Abbiamo reinventato
noi stessi ogni giorno, rimodellato la nostra cultura, ci siamo
chiusi in città recintate, abbiamo mangiato cibi sani, smesso di
fumare, abbiamo levato in alto i nostri visi liftati ed esfoliati
cercando di evitare il sole, ci siamo fatti spianare le rughe, ci
siamo fatti succhiare via i cuscinetti adiposi e i bambini non
voluti, abbiamo sfidato la vecchiaia e la morte.
Abbiamo divinizzato ricchezza e
potere.
Fatto del narcisismo una
religione.
Alla fine, adoravamo solo noi stessi.
Alla fine, non è stato abbastanza.
Alla fine, adoravamo solo noi stessi.
Alla fine, non è stato abbastanza.
Ci sono tutti gli ingredienti che hanno
fatto Winslow uno dei più grandi autori di crime fiction: la
California degli hippies, del sole, del surf (anche se nessuno dei personaggi lo pratica) ; la violenza dei narcos, come bestie
sempre più affamate di nuovi territori su cui espandere il loro
controllo.
Eppure “Le belve” (cattiva tradizione del titolo originale Savages, molto più efficace), non è all'altezza di altri libri dell'autore (come ad esempio l'epopea della famiglia Barrera raccontata ne Il potere del cane): forse anche per la sua scelta di scrivere più una sceneggiatura che un libro.
Eppure “Le belve” (cattiva tradizione del titolo originale Savages, molto più efficace), non è all'altezza di altri libri dell'autore (come ad esempio l'epopea della famiglia Barrera raccontata ne Il potere del cane): forse anche per la sua scelta di scrivere più una sceneggiatura che un libro.
Non a caso, Oliver Stone sta girando un
film tratto da questa storia: una storia fatta di droga, sesso e
violenza. Da una parte il trio composto da Chon, O(phelia) e Ben, piccoli
imprenditori nel settore della droga divenuti famosi nel settore per le loro coltivazioni
idroponiche di marijuana ; dall'altra i narcotrafficanti messicani,
in lotta tra loro, come El Hazul contro la Reina Elena Sanchez Lauter.
Due mondi che si scontrano quando Chon e Ben sono “invitati” a diventare dipendenti del clan della Baja di Elena “Reina” Lauter: dovendo scegliere tra vivere e abbandonare la loro filosofia del del vivi e lascia vivere (e perdere la loro libertà) o morire, scelgono di affrontare con le armi il nemico.
Due mondi che si scontrano quando Chon e Ben sono “invitati” a diventare dipendenti del clan della Baja di Elena “Reina” Lauter: dovendo scegliere tra vivere e abbandonare la loro filosofia del del vivi e lascia vivere (e perdere la loro libertà) o morire, scelgono di affrontare con le armi il nemico.
Diventando selvaggi.
Lo sbaglio è di Ben, e ha radici lontane. Lui ha sempre creduto di poter vivere con un piede in due mondi. Una Birkenstock nel sottobosco del traffico della marijuna, l'altra nel mondo della civiltà e della legge.
Ora sa che non può.
Ha tutti e due i piedi intrappolati nella giungla. Chon non ha mai coltivato questa illusione.
Lui ha sempre saputo che ci sono due mondi:
Quello selvaggio.
Quello meno selvaggio.
Il primo è il mondo del potere duro e puro, della sopravvivenza del più forte. Cartelli della droga e squadroni della morte, dittatori e tiranni, attacchi terroristici, guerre tra bande, odi tribali, stragi e stupri di massa.
Il secondo è il mondo del potere civilizzato. Governi ed eserciti, multinazionali e banche, compagnie petrolifere, paura e shock, morte dal cielo, genocidi e stupri economici di massa.
E Chon sa che in realtà i due mondi sono uno solo.
Aspettatevi un
finale stile western, un tutti contro tutti, con i due protagonisti
nei panni di Butch Cassidy e Sundance Kid.
Technorati: Don Winslow
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