Il buio era totale. Chiuse gli occhi e vide lo splendore abbacinante del Salar. [..]Uno sterminato deserto perlaceo, ricco di insidie mortali. Lo spessore del manto di boro, potassio e magnesio poteva essere variabile, dai due ai cinquanta metri, non apprezzabili ad occhio nudo.Erano presenti dei punti sottilissimi, piccoli crateri che non si potevano avvistare in quel bagliore assoluto.«Gli Occhi del Salar»: i boliviani li chiamano così, orbite vuote sulla faccia della terra, eppure luccicanti, in grado di inghiottire e trascinare nelle profondità del sottosuolo un essere umano in pochi secondi.Voragini che si aprono e si richiudono, come osceni miraggi a scomparsa.
La procura imperfetta questa volta
dovrà affrontare un caso di rapimenti: sette bambini di una quinta
elementare rapiti da due misteriosi individui mentre col loro pulmino
stanno andando a scuola.
Inghiottiti, loro e il pulmino in un
buco oscuro, come i viandanti ignari del deserto dal buco del Salar.
“Ci hanno chiamato un’ora fa dalla scuola elementare San Gottardo. Il pulmino del trasporto scolastico non è arrivato stamattina.» Anna Vescovo si sentì accapponare la pelle,..”
Un buco nero che getta i genitori dei
bambini nella più profonda angoscia? Cosa vogliono da loro i
rapitori? Forse un riscatto, visto che sei dei sette bambini
appartengono a famiglie influenti e benestanti di Ardese e della
provincia: il figlio del notaio, del sindaco, di un importante
industriale, un campione di sci ..
Potrebbe essere uno dei tanti fatti di
cronaca di cui leggiamo sui giornali e che Roberta Gallego racconta
in tutte le sue sfaccettature, in un romanzo che non cala mai di
tensione: c'è la stampa affamata di notizie che si butta a pesce
nella storia, andando anche ad oltrepassare la sfera privata delle
famiglie, gettando anche fango sugli inquirenti accusati di non fare
nulla, di difendere solo i propri interessi corporativi.
Ci sono le famiglie poi: schiacciati
dal dolore per quei piccoli, senza avere notizie, senza poter fidarsi
del tutto dei magistrati che seguono il caso. Avendo a che fare coi
tanti pescicani che hanno fiutato l'odore del sangue: avvocati senza
troppi scrupoli che si affidano alle famiglie come difensori,
criminologi che hanno costruito la loro fama grazie alle ospitate
televisive che offrono ai magistrati i loro servigi per risolvere il
caso, per tracciare un profilo dei rapitori ..
E poi ci sono i magistrati e gli
ufficiali di polizia giudiziaria della procura di Ardese: dal
procuratore Sassolongo, il procuratore capo, preoccupato più
a non rovinarsi la sua immagine che non gestire i suoi sostituti e a
garantire il funzionamento della macchina della giustizia.
Ai suoi sostituti, Anna Vescovo, Alvise
Guarnieri, Agostina Arcais cui si aggiungono, il capo della Mobile
Onis, l'ispettore Pantani e il maresciallo Saverio Alfano.
A tutti loro è affidata l'inchiesta,
troppo importante e troppo delicata affinché sia affidata ad un solo
magistrato: delicata sia per la ritrosia nel voler collaborare da
parte delle famiglia, sia perché sul caso si sono posate le
attenzioni di altri occhi.
Ci sono i giochi di corrente
all'interno del CSM, le gelosie tra procuratori, strani personaggi
dei servizi interessati a indirizzare le indagini in una certa
direzione anziché un'altra ..
Bisogna fare in fretta: non c'è
in gioco solo il prestigio della procura o le singole carriere. C'è
in gioco la vita di sette bambini che la scrittrice ci porta ad
osservare, rinchiusi dentro un silos, e nutriti solo per i primi
giorni per essere poi abbandonati senza cibo. Le dinamiche di gruppo
che si creano in quelle condizioni, la diversa psicologia dei
bambini, dalla leader a quello più sottomesso.
Il punto di vista del libro si sposta
di volta in volta dai bambini al chiuso, alle famiglie, alla coppia
dei due rapitori, chiamati semplicemente Lui e Lei, i cui pochi
scorsi della vita passata ci vengono raccontati un pezzo alla volta:
“Lui si era specializzato in informatica; avrebbe potuto laurearsi in Ingegneria, ma non era stato possibile dedicare agli studi più tempo.[..]Lei si era diplomata infermiera e, quando cambiavano città, trovava subito lavoro negli ospedali o nelle cliniche private.”
Il loro piano è stato preparato in
modo meticoloso, con calma, negli anni:
“Aspettavano l’anno giusto, l’età giusta. I bambini dovevano avere dieci anni compiuti. Quinta elementare”.
Ma cosa c'è dietro questo rapimento
che, come ovvio, occupa tutte le prime pagine dei giornali locali?
Che fine ha fatto l'autista, inghiottito anche lui come i bambini
nella nebbia di quella tragica mattina?
Che significato hanno le parole che i
rapitori inviano alle famiglie?
“Sette giorni per ogni fiato. Sette grida per ogni peccato. Sette passi verso ogni amato. Che vivrà se non sarete muti, o morirà di fame, siete stati avvertiti”.
.. sette sette
sette ...
I magistrati della procura, assieme ai
loro collaboratori della polizia e dei carabinieri dovranno andare a
scavare proprio nel passato, per cercare cosa lega tra loro le
famiglie, cosa hanno in comune. Quali colpe sono costretti a pagare,
per dover subire ora questa condanna del dolore.
Diversamente dai precedenti romanzi, in
questo i magistrati della Procura, il clima dentro le stanze dei
giudici, le loro vite private, finiscono in secondo piano, perché ad
emergere pagina dopo pagine, per scelta dell'autrice sono i vizi
privati della piccola provincia italiana.
Le piccole meschinità, i soprusi, le
violenze, gli abusi di queste famiglie, benestanti ma che “si
fanno un punto d’orgoglio di mantenere un basso profilo”.
Non voglio rivelare altro, della trama
di questo noir molto ben congegnato e che tiene alta la tensione
della lettura fino alla fine.
Se non che le colpe dei padri a volte
ricadono sui figli ...
La scheda del libro sul sito di
Tea
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