Partita della Lega Pro: il Pavia
potrebbe passare in serie B, dopo il rischio del fallimento. Il Pavia
è stata la prima squadra comprata da un fondo cinese: i cinesi hanno
ristrutturato il campo, costruito una sala vip e la squadra ha
ripreso a vincere.
Sono arrivati altri sponsor, come
un'azienda di vini che cerca di poter entrare nel mercato cinese.
Si aprono prospettive interessanti: una
scuola di calcio per allenatori cinesi, i giocatori vengono pagati
regolarmente. Il budget, per le spese, si aggira su 7 ml di euro: i
soldi sono spesi come un investimento per l'Italia.
Si vuole creare un legame col
tessuto imprenditoriale col pavese e col milanese: China
investment gouop vorrebbe costruire il nuovo stadio, costruire il
Pavia store.
A Milano hanno comprato un grattacielo
in centro, vicino al bosco verticale: un progetto interessanti,
improntato al lusso, per una spesa da 70 ml.
L'economia cinese sta investendo in
Italia per oltre 10 miliardi di euro: è il 27% di tutti investimenti
esteri sono cinesi e sono quasi tutti di alta qualità.
Presa diretta nel suo servizio ha
mostrato chi sono gli investitori cinesi, se è un segno del declino
e se questo è un rischio per l'Italia.
Lo shopping cinese comincia dal
mercato immobiliare, i cinesi stanno comprando di tutto: a Roma
la zecca dello Stato che diventerà un polo del lusso con residenze,
alberghi.
Palazzo Broggi di Milano è stato
comprato da un fondo cinese.
La Vanke, la più grande soc.
immobiliare era presente ad Expo con un padiglione tutto suo:
vogliono entrare nel settore della mode, nel settore immobiliare.
Per le aziende cinesi, l'Italia è un
interessante opportunità di investimento, dice il vice presidente
della camera di commercio internazionale.
La Cina sta comprando le nostre
aziende, non solo i palazzi: sono oltre 300 aziende in mano
cinesi che producono 8% del pil.
La moda con Ferragamo, Caruso sartoria
e Krizia.
Krizia è stata comprata nel 2014 da
una imprenditrice cinese, che ha un giro d'affari da 420ml di
dollari.
La signora Zu è ha campo di un impero
in Cina: ha comprato il marchio Krizia perché serviva un marchio
importante per sfondare nel mercato cinese, dove il marchio italiano
è apprezzato.
E i posti di lavoro? Il team artistico
rimane in Italia ed è pure cresciuto, come le sartorie italiane, che
avranno un futuro. La produzione rimarrà in Italia, per mantenere il
livello di qualità alto, ma forse nel futuro si sposterà parte
della produzione.
La meccanica è cinese con la
Benelli moto: nel 2005 è stata comprata da un'azienda che alle
spalle ha un fondo di Stato.
Perché questa acquisizione? Siamo
bravi con la produzione di massa, ma in Italia c'è la qualità e la
creatività, e noi vogliamo che la Benelli si riprenda nel futuro,
torni al successo – dice la presidentessa.
Gli investimenti cinesi hanno
consentito di superare la crisi industriale e poter garantire il
lavoro ai dipendenti italiani: a Pesaro si assemblano le moto
prodotte dal gruppo, con pezzi anche prodotti fuori Italia. Ma la
ricerca sviluppo rimane da noi: l'ultimo modello si chiama
“leoncino”, in ricordo del passato.
La cantieristica navale: il gruppo
Ferretti produce yacht di lusso nei suoi 5 cantieri, 1000
dipendenti, un fiore all'occhiello dell'industria italiana.
Nel 2010 il gruppo era sull'orlo del
fallimento, per i debiti accumulato per le speculazioni finanziarie
della gestione italiana.
Un colosso cinese, con alle spalle un
altro fondo statale, lo ha rilevato: ora il gruppo è più forte –
conferma l'AD della Ferretti. Si fanno investimenti e si fanno
assunzioni: risultati ottenuti grazie ai cinesi. Nessun italiano si è
affacciato per salvare il gruppo Ferretti: il gruppo cinese ha
ripagato tutti i fornitori, senza problemi.
“Noi italiani ci siamo fatti
scappare le opportunità davanti agli occhi, dobbiamo avere paura
della speculazione” - racconta
l'amministratore della Ferretti.
I cinesi hanno anche acquistato azioni
di società italiane: Unicredit, MPS, Intesa, Assicurazioni generali
e Mediobanca.
E poi Eni, Enel, Telecom. Cassa
depositi reti, ovvero Terna e Snam.
La maggioranza delle azioni Pirelli
sono ora possedute da un fondo cinese: la multinazionale Pirelli
è in tutto il mondo, 33mila addetti, 6 miliardi di ricavi. Il cuore
della Pirelli rimane a Milano, dove si trova il centro di ricerca e
sviluppo, dove si lavora per trovare pneumatici migliori.
Pneumatici silenziosi, che si consumano
meno, che inquinano meno …
Il 3% del fatturato va in ricerca e in
nuovi brevetti: nasce tutto in Bicocca.
I cinesi hanno ora in mano il marchio e
anche la ricerca nei pneumatici: tutto questo conviene?
Il vicepresidente Tronchetti Provera
ha risposto ai dubbi di Iacona.
L'acquisizione delle azioni di
maggioranza dei cinesi è un'occasione : i cinesi acquisiscono delle
competenze nel settore industrial, che loro non avevano, in compenso
Pirelli entra nel mercato cinese, diventando un grande operatore.
Diamo un futuro a Pirelli industrial e
questa è una chance: dalla Cina possiamo esportare negli usa.
Un marchio che se ne va? Pirelli è
sopravvissuta e ne esce più forte, si garantisce la ricerca e
l'occupazione in Italia, una garanzia da Statuto, non a termine, a
meno di non avere un voto assembleare col 90%.
La gestione è in mano al management:
Tronchetti deve presentare dei piani, nell'interesse della Pirelli.
Dietro i cinesi ci sono fondi pubblici:
loro si muovono su aziende che hanno rendimenti e tecnologie
interessanti, sono investimenti intelligenti.
L'Italia ha avuto una visione piccola:
io dico grande è meglio.
Le previsioni sulla Cina: i cinesi
stanno trasformando la loro economia, dove si aumentano i consumi
interni e la qualità dei prodotti. I mercati sono volatili, basta
dire che la crescita è solo del 7%, i mercati cascano. Ma è
transitorio.
Chi sono i cinesi che hanno
acquisito Pirelli? Sono la Chem China, a Pechino.
È una delle più importanti aziende di
stato cinesi: presente in 170 paesi, 42 miliardi di fatturato.
Il presidente è un manager di stato
importante in Cina: si è lasciato intervistare per la prima volta da
una televisione, ed è diventato da poco presidente della Pirelli.
Il governo vuole trasformare la Cina
un paese altamente industrializzato, siamo in quantità che in
qualità: Pirelli ha alle spalle 142 anni di storia, con questa
il gruppo cinese riuscirà a colmare il suo gap.
Il vantaggio per Pirelli è poter
entrare nel mercato cinese, che è in espansione.
E il futuro? Le società hanno messo
nero su bianco tutte le condizioni di conflitto, tutti i lavoratori
saranno appagati.
Il presidente cinese ha seguito
l'acquisizione di Pirelli: oggi sono tutti soddisfatti
dell'operazione che aumenta la competitività delle nostre aziende a
livello mondiale.
La crescita è stata tumultuosa: lo
si capisce osservando Pechino, le sue linee della metrò (15), le
tangenziali, l'edilizia popolare e quella degli uffici. Le fabbriche
che premono nella periferia della città. I due aeroporti e le tre
stazioni, nate attorno alla rete di alta velocità, la più lunga al
mondo.
Qui, l'AV andrà a collegare tutte le
piccole città del paese, non solo i grandi poli.
Ma la Cina investe anche in
istruzione: 327 miliardi di euro sono messi in istruzione e altre
100 miliardi investiti in ricerca.
Alla HykVision si lavora nel
settore della videosorveglianza e sicurezza: sono diventati in breve
il numero 1 nella sicurezza nel mondo, con sistemi di sorveglianza ad
elevata qualità, con sw di selezione delle immagini.
Qui lavorano 11mila lavoratori,
selezionati dalle migliori università di Pechino e Nanchino: qui si
trovano molti giovani che, dopo aver avuto un alto livello di
istruzione, possono poi venire in queste aziende a mettere a frutto i
loro studi.
Con questi giovani sono partiti per
conquistare il mercato internazionale.
La Lenovo è il primo produttore
al mondo di personal computer: il centro di ricerca a Pechino ospita
2500 dipendenti. Un muro del palazzo è tappezzato con tutti i
brevetti: negli anni hanno acquisito grandi marchi nel mondo, Ibm,
Motorola, Nec.
I loro portatili possono essere usati
come tablet, perché le cerniere permettono una rotazione a 360 gradi
quasi.
Il capo operativo della Lenovo è
italiano, si chiama Gianfranco Lanci: non esiste più una Cina
che produce prodotti a bassa qualità – racconta a Iacona.
Hanno un serbatoio di ingegneri,
investono in innovazione, vogliono disegnare i prodotti e produrli in
Cina.
Chi si ferma ad investire in ricerca
e sviluppo è perduto: Presa diretta è tornata in Brianza, nel
distretto di high tech e della TLC. ST Microeletronics ha annunciato
una ristrutturazione nel mondo, ovvero meno investimenti e taglio del
personale.
Niente investimenti e niente futuro.
Nokia Siemens oggi è chiusa: la
ricerca sui ponti radio è finita tra il 2007 – 2010.
La Nokia ha lasciato l'Italia perché
questo paese non investe in ricerca e in banda larga. Oggi il governo
ha messo dei soldi sulla banda larga, ma è troppo tardi: la politica
si doveva muovere prima.
I cinesi della Huawei investe il
10% del fatturato in ricerca: ricerca in ponti radio, la banda larga,
cellulari più piccoli.
Ad Agrate la Huawei sta investendo per
aprire un centro di ricerca sul 5G: qui trovano lavoro dottorandi del
politecnico, che altrimenti lavorerebbero all'estero.
La via della Seta: c'è un piano
dietro tutto quello che abbiamo visto. Le riforme del governo cinese
hanno uno slogan “le nuove vie della seta”.
È una questione che riguarda il mondo
intero: one belt one road è una opportunità per il mondo,
sono gli stranieri che apprendono dai cinesi, apprendono il sapere
industriale cinese.
Le vie di espansione cinese passano
per l'Italia: il professor Andornino dirige un centor
studi che fa da interfaccia tra Italia e Cina, ad alto livello.
Parla di rapporti tra i due paesi che
dureranno anni, parla di trasformazioni industriali e finanziarie.
Un sistema che è destinato a crescere
in modo esponenziale: si parla di 100 miliardi l'anno, la via della
seta è lastricata di miliardi.
Risorse che non possono essere
investiti solo negli Usa, per questioni di rischio: noi come Italia
siamo un paese di ingresso nell'Europa.
Noi italiani, come politica, siamo
lenti a prendere questa opportunità, non conosciamo abbastanza
questo paese.
La Cina ha bisogno della stabilità del
mondo, ha bisogno di una crescita economica per la sua espansione,
non ha una vocazione militare …
C'è una Cina diversa, nel servizio
di Presa diretta.
Ma poi i giornali parlano del crollo
della borsa cinese: la borsa era salita tantissimo negli ultimi anni,
inoltre dispone di riserve ingenti che potrebbero tappare il buco
delle borse.
Quello che spaventa la Cina è la
frenata del consumo interno, rimane un paese con grandi
diseguaglianze economiche: è questa la sfida vera della Cina.
Fare gli auguri alla Cina, significa
fare gli auguri a noi stessi – concludeva con questo augurio il
servizio di Presa diretta.
Nessun commento:
Posta un commento