La settimana scorsa il segretario di
Stato americano Kerry,
nella sua visita italiana, dopo aver elogiato il nostro governo per
quello che sta facendo nelle sue missioni militari all'estero, ha
esortato il nostro paese verso un maggior impegno militare in Libia:
Il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha invece chiesto ai Paesi coalizzati "nuovi contributi" per la lotta al Califfato, "dai raid alla logistica all'intelligence".
Il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha invece chiesto ai Paesi coalizzati "nuovi contributi" per la lotta al Califfato, "dai raid alla logistica all'intelligence".
Ma qual è la situazione militare in
Libia in questi mesi?
Il governo unitario riuscirà ad
instaurarsi a Tripoli oppure avremmo ancora un paese spaccato a metà,
con l'Isis
che guadagna posizioni?
E poi, abbiamo valutato tutte le
conseguenze della soluzione militare, senza una chiara visione
politica del paese terminato il conflitto (che non sarà breve)?
Abbiamo già avuto alle spalle la cattiva esperienza della guerra in
Iraq (e della democrazia che non si esporta con le armi) e della
guerra a Gheddafi. Col paese che, dopo la caduta del rais,
è finito in mano ad una guerra per bande.
Il ministro della Difesa Pinotti
al momento non parla ancora di intervento militare: ma anche nel 2011
l'Italia ha dovuto subire la scelta militare,mettendosi in coda alla
volontà politica di altre nazioni.
Come in Iraq con la caduta di Saddam,
anche dopo la fine di Gheddafi, in molti avevano dato per chiusa la
dittatura e la guerra civile:
Frattini: «E' una vittoria del popolo libico».
Ignazio La Russa (ministro della Difesa) «.. dobbiamo gioire perché senza l'intervento nostro e della Nato sarebbero partite migliaia persone in più come profughi e non avremmo più avuto un partner né per l'immigrazione né per il commercio. Abbiamo ottenuto risultati umanitari e concreti».
Giorgio Napolitano «Si chiude una pagina drammatica in Libia - ha detto il capo dello Stato rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano cosa cambia ora in Libia -. C'è da augurarsi che si costruisca un paese nuovo, libero e unito».
Spero che, almeno questa volta, ci sia
una lungimiranza migliore sul futuro e sul presente della guerra in
Libia.
Sul sito dell'HP
potete trovare un'anteprima del secondo servizio di Presa diretta di
questa sera: in particolare la giornalista visiterà i luoghi degli
ultimi attentati dell'Isis in Libia, tra cui la caserma di Zliten,
dove un Kamikaze in un camion cisterna ha ucciso quasi 70 ragazzi
ferendone altri 100:
"Il camion è entrato da qui - racconta uno dei testimoni - ha sfondato il cancello e dopo il kamikaze si è fatto esplodere proprio su questo punto, dove ci sono i resti". Nella caserma si addestrano i nuovi poliziotti e le nuove guardie costiere, a Zliten, piccola città a ovest della Libia. Il piazzale può contenere fino a 300 ragazzi, come questi che un mattino di un mese fa alle otto e mezza si stavano esercitando.
"Ne sono morti per ora 65 ma molti sono in gravi condizioni, abbiamo trovato nei loro corpi pezzi di alluminio e ferro, come questo, i sopravvissuti hanno braccia e gambe distrutte. abbiamo trovato pezzi di gamba e di braccia fino al terzo piano del dormitorio, guarda, questo secondo noi è il pezzo che ha dato il via all’esplosione, è proprio qui, tra i resti del camion. Vieni, ti faccio vedere l’interno, ci sono ancora tracce di sangue e i resti degli oggetti dei nostri ragazzi".
E se gli chiediamo perché l’Isis ha colpito proprio questa caserma risponde così: "Noi siamo sicuri che furia dell’Isis si sia abbattuta qui perché qui addestriamo i nostri uomini migliori, ma soprattutto addestriamo quelli che dovranno combattere il traffico di uomini e molte cellule dell’Isis stanno mettendo le mani sul traffico di uomini perché garantisce loro molto denaro contante. E poi volevano colpire la sicurezza. E dimostrare che hanno giovani disposti atutto. Temiamo che vada sempre peggio, il Libia ci sono ormai tre governi e un solo vincitore, l’Isis".
La scheda del servizio: Isis inLibia
Nella seconda parte di PRESADIRETTA un reportage da una zona caldissima del conflitto che investe l’area mediterranea: ISIS IN LIBIA.
A due anni dall'inizio della guerra civile, il paese è diviso a metà. Da una parte il governo legittimamente eletto di Tobruk e dall’altra quello autoproclamato e filo islamico che ha occupato l’ex capitale Tripoli. In mezzo, centinaia di bande in guerra le une contro le altre, l’inviato speciale dell’Onu che tenta una difficilissima mediazione e, soprattutto, l’Isis. Le milizie del califfato hanno trovato la strada spianata proprio nel vuoto di potere, hanno eletto come loro capitale libica la città di Sirte e diventano sempre più forti.Le telecamere di PRESADIRETTA hanno girato un reportage proprio in questi ultimi giorni, tra Zliten, Misurata e Tripoli.
Il racconto dei libici fuggiti dalla città di Sirte, dei parenti delle vittime del Califfato, l’attentato dell'Isis dei primi di gennaio a Zliten, le forze speciali libiche come primo avamposto contro le forze del califfato, le testimonianze inedite dei combattenti dell’Isis prigionieri a Tripoli.Come reagiranno i libici se dovesse scattare l’azione militare degli Alleati, alla quale potrebbe partecipare anche il nostro paese?“LA CINA DENTRO” e “ISIS IN LIBIA” sono un racconto di Riccardo Iacona con Sabrina Carreras, Francesca Mannocchi, Elena Marzano, Massimiliano Torchia.
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