28 gennaio 2007

L'incubo del dottor Lecter

Mentre è in viaggio su un aereo il dottor Lecter si abbandona ai ricordi del suo palazzo della memoria. Dal quale estrae i ricordi sulla morte della sorellina Misha:
“Palparono la coscia, il bicipite e il petto di Hannibal Lecter ma, invece di lui, scelsero la sorella Misha, e la trascinarono fuori. A giocare, dissero. Nessuno di quelli che venivano portati fuori a giocare tornava mai. Hannibal si aggrappò disperatamente a Misha, si aggrappò con tutta l'energia delle sue mani ossute, finché gli sbatterono sulla faccia la porta della baracca, dopo averlo colpito alla testa e avergli rotto l'osso del braccio.La portarono via sulla neve ancora rossa del sangue del daino. Hannibal pregò con tanta forza di poter rivedere Misha che la preghiera consumò la sua mente di bambino di sei anni, ma non cancellò il rumore dell'ascia. La sua preghiera di rivederla non andò completamente inascoltata ... gli fu concesso di scorgere alcuni denti da latte della sorella”. [Da Hannibal].


Questo incubo è al centro dell'ultimo libro di T. Harris. Prendete questo incubo, che affiora nel giovane Hannibal, brillante studente di medicina a Parigi, aggiungetegli il sottofondo della città parigina del dopoguerra (le atmosfere alla Simenon), il tema dei criminali nazisti (come il gruppo di sbandati lituani cui Hannibal da la caccia), la cultura giapponese della conturbante lady Musaraky ...
Un libro ben al di sotto dei precedenti dello scrittore: nessun serial killer di cui tracciare il profilo, niente atmosfere cupe dove affonda le radici la pazzia del personaggi ...

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