Italia la scienza conta poco, sia per la politica che
per l'opinione pubblica. A cominciare dalla scuola, che non insegna
nulla: in una società tecnologizzata, non da elementi per conoscere
la scienza.
La politica non pensa che la scienza
possa contribuire alla nostra cultura: bloccare la ricerca sugli ogm
è sbagliato, avevamo forse paura che si potesse dimostrare che
andavano bene?
In Italia è vietato produrre piante
Ogm ed è vietata anche la ricerca: è stata bloccata dal 2001 e da allora il
divieto non è stato rimosso. Nel resto dell'Europa gli scienziati
possono far ricerca e ci sono poi 5 paesi dove si può anche produrre.
Quanto è sensato questo divieto?
Perché gli ogm fanno paura agli italiani?
Università di Como: qui lavora
Dario Bressanini, un ricercatore che si è occupato di organismi modificati anche in un libro (Pane e bugie, Chiarelettere)
che sfata tutte le teorie che girano.
Come la fragola-pesce: questa fragola
non esiste. L'altra fragola è che gli ogm sono sterili: nessun ogm
in commercio (come la Soia) è utilmente riproducibile.
Le modifiche alle piante si sono sempre
fatte, in realtà, dal frumento, alle verdure: così dal farro si è
arrivati al frumento.
Tutti gli studi scientifici sugli ogm
dicono che le piante si comportano come le piante non modificate, che possono coesistere e infine che non fanno male alla salute.
Lo dicono pubblicazioni indipendenti,
non pagate da soldi pubblici, come Oms.
Gli Ogm sono scagionati anche dall'EFSA, che
ha autorizzati in Europa mais e soia.
Federico Infascelli è un ricercatore
dell'università di Napoli, uno degli anti ogm: aveva riferito in
Senato, della pericolosità dei mangimi modificati.
Ma i suoi articoli erano manipolati, un
falso: lo ha scoperto un suo stesso collega di Ivrea.
Le foto negli articoli sono stati
modificati da un sw di foto-ritocco e dovevano dimostrare la
pericolosità di questi prodotti.
Con questi articoli si costruiscono
carriere, si condiziona la politica e l'opinione pubblica.
Elena Cattaneo è stata la prima
a capire che queste pubblicazioni avevano qualcosa di sbagliato, dopo
averlo sentito all'audizione in Senato: è un fatto gravissimo, come
un delitto alla scienza, dice la senatrice.
La preside della facoltà di Pisa ha
invece espresso dubbi su una tossina presente nel mais ogm: la professoressa Giovannetti è comunque favorevole alla
sperimentazione, che va vagliata dalla politica.
Cosa abbiamo perso bloccando la
ricerca sugli Ogm?
Presa diretta ha sentito gli scienziaticui è stata impedita la sperimentazione in campo aperto, ricerca tra l'altro finanziata da fondi pubblici. Cosa ci siamo persi?
Università di Ancona, professor
Mezzetti: nel frigorifero conserva le piantine modificate, che
non possono essere piantate.
Mele, ulivo, non solo mais: abbiamo
perso miliardi di lire in ricerca e competenze, per quanti scienziati hanno
dovuto emigrare per continuare la ricerca.
Il pomodoro San Marzano è suscettibile
ad un virus ma siccome non possiamo modificarlo, lo abbiamo perso e
il vecchio pomodoro non può essere coltivato.
Mezzetti lavorava su fragole più
grandi, su pomodori senza semi: lavori pubblicati e che avevano riscosso
un certo successo nella comunità.
Nel 2007 ha dovuto bruciare le piante e
le ricerche le stanno portando avanti altri, in India e America: un
rogo medioevale, che ci ha lasciato indietro nella ricerca, anche se per fortuna Mezzetti sta ora lavorando per
un progetto europeo.
Il prof. Sansavini aveva prodotto la
mela transgenica, resistente ad un fungo che distruggeva il
raccolto e per cui i produttori sono costretti a usare prodotti
chimici.
Il suo lavoro è stato bloccato,
perdendo soldi e tempo: ora questa procedura è stata adottata in
Svizzera.
Dietro il lavoro di ricerca non ci sono
le multinazionali che non erano interessate: lavorano sulle grandi
commodity, non sulla frutta e sulla verdura italiana.
Viterbo, il professor Ruggini ha
lavorato su un progetto su kiwi e ulivi transgenici: erano resistenti
al freddo e alle malattie, i suoi prodotti. Ma nel 2012 le ruspe
hanno abbattuto le piante.
In Italia il quadro legale esiste, ma
mancano le normative a livello regionale: il professor Ruggini aveva
preso numerosi fondi dalle regioni, centinaia di migliaia di euro ora
buttati, solo per della burocrazia.
I risultati di Ruggini sono arrivati in
California: per la delusione ha restituito al presidente della
Repubblica l'onorificenza ricevuta dallo Stato.
Gli Ogm sono la frontiera per una
agricoltura sostenibile: ma non in Italia.
A Napoli il prof. Defez usa
batteri modificati geneticamente per far crescere le piante, senza
usare fertilizzanti (risparmiando in petrolio e con minore
inquinamento di azoto e fosforo).
Questa tecnologia è brevettata in
laboratorio dall'Italia, ma non la si può usare: un paradosso italiano
che al ministero dell'agricoltura dovrebbero spiegare.
In America, le aziende sementiere sarebbero anche sono
interessare a questo brevetto, in capo al CNR. Ma rimane tutto bloccato, in attesa che la politica prenda atto di quanto le sta dicendo la comunità scientifica.
Non è così in America: a
Berkeley Liza Boschin ha incontrato un ricercatore nel ramo degli
Ogm dove si lavora a piante resistenti a malattie e siccità.
Per esempio pomodori resistenti alla malattia, con
dentro geni del peperone o altre piante più resistenti e che richiedono
meno pesticidi, specie quelli cancerogeni. Un altro ricercatore sta
lavorando sulla Yucca, per trovare una versione della pianta che
resista alle malattie.
Coi cambiamenti climatici e con
l'arrivo di nuove malattie serve puntare ad una agricoltura
sostenibile, con meno pesticidi e che richieda meno prodotti tossici:
per nutrire più di sei miliardi di persone servono le piante
modificate geneticamente, spiegano i ricercatori incontrati dalla
giornalista.
Serve che si appoggi la scienza, non si
deve rifiutare i suoi risultati!
Negli USA biologico e ogm convivono, le
due industrie non si fanno la guerra: le vendite del biologico hanno
rappresentato 5 miliardi di dollari, in crescita.
E in Italia? Gli ogm sono entrati
nei mangimi dei nostri animali, perché ogni anno importiamo
tonnellate di mais modificato e lo diamo ai nostri animali. A che
serve allora il divieto, se poi gli ogm rientrano nella nostra dieta
indirettamente?
Il mais italiano è intaccato da una
malattia, per cui siamo costretti ad importare il 40% del prodotto, raccontano allASSALZOO, l'associazione dei produttori della filiera zootecnica: il
mais BT è immune all'insetto che provoca la malattia, l'ogm sarebbe
sicuro per i consumatori e converrebbe anche per i produttori perché consuma
meno acqua e azoto.
Il divieto dell'OGM causa anche
questi problemi: nessuno produce mais OGM in Italia per il divieto e nemmeno il mais non modificato per paura della atoflossina, si preferisce comprare all'estero.
A Padova Iacona ha incontrato
una produttrice di grana padano: alle mucche da latte si da soia e
mais geneticamente modificato, che però non possono essere coltivati
per legge.
Ci sono poi i prodotti che vengono
dalla filiera del latte: come il latte prodotto dalle mucche che diventa il formaggio che mangiamo.
Facciamo la guerra ai ricercatori che non possono fare ricerca in campo aperto sugli Ogm, agli agricoltori che non possono produrre mais OGM ma solo importarlo. Ma gli ogm sono già entrati nella nostra catena alimentare.
Facciamo la guerra ai ricercatori che non possono fare ricerca in campo aperto sugli Ogm, agli agricoltori che non possono produrre mais OGM ma solo importarlo. Ma gli ogm sono già entrati nella nostra catena alimentare.
Di cosa abbiamo paura?
Il ministro Martina non ha accettato la
richiesta di intervista: ha risposto alle domande sul dossier OGM, ha
annunciato un piano sulla ricerca per il miglioramento genetico, da
21 ml.
Li importiamo, gli OGM per la gioia
di Coldiretti, ha scritto su l'Espresso il giornalista Massimo Riva: il ministro Martina ha risposto al giornale, spiegando che la ricerca deve
salvaguardare la diversità e che altri paesi europei si sono detti
contrari agli ogm, come l'Italia.
Sposa l'utilizzo di ricerca
sostenibili, il genoma editing: una modifica al dna molto precisa.
La senatrice Cattaneo è intervenuta
in risposta al ministro: il genoma editing è comunque una
modifica del dna e non è detto che sia più sostenibile.
Assurdo che sia un ministro a dire ai
ricercatori come devono lavorare: impedisce ai ricercatori di cercare
il meglio per i cittadini, non dovrebbe essere Martina che decide
cosa è meglio per il paese.
E comunque la ricerca rimarrà
confinata nei laboratori, rimane il divieto di lavorare nei campi:
altre azioni stanno investendo di più nel settore, come la Germania.
Perché questo paese rimane preda al
peggior oscurantismo?
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