31 ottobre 2011

La setta degli angeli di Andrea Camilleri


Paisi di settimila abitanti, assistimato propio al centro di granni latifondi, nel milli e novicenti e uno Palizzolo vantava dù marchisi, quattro baruni, un duca di centodù anni che non nisciva cchiù dal castello e un martiri antiborbonico, l'avvocato Ruggero Colapane, 'mpiccato sulla pubblica piazza per aviri aderito alla Repubblica partenopea. Ma il vanto maggiore erano le otto chiese, ognuna addotata di campanile e di campane così potenti che quanno sonavano tutte 'nzemmula per le case era priciso 'ntifico a 'na passata di terremoto.
La nobiltà e i proprietari terrieri setti di quelle otto chiese se l'erano spartute in base a 'ntipatie e simpatie , parentele accettate e parentele arrefutate, vecchi rancori, scarriatine risalenti ai tempi di Carlo V, cause civili accomenzate all'ebica di Federico II di Svevia e continuate fino a doppo l'Unità d'Italia, odii implacabili e amori variabili [..] L'ottava chiesa, quella del SS. Crocefisso, parrocu il sittantino Don Mariano Dalli Cardillo, non era praticata né dai nobili né dai proprietari e manco dai burgisi. Era la chiesa dei viddrano, della povira genti, di chi campava di pani e aria”. [pagina 18]

Il racconto di Andrea Camilleri si ispira ad un fatto realmente accaduto nella Sicilia dell'inizio del secolo scorso, ad Alia: un episodio che riguardava una setta composta da preti del paese che avevano “corrotto” delle giovani donne.

Ne “La setta degli Angeli” siamo a Palizzolo, paese dalle otto chiese, spartite in modo preciso tra famiglie borghesi e nobili da una parte, e famiglie di contadini nell'ultima, senza che nessuno si immischi. Per un fraintendimento tra il medico del paese e uno dei nobili del circolo , si sparge la voce di una nuova epidemia di colera. Il colera di Don Anselmo. Allarme che spinge la popolazione alla fuga, e ai preti delle chiese nobili, a scagliarsi contro la persona ritenuta responsabile di questo castigo di Dio.
L'avvocato Teresi, avvocato dei contadini e dei miserabili, nonché editore del giornale “La battaglia”, da cui si scaglia contro i mafiosi, i soprusi contro la povera gente. Un sovversivo, dunque. Agli occhi di un sistema (mafia, latifondo, nobiltà) che si riunisce in un circolo chiamato “Onore & famiglia” (le parole non sono mai a caso) e che considera la “rivoluzioni francisa” come la madre di tutte le disgrazie.
Uno dei preti proclama la santa crociata contro questo avvocato senza Dio, che attenta all’ordine sociale e all’unità sacra delle famiglie per dar luogo a una nuova Sodoma e a un’altra Gomorra., ma viene fermato da due colpi di pistola sparati per aria.

L'arrivo dei carabinieri in paese riporta l'ordine: il capitano Montagnet, un piemontisi che non guarda in faccia a nessuno, vuole però capire cosa ha scatenato tutto il putiferio. Non di malattia da colera, si tratta. Ma, bensì di una malattia molto più terrena: le figlie di alcune famiglie nobili, tutte ragazze casa e chiesa, sono state messe incinta. E, si scopre poi, non solo le ragazze nobili sarebbero state colpite da epidemia di natalità.

Come è potuto succedere? Montagnet, assieme all'avvocato Teresi, iniziano una loro indagine, andando a ricostruire le abitudini di queste ragazze. E arrivano così a scoprire la «setta degli angeli», composta da preti di Palizzolo che con la scusa di compiere esercizi spirituali con delle ragazze nubili e giovani del paese per arrivare «alla comunicazione con la grazia divina e all’elevazione a gradi sublimi di perfezione». Esercizi che alla fine degradavano in orge e atti carnali che di spirituale avevano ben poco.

Scoppia lo scandalo, la giustizia si mette in atto mettendo sotto accusa i preti, anche il potere ecclesiastico sembra voler fare pulizia di tanta “lurdia” al loro interno. Marchesi diventa per un attimo eroe per la sua azione di giustizia.
Ma non sarà così: come nella classica commedia all'italiana, sarà gli accusatori a finire accusati, a doversi difendere, a finire sconfitti. “La rota ha principiato a girari all'incontrario”: e alla fine l'ordine chiesa, nobiltà, borghesia, tornerà sovrano su Palizzolo. E sulle malefatte compiute, cala il silenzio.

Nonostante Camilleri lo scriva chiaramente, a fine libro, l'autore, è difficile non pensare ad un certo stretto legame con la Sicilia e l'Italia di oggi.
Una società bloccata in caste intoccabili: nobili, burgisi, latifondisti e parrini. Che non devono rispondere all'autorità (che siano carabinieri o magistrati) per le loro azioni.
La chiesa per cui i panni sporchi vanno lavati in casa, e con molta discrezione.
Il vuoto che si viene a creare, ad un certo punto, nei confronti di chi cerca di denunciare il marcio: come l'avvocato Teresi (un idealista che si legge Don Chisciotte prima di andare a dormire). Come anche il capitano Montagnet, che ricorda molto il capitano Bellodi di Sciascia o l'altro capitano, quel capitano Dalla Chiesa che proprio in Sicilia iniziò la sua battaglia contro la mafia.
Tutti costretti ad andarsene, volenti o meno, perchè si sono permessi di andare contro l'ordine delle cose, che non si devono cambiare. Chi sta sotto e chi sta sopra.

Su questi fatti, quelli reali cui si è ispirato Camilleri, Don Luigi Sturzo scrisse un articolo di denuncia sul giornale:
«I lettori non sanno che in Palizzolo, tra alcuni preti degenerati, indegni del ministero sacerdotale e del nome di uomini, esiste una setta, detta per irrisione angelica. Questi settari, abusando del Sacramento della Confessione, inducono alcune penitenti ad atti ignominiosi… Questa setta è circondata dal massimo mistero, i preti-settari fanno le viste di persone di orazione e le beghine sono le più assidue alle lunghe (troppo lunghe) pratiche di pietà in chiesa. Il fatto che questi preti siano stati deferiti all’Autorità giudiziaria per corruzione di minorenni ha svelato la turpissima setta di Palizzolo e ha fatto conoscere il suo segreto statuto»
(Don Luigi Sturzo, Il Sole del Mezzogiorno, 15 luglio 1901).

Il sito dedicato all'autore Vigata.org
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