Riassunto della puntata di Report: la grande distribuzione abbassa il valore dei prezzi dei beni che arrivano sulla nostra tavola. E questa pressione spinge i contadini a produrre al prezzo più basso, facendo uso di lavoro nero (i raccoglitori di pomodoro in Puglia), di pesticidi (la concia dei semi di mais in Piemonte), di fertilizzanti per "dopare" il terreno (quando basterebbe ruotare le colture).
Il prezzo basso ha sfortunatamente un prezzo alto.
Come nel caso del Parmigiano Reggiano, svenduto a prezzi concorrenziali, al di sotto del costo di produzione. La soluzione dei grandi distributori? Produrre meno parmiggiano, così diventerebbe un prodotto di elite per pochi.
Ma la realtà, documentata da Report è diversa: si può conciliare qualità, per tutti, rispettando sia il contadino che il consumatore.Report parlava dei casi dell'ospedale di Asti e delle scuole di Roma (un caso unico al mondo di eccellenza), dove i dirigenti di Asl e della scuola hanno scelto la "filiera corta" e il biologico.
Scorrendo i menù delle mense sembrava di essere in un ristorante: il prezzo del pasto aumenta facendo uso di cibi non surgelati ma freschi, di alta qualità e provenienti dal contadino che sta nella zona.Ma è un investimento sul futuro, sulla salute (tenendo costo che la degenza in ospedale costa 500 euro al giorno): migliorando al qualità del cibo in mensa si diminuiscono i giorni di degenza e ci guadagnao tutti.
Anche il contadino, che si sgancia dalla grande distribuzione, che non dipende più dai concimi, da chi gli vende i semi sterili.
Il futuro è nel biologico, nei GAS (gruppi di acquisto, qui un link): la dimostrazione del fatto che è possibile avere la qualità nel prodotto per tutti, nel lavoro, nessuno spreco di prodotti.
Il prezzo minore (del vino al Mancozev, del pamigiano a prezzo scontato, del pelato) è un prezzo che poi, alla lunga si paga.
Il prezzo basso ha sfortunatamente un prezzo alto.
Come nel caso del Parmigiano Reggiano, svenduto a prezzi concorrenziali, al di sotto del costo di produzione. La soluzione dei grandi distributori? Produrre meno parmiggiano, così diventerebbe un prodotto di elite per pochi.
Ma la realtà, documentata da Report è diversa: si può conciliare qualità, per tutti, rispettando sia il contadino che il consumatore.Report parlava dei casi dell'ospedale di Asti e delle scuole di Roma (un caso unico al mondo di eccellenza), dove i dirigenti di Asl e della scuola hanno scelto la "filiera corta" e il biologico.
Scorrendo i menù delle mense sembrava di essere in un ristorante: il prezzo del pasto aumenta facendo uso di cibi non surgelati ma freschi, di alta qualità e provenienti dal contadino che sta nella zona.Ma è un investimento sul futuro, sulla salute (tenendo costo che la degenza in ospedale costa 500 euro al giorno): migliorando al qualità del cibo in mensa si diminuiscono i giorni di degenza e ci guadagnao tutti.
Anche il contadino, che si sgancia dalla grande distribuzione, che non dipende più dai concimi, da chi gli vende i semi sterili.
Il futuro è nel biologico, nei GAS (gruppi di acquisto, qui un link): la dimostrazione del fatto che è possibile avere la qualità nel prodotto per tutti, nel lavoro, nessuno spreco di prodotti.
Il prezzo minore (del vino al Mancozev, del pamigiano a prezzo scontato, del pelato) è un prezzo che poi, alla lunga si paga.
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