Un film, per raccontare la trasformazione di Valerio Fioravanti,Giusva, da attore prodigio del sceneggiato La famiglia Benvenuti ( e di altri film meno famosi di cui il DVD mostra alcune scene), a terrorista di estrema destra, il più ricercato di Italia.
Il film di Francesco Patierno è integrato da un libro, diviso in quattro parti: Andrea Colombo e la storia del processo per la strage di Bologna, Nicola Rao e la parabola nichilista dei Nar, Luca Telese del suo incontro con la coppia di ex terroristi e, infine, il racconto di Patierno sul come è maturata l'idea di fare un film su Giusva.
Come è avvenuta la trasformazione di quel bambino che faceva domande da grande al genitore, in un assassino contro i compagni e contro lo stato?
Fioravanti racconta che a spingerlo verso l'impegno politico e verso l'estrema destra è stato l'istinto di voler proteggere il fratello minore, Cristiano, che era già militante dell'msi a 15 anni.
Altro episodio che segnò il suo percorso fu la strage di Acca Larenzia e la reazione da parte dei carabinieri.
Lo sparo da parte del capitano Sivori, i vertici del partito che non vollero denunciare, la sola Francesca Mambro che si presentò per la denuncia.
La decisione di fare la rivoluzione sia contro i compagni, ma anche contro il partito dell'MSI, anch'esso ritenuto complice del sistema.
E quindi gli spari, i processi contro i traditori, i poliziotti e i carabinieri uccisi.
E poi, la condanna per la strage della stazione di Bologna:
Il film di Francesco Patierno è integrato da un libro, diviso in quattro parti: Andrea Colombo e la storia del processo per la strage di Bologna, Nicola Rao e la parabola nichilista dei Nar, Luca Telese del suo incontro con la coppia di ex terroristi e, infine, il racconto di Patierno sul come è maturata l'idea di fare un film su Giusva.
Come è avvenuta la trasformazione di quel bambino che faceva domande da grande al genitore, in un assassino contro i compagni e contro lo stato?
Fioravanti racconta che a spingerlo verso l'impegno politico e verso l'estrema destra è stato l'istinto di voler proteggere il fratello minore, Cristiano, che era già militante dell'msi a 15 anni.
Altro episodio che segnò il suo percorso fu la strage di Acca Larenzia e la reazione da parte dei carabinieri.
Lo sparo da parte del capitano Sivori, i vertici del partito che non vollero denunciare, la sola Francesca Mambro che si presentò per la denuncia.
La decisione di fare la rivoluzione sia contro i compagni, ma anche contro il partito dell'MSI, anch'esso ritenuto complice del sistema.
E quindi gli spari, i processi contro i traditori, i poliziotti e i carabinieri uccisi.
E poi, la condanna per la strage della stazione di Bologna:
“Certo, tutti e tre hanno sempre dichiarato, anzi urlato la propria innocenza. Senza dimenticare che i giudici che li hanno condannati non sono stati in grado di indicare né movente, né complici, né mandanti. E se a ciò aggiungiamo l'elemento appena emerso, e cioè che i Nar hanno cominciato a uccidere rappresentanti dello Stato per esplicitare la propria opposizione alla destra stragista, i conti di questa sentenza non tornano proprio per niente.”
Il libro termina con le parole di Valerio Fioravanti "eravamo l'avanguardia ma dietro non avevamo alcun esercito".
Sono più o meno le considerazioni che, nel film "La prima linea", vengono rivolte a Sergio Segio, terrorista di Prima Linea ("siete la prima linea di un corteo che non c'è").
E questo dovrebbe far riflette ancora oggi, sull'assurdità di certi slogan, di certe tesi, sul morire (e sentirsi padroni di uccidere) per la politica.
Sono più o meno le considerazioni che, nel film "La prima linea", vengono rivolte a Sergio Segio, terrorista di Prima Linea ("siete la prima linea di un corteo che non c'è").
E questo dovrebbe far riflette ancora oggi, sull'assurdità di certi slogan, di certe tesi, sul morire (e sentirsi padroni di uccidere) per la politica.
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