29 dicembre 2008

Una soluzione al problema giustizialismo

Sono un osservatore dei tempi, non sempre imparziale e non sempre obiettivo. Lo sforzo è cercar di applicare gli stessi metri di giudizio su fatti inerenti a politici di diversi schieramenti.
Perchè, contrariamente a cosa si dice, si deve essere garantisti con tutti, amici o nemici.

Ma non bisogna confondere il garantismo con l'impunità: siccome aspetto il giudizio dei magistrati su una condanna, non giudico nemmeno il comportamento che hai tenuto come amministratore.
I soldi che quell'imprenditore ti ha dato, o i contatti poco chiari con quell'altro. Un discorso di pura opportunità.

Mi ha colpito il giudizio netto dato dall'editoriale del Corriere di domenica: il PD non abbandonerà mai i giustizialisti anche perchè la base è composta da giovani "forcaioli"

C'è un'intera generazione di giovani politicamente attivi la cui «socializzazione primaria» alla politica è avvenuta a seguito degli eventi provocati dalla vicenda di Mani pulite. Questa generazione, nata dopo il crollo delle antiche ideologie, è cresciuta credendo fermamente in tre dogmi.

Per il primo dogma, l'Italia sarebbe il Paese più corrotto della Terra o giù di lì. Per il secondo, l'etica è il solo metro di giudizio della politica e i «valori» (etici) vanno contrapposti agli «interessi » (sempre sordidi, per definizione). Ciò basta a spiegare perché tanti di questi giovani risultino poi sprovvisti degli strumenti necessari per pensare politicamente.

Per il terzo dogma, infine, i magistrati (mi correggo: i pubblici ministeri) sarebbero cavalieri senza macchia, angeli vendicatori che combattono eroicamente il Male della corruzione. Si aggiunga il fatto che tanti di questi giovani sono privi, causa il cattivo funzionamento di molte scuole, di buone conoscenze storiche, e il quadro è completo. Il successo che riscuotono i libri ispirati almoralismo giustizialista è perfettamente spiegabile. Occorrerebbero, da parte dei vertici della politica, grande capacità pedagogica, solide risorse culturali e disponibilità a un lavoro di lunga lena per dare a questi giovani strumenti di orientamento politico meno labili, meno inconsistenti.


Dunque se ho ben capito, esistono dei libri da mettere al bando, perchè ispirano una visione giustizialista.Strano non cogliere il fatto che gli stessi poi attacchino anche comportamenti scorretti di magistrati: come nel caso toghe lucane (raccontate da Carlo Vulpio), come nel caso della spaccatura nella procura di Palermo (raccontata da Mani Sporche).

Servirebbero dei corsi di rieducazione per noi giustizialisti (una generazione formatasi sui libri di Gomez, Travaglio, Lillo, Lirio Abbate ..), un pò come avveniva nella Cina di Mao.

Allora, mi permetto di fare una provocazione: non sarebbe più semplice depenalizzare i reati contro la pubblica amministrazione?

Farli diventare delle semplici sanzioni: se vieni scoperto (come non si sa, non essendoci più le intercettazioni), paghi una penale e basta.
Così tutto più semplice. Basta giustizialismo.

Certo, poi, inutile chiedere agli italiani di pagar le tasse. Con le tasse si fanno cose splendide come scuole e ospedali?

Per farli rubarte di più. Pardon, finanziatevi in modo illecito in maggior modo.

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