«Nessuna
pietà per nessuna cosa, nemmeno per sé stessi,
e la morte
finalmente messa a servizio del genere umano ..»
Joseph
Conrad,
l'Agente segreto
Le prime righe:
Che fosse vigliante, se ne faceva capace dal fatto che la testa gli funzionava secondo logica e non seguendo l'assurdo labirinto del sogno, che sentiva il regolare sciabordìo del mare, che un venticello di prim'alba trasìva dalla finestra spalancata.
Può un'intuizione
per la risoluzione di un caso arrivare da un albero,
un ulivo saraceno, da un libro, l'agente
Segreto di Joseph Conrad, e dalle parole enigmatiche, in stile
mafioso, di
un boss nostalgico della vecchia mafia, ma non pentito dei suoi
delitti?
È quello che
succede al commissario Montalbano nell'inchiesta che riguarda la
scomparsa di due anziani, i coniugi Griffo, e la morte di un ragazzo,
ucciso davanti al portone del palazzo.
Due casi che
all'apparenza sono slegati, uniti solo dalla combinazione del caso, i
Griffo e Nené Sanfilippo vivevano nello stesso palazzo.
Non si conoscevano
né tanto meno si frequentavano, anzi i due “vicchiareddri”
non avevano rapporti con nessuno nello stabile e nemmeno avevano
legato con gli altri partecipanti della gita a Tindari, a cui hanno
partecipato la domenica della loro scomparsa.
Perché quella
gita? Chi ha prenotato per loro il viaggio? Che fine hanno fatto
tornati a Vigata? Non avevano problemi economici né di salute. Quale
“medico coscienzioso” ha ordinato loro la gita, per
starsene fuori casa una giornata intera? ..
Sono tante le domande cui il commissario e Fazio devono dare una risposta, che dovranno cercare andando ad interrogare i compagni di gita, gli altri inquilini di via Cavour.
Sono tante le domande cui il commissario e Fazio devono dare una risposta, che dovranno cercare andando ad interrogare i compagni di gita, gli altri inquilini di via Cavour.
E poi c'è l'altro
caso, “Sanfilippo Emanuele, ovvero Nené, Gerlando e di Patò
Natalina ..” come direbbe Fazio col suo complesso
dell'anagrafe: ucciso davanti il portone con un colpo in testa,
viveva in un appartamento pieno di comfort, due auto in garage,
gidirommi e videocassetti piene di immagine vastase.
Sul computer di
casa, una serie di lettere scritte all'amante e un romanzo,
all'apparenza simile a quello di Asimov Io robot ..
“Ca quali affari e affari. Littre di pilo sono”.“Non ho capito”.Arrosì Catarella. “Sono littre comu a dire d'amori, ma ...”“Va bene, ho capito. E in quei dischetti?”.“Cose vastase, dottori. Mascoli con fimmine, mascoli con mascoli, fimmine con fimmine, fimmine con armali ...”
Tanto la vita dei coniugi Griffo era all'apparenza lineare e semplice, tanto quella di Sanfilippo era sregolata: da dove venivano i suoi guadagni e chi poteva avere interesse ad ucciderlo? Possibile che sia solo una storia di corna o di gelosia?
“Si può dire che l'ammazzatina di
una pirsona càpita al momento giusto?”.
I tre casi, la
scomparsa dei Griffo e l'omicidio, arrivano in un momento particolare
della vita di Montalbano, pieno di pensieri rivolti al suo passato, a
quei compagni di giovinezza passati dalla rivoluzione e dal desiderio
di cambiare il mondo, a cambiare se stessi.
Ma i tre casi, in
seguito, si riveleranno un tutt'uno e riveleranno un'inchiesta che
racconta di una mafia nuova, emergente, senza scrupoli, che sa usare
internet per mettersi in contatto con tutto il mondo e per vendere i
suoi servizi a tutto il mondo.
Non
come il quelli della generazione del vecchio boss don Balduccio :
“sapevamo
quale era la linea che separava l'uomo dalla vestia”.
Ma sono anche altri
i pensieri cupi che pesano nella testa di Montalbano: il matrimonio e
il conseguente trasferimento di Augello, che avrebbe messo una pietra
sopra il commissariato che il Questore aveva definito una cricca di
camorristi:
“Bonetti-Alderighi era notoriamente un imbecille e che lo fosse l'aveva brillantemente confermato definendo il suo commissariato «una cricca di camorristi». Era invece una squadra, unita, compatta, un meccanismo bene oliato, dove ogni ruotina aveva la sua funzione e la sua, perché no, personalità. E la cinghia di trasmissione che faceva funzionare l'ingranaggio era proprio Mimì Augello. Bisognava considerare la facenna per quello che era: una crepa, l'inizio di una spaccatura. Di una fine, appunto”.
La gita a Tindari
è il romanzo più giallo di tutta la produzione di Camilleri con
protagonista Montalbano, in esso troviamo tutti gli elementi
caratteristici dello scrittore: la sempre maggiore difficoltà del
protagonista nel comprendere il presente, il criptico linguaggio dei
mafiosi, con le loro metafore, col loro senso di religione che
sconfina nella superstizione.
L'ingresso nel nuovo millennio che segnava un confine tra vecchio e
nuovo, tra quelli capaci di usare le nuove tecnologie e quelli, come
Montalbano che si scantano ad usare un computer:
"Autocontrollo? Mancanza di sensibilità. No, certamente la ragione era più semplice: la differenza d'età. Lui era un cinquantino e Mimì un trentino. Augello era già pronto per il 2000 mentre lui non lo sarebbe mai stato. Tutto qua.Augello sapeva che stava naturalmente trasendo in un'epoca di delitti spietati, fatti da anonimi, che avevano un sito, un indirizzo su Internet o quello che sarebbe stato, e mai una faccia, un paro d'occhi, un'espressione. No, troppo vecchio oramà".
Ma è anche un
romanzo dove ogni singolo personaggio, anche minore, anche se
disegnato con pichi tratti, trova una sua precisa funzione nel
racconto: dalla vicina di Nené Sanfilippo che non poteva dormire per
il letto che faciva battaria col muro, dalla svidisa Ingrid
“mai aveva visto una fimmina accussì fimmina .. ma che fosse
assolutamente nelllo stesso tempo non fimmina” che lo aiuta nel
caso. Al povero Catarella, che invece di computer ne capisce. Lo
scrupoloso Fazio e il suo cervello che funziona come un comuter
(appunto), per finire con le intuizioni del fimminaro Augello.
Uno che le donne le piace taliarle. Livia, l'eterna fidanzata di cui
Montalbano avrà bisogno accanto, alla fine della storia.
Come quei cassetti
che, a rovistarci dentro, scopri un mondo: storie passate,
riferimenti ad libri letti e quasi dimenticati, a quadri
famosi, ulivi dai rami intricati e contorti come i
ragionamenti del commissario, la poesia di Pasolini sugli scontri di
Valle Giulia, la rivoluzione del '68, la Sicilia dell'interno così
bella e così orribile …
Un universo
letterario, dove ogni pagina è un piccolo mondo a sé.
La scheda del libro
sul sito di Sellerio
e sul sito Vigata.org
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