Gli ultimi disegni di legge, i decreti partoriti da quello che è diventato il Consiglio di amministrazione del Presidente del Consiglio, si poggiano su equazioni sbagliate (a mio avviso, si intende).
Primo, il pacchetto sicurezza, che si basa su due regole:
sicurezza = ordine pubblico
insicurezza = presenza degli immigrati.
La faccia dura contro immigrati e clandestini, servirà a dare più sicurezza? Forse solo in qualche città del nord. Perchè di realizzare ronde di cittadini a Scampia, nei quartieri, allo Zen di Palermo non se ne parla.
E di che sicurezza parliamo? Non di certo della sicurezza di un posto di lavoro; del fatto che i risparmi siano custoditi dalle banche, come il TFR affidato ai fondi pensione. Nemmeno si parla di sicurezza sul posto di lavoro.
Potremmo parlare anche della riforma del processo penale e della legge sulle intercettazioni: non minano forse (come sostengono magistrati, giornalisti e parte dell'opposizione) le basi del contrasto alla criminalità?
Che sicurezza ha in mente il governo, quando dispone che nelle corti d'Assise si trovino di fronte una persona imputata di mafia e un giudice popolare?
Forse non è il cittadino che si deve sentire più sicuro.
Un cittadino che si ritrova a vivere in uno stato che ha abdicato le sue funzioni: la sicurezza in mano alle ronde. La sanità in mano ai privati. Le università in mano alle fondazioni. Persino le tue ultime volontà, il testamento biologico, è delegato alle volontà di una terza parte.
Secondo la “legge truffa” come la chiama il professore Stefano Rodotà, quello che uno decide, in tema di cure, è solo un orientamento.
Infine, l'ultima equazione, che ultimamente sento ripetere troppo spesso: criticare l'azione del governo significa criticare la maggioranza degli italiani che lo hanno votato e che lo votano. Equazione che viene poi trasformata nel seguente modo: chi critica il governo, insulta gli italiani; insultano il premier. Le critiche diventano così un insulto alle istituzione che costoro rappresentano.
Non solo impunibili. Ma hanno pure, sempre, ragione. Come si diceva di quel tale, che “aveva sempre ragione”. Ma era un'altra storia...
A proposito di delitti e delle pene, un piccolo confronto tra Italia e Romania, giova: se i 4 romeni di Guidonia avessero commesso il reato nel loro paese rischierebbero da 15 a 20 anni di carcere. In Italia il reato è punito da 5 a 10 anni di carcere.
La rapina in Italia è punita con la reclusione da 3 a 10 anni. In Romania lo stesso reato prevede pene che passano da 1 a 12 anni, che salgono da 3 a 15 se si tratta di più rapinatori, se vengono mostrate le armi, da 5 a 20 anni se la vittima subisce violenza, da 15 a 25 se l'aggressione finisce con l'omicidio.
Per evitare che il rischio di pene basse attirasse in Italia criminali con precedenti dalla Romania, negli accordi tra i governi di roma e Bucarest erano previsti la possibilità di far scontare la pena in Romania e il rimpatrio dei cittadini arrivati in Italia senza mezzi di sostentamento.
Ma i provvedimenti sono rimasti sulla carta e intorno a Roma sono riapparse le baraccopoli.
Anzi! Nel 1993 i giovani dell'MSI lanciavano le monetine contro Craxi, davanti all'Hotel Raphael. "Via Craxi " gridavano. E oggi il sindaco di Roma Alemanno, li accontenta, dedicando una via al latitante pregiudicato, che nei suoi governi ha portato le finanze dello stato allo sfascio.
P.S. stasera, Presa diretta si occupa dei Roma. "Caccia agli zingari" è il titolo, che ben descrive il clima che si sta creando, in Italia.
Primo, il pacchetto sicurezza, che si basa su due regole:
sicurezza = ordine pubblico
insicurezza = presenza degli immigrati.
La faccia dura contro immigrati e clandestini, servirà a dare più sicurezza? Forse solo in qualche città del nord. Perchè di realizzare ronde di cittadini a Scampia, nei quartieri, allo Zen di Palermo non se ne parla.
E di che sicurezza parliamo? Non di certo della sicurezza di un posto di lavoro; del fatto che i risparmi siano custoditi dalle banche, come il TFR affidato ai fondi pensione. Nemmeno si parla di sicurezza sul posto di lavoro.
Potremmo parlare anche della riforma del processo penale e della legge sulle intercettazioni: non minano forse (come sostengono magistrati, giornalisti e parte dell'opposizione) le basi del contrasto alla criminalità?
Che sicurezza ha in mente il governo, quando dispone che nelle corti d'Assise si trovino di fronte una persona imputata di mafia e un giudice popolare?
Forse non è il cittadino che si deve sentire più sicuro.
Un cittadino che si ritrova a vivere in uno stato che ha abdicato le sue funzioni: la sicurezza in mano alle ronde. La sanità in mano ai privati. Le università in mano alle fondazioni. Persino le tue ultime volontà, il testamento biologico, è delegato alle volontà di una terza parte.
Secondo la “legge truffa” come la chiama il professore Stefano Rodotà, quello che uno decide, in tema di cure, è solo un orientamento.
Infine, l'ultima equazione, che ultimamente sento ripetere troppo spesso: criticare l'azione del governo significa criticare la maggioranza degli italiani che lo hanno votato e che lo votano. Equazione che viene poi trasformata nel seguente modo: chi critica il governo, insulta gli italiani; insultano il premier. Le critiche diventano così un insulto alle istituzione che costoro rappresentano.
Non solo impunibili. Ma hanno pure, sempre, ragione. Come si diceva di quel tale, che “aveva sempre ragione”. Ma era un'altra storia...
A proposito di delitti e delle pene, un piccolo confronto tra Italia e Romania, giova: se i 4 romeni di Guidonia avessero commesso il reato nel loro paese rischierebbero da 15 a 20 anni di carcere. In Italia il reato è punito da 5 a 10 anni di carcere.
La rapina in Italia è punita con la reclusione da 3 a 10 anni. In Romania lo stesso reato prevede pene che passano da 1 a 12 anni, che salgono da 3 a 15 se si tratta di più rapinatori, se vengono mostrate le armi, da 5 a 20 anni se la vittima subisce violenza, da 15 a 25 se l'aggressione finisce con l'omicidio.
Per evitare che il rischio di pene basse attirasse in Italia criminali con precedenti dalla Romania, negli accordi tra i governi di roma e Bucarest erano previsti la possibilità di far scontare la pena in Romania e il rimpatrio dei cittadini arrivati in Italia senza mezzi di sostentamento.
Ma i provvedimenti sono rimasti sulla carta e intorno a Roma sono riapparse le baraccopoli.
Anzi! Nel 1993 i giovani dell'MSI lanciavano le monetine contro Craxi, davanti all'Hotel Raphael. "Via Craxi " gridavano. E oggi il sindaco di Roma Alemanno, li accontenta, dedicando una via al latitante pregiudicato, che nei suoi governi ha portato le finanze dello stato allo sfascio.
P.S. stasera, Presa diretta si occupa dei Roma. "Caccia agli zingari" è il titolo, che ben descrive il clima che si sta creando, in Italia.
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