Il federalismo fiscale ultima soluzione spot ai problemi delgi italiani: la promessa per l'anno nuovo del governo.
Ma siamo sicuri che col federalismo fiscale pagheremo meno tasse e avremo un'amministrazione più efficiente?
Ecco quello che scrive Stefano Lepri ne “La finanziaria siamo noi”:
“Il malcontento sulle tasse è forte anche perchè non si ha chiaro cosa vanno a finanziare. Un decentramento delle responsabilità potrebbe indurre a comportamenti più trasparenti. In pratica però il federalismo può causare effetti opposti. Ne è un esempio il Belgio, dove negli anni 80 la crescente autonomia finanziaria delle due aree linguistiche, francese e fiamminga, ha molto contribuito alla crescita del debito pubblico.
Uno studio dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico) mette in guardia l'Italia dal rischio di tornare al finanziamento derivato delgi anni 80: ovvero gli enti locali avrebbero più soldi da spendere ma con scarse e nulle responsabilità sul livello delle tasse.
Il governatore della Banca d'Italia ha ammonito che cardine della sana autonomia fiscale è la stretta corrispondenza tra esborsi e tassazione: ogni onere aggiuntivo dovrebbe idealmente trovare finanziamento a carico dei cittadini cui l'amministrazione risponde ”.
Il compromesso del settembre 2008 va in direzione opposta: si è abbandonata l'ipotesi di una tassa unica sugli immobili. Non sarà tolto un soldo alla Sicilia. Si sono rimpinguate la casse dei comuni di Catania e Roma.
Insomma, va bene decentrare i poteri di spesa, ma si dovranno controllare anche le scelte fatte dagli enti: occorrerebbe saper distinguere le imposte per finanziare gli enti locali, dalle altre.
Inoltre, a proposito di fannulloni, sembra che questi siano più frequenti nelle amministrazioni locali che in quelle centrali.
Nei sondaggi, il federalismo non appare come un argomento popolare.
Non è tutt'oro quello che luccica, nemmeno nel federalismo fiscale.
Ma siamo sicuri che col federalismo fiscale pagheremo meno tasse e avremo un'amministrazione più efficiente?
Ecco quello che scrive Stefano Lepri ne “La finanziaria siamo noi”:
“Il malcontento sulle tasse è forte anche perchè non si ha chiaro cosa vanno a finanziare. Un decentramento delle responsabilità potrebbe indurre a comportamenti più trasparenti. In pratica però il federalismo può causare effetti opposti. Ne è un esempio il Belgio, dove negli anni 80 la crescente autonomia finanziaria delle due aree linguistiche, francese e fiamminga, ha molto contribuito alla crescita del debito pubblico.
Uno studio dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico) mette in guardia l'Italia dal rischio di tornare al finanziamento derivato delgi anni 80: ovvero gli enti locali avrebbero più soldi da spendere ma con scarse e nulle responsabilità sul livello delle tasse.
Il governatore della Banca d'Italia ha ammonito che cardine della sana autonomia fiscale è la stretta corrispondenza tra esborsi e tassazione: ogni onere aggiuntivo dovrebbe idealmente trovare finanziamento a carico dei cittadini cui l'amministrazione risponde ”.
Il compromesso del settembre 2008 va in direzione opposta: si è abbandonata l'ipotesi di una tassa unica sugli immobili. Non sarà tolto un soldo alla Sicilia. Si sono rimpinguate la casse dei comuni di Catania e Roma.
Insomma, va bene decentrare i poteri di spesa, ma si dovranno controllare anche le scelte fatte dagli enti: occorrerebbe saper distinguere le imposte per finanziare gli enti locali, dalle altre.
Inoltre, a proposito di fannulloni, sembra che questi siano più frequenti nelle amministrazioni locali che in quelle centrali.
Nei sondaggi, il federalismo non appare come un argomento popolare.
Non è tutt'oro quello che luccica, nemmeno nel federalismo fiscale.
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