E' servita la puntata di Report di domenica scorsa per farci capire, noi profani e anche un pò scettici (dei proclami di certi ministri), cosa ci fosse di concreto dietro la riforma del federalismo fiscale. Quelle che, nei mesi in cui veniva ancora negata la crisi, veniva indicata come panacea per i mali del paese: gli sprechi del sud, la necessità di decentrare le scelte fiscali a livello di comune, responsabilizzare gli enti locali.
Il risultato reale invece, della somma di questo federalismo, del patto di stabilità (che è rimasto tale e quale) e dei tagli lineari di Tremonti è stato l'aver tolto ai comuni buona parte dell'indipendenza (e dei soldi) che fino a pochi anni fa avevano.
E questo grazie all'azione della Lega che proprio dell'autonomia da Roma ladrona fa la sua battaglia.
Dietro a tanti slogan si nascondono (perchè in pochi giornali le raccontano) le realtà dei comuni come Pianoro (senza soldi per fare pulizie nelle scuole), come Carpi (che se vuole mantenere i centri sportivi dovrà aumentare le tasse), dei comuni del bellunese (che soffrono della concorrenza dei vicini della provincia autonoma di Trento) ..
Col federalismo si passa dal parametro della spesa storica (che favoriva i comuni spreconi) al concetto del costo standard, di beni acquistati dai comuni per erogare i servizi.
I comuni dovrebbero avere autonomia fiscale: la l'unica legge territoriale, l'ICI, è stata tolta e l'Irpef che alimenterà le loro casse (passando prima da Roma) è legata alla presenza di fabbriche e di lavoro nel territorio.
Il risultato sono casse che si svuoteranno, o tasse che dovranno aumentare.
I comuni dovranno imparare a spendere meno, affermava nell'intervista l'AD di Sose (l'azienda che stipulerà l'elenco dei costi standard e anche degli studi di settore): ma se si mettono vincoli al tetto di spesa per il personale , i comuni (anche quelli che non sprecano soldi) che non hanno esternalizzato i servizi, finiranno per essere considerati non virtuosi.
Oggi i comuni hanno meno autotonomia: se ne sono accorti anche nel nordest, con la protesta dei sindaci del Monviso, anche quelli della Lega.
E' questo il federalismo che vogliamo?
Se si guarda al solo risparmio dei costi, scomettiamo allora che così facendo si congeleranno i servizi erogati dai comuni?
Report, nel servizio di Iovine, ha affrontato anche il tema degli sprechi del sud: le assunzioni clientelari in Campania, ad ogni elezioni, per raccoggliere la monnezza, senza creare però una filiera per la raccolta rifiuti.
Nei decreti legge sul federalismo non c'è traccia di controllo di come sono erogati i fondi verso il sud: dove la gente, per andare avanti, è costretta ad arrangiarsi con lavoretti precari, in nero.
Qui l'Irpef sarà sicuramente insufficiente: allora accettiamo il fatto che al sud ci saranno meno servizi, dunque meno diritti?
Le province hanno già aumentato la percentuale della RC Auto (anche senza costi standard): non solo non verranno cancellate, ma Calderoli stesso, ha spiegato a Iovine che molte di queste hanno ragione di esistere.
In questi anni i comuni hanno erogato servizi e hanno diminuito le loro spese: ma si può dire lo stesso dello stato centrale? No, visti i costi in aumento della casta.
Come può lo stato centrale chiedere sacrifici a comuni e province?
Le province e le regioni privilegiate.
I costi standard dovranno essere applicati anche alle regioni autonome, come quella di Trento.
Qui, solo il 10% delle tasse va a Roma: il resto è investito in servizi, veri, per il cittadino e le imprese. Questo ha scatenato l'invidia dei comuni vicini del bellunese. La provincia da il 40% dei soldi spesi per la ristrutturazione di alberghi, a fondo perduto.
E fondi per gli anziani:
Il risultato reale invece, della somma di questo federalismo, del patto di stabilità (che è rimasto tale e quale) e dei tagli lineari di Tremonti è stato l'aver tolto ai comuni buona parte dell'indipendenza (e dei soldi) che fino a pochi anni fa avevano.
E questo grazie all'azione della Lega che proprio dell'autonomia da Roma ladrona fa la sua battaglia.
Dietro a tanti slogan si nascondono (perchè in pochi giornali le raccontano) le realtà dei comuni come Pianoro (senza soldi per fare pulizie nelle scuole), come Carpi (che se vuole mantenere i centri sportivi dovrà aumentare le tasse), dei comuni del bellunese (che soffrono della concorrenza dei vicini della provincia autonoma di Trento) ..
Col federalismo si passa dal parametro della spesa storica (che favoriva i comuni spreconi) al concetto del costo standard, di beni acquistati dai comuni per erogare i servizi.
I comuni dovrebbero avere autonomia fiscale: la l'unica legge territoriale, l'ICI, è stata tolta e l'Irpef che alimenterà le loro casse (passando prima da Roma) è legata alla presenza di fabbriche e di lavoro nel territorio.
Il risultato sono casse che si svuoteranno, o tasse che dovranno aumentare.
I comuni dovranno imparare a spendere meno, affermava nell'intervista l'AD di Sose (l'azienda che stipulerà l'elenco dei costi standard e anche degli studi di settore): ma se si mettono vincoli al tetto di spesa per il personale , i comuni (anche quelli che non sprecano soldi) che non hanno esternalizzato i servizi, finiranno per essere considerati non virtuosi.
Oggi i comuni hanno meno autotonomia: se ne sono accorti anche nel nordest, con la protesta dei sindaci del Monviso, anche quelli della Lega.
E' questo il federalismo che vogliamo?
Se si guarda al solo risparmio dei costi, scomettiamo allora che così facendo si congeleranno i servizi erogati dai comuni?
Report, nel servizio di Iovine, ha affrontato anche il tema degli sprechi del sud: le assunzioni clientelari in Campania, ad ogni elezioni, per raccoggliere la monnezza, senza creare però una filiera per la raccolta rifiuti.
Nei decreti legge sul federalismo non c'è traccia di controllo di come sono erogati i fondi verso il sud: dove la gente, per andare avanti, è costretta ad arrangiarsi con lavoretti precari, in nero.
Qui l'Irpef sarà sicuramente insufficiente: allora accettiamo il fatto che al sud ci saranno meno servizi, dunque meno diritti?
Le province hanno già aumentato la percentuale della RC Auto (anche senza costi standard): non solo non verranno cancellate, ma Calderoli stesso, ha spiegato a Iovine che molte di queste hanno ragione di esistere.
In questi anni i comuni hanno erogato servizi e hanno diminuito le loro spese: ma si può dire lo stesso dello stato centrale? No, visti i costi in aumento della casta.
Come può lo stato centrale chiedere sacrifici a comuni e province?
Le province e le regioni privilegiate.
I costi standard dovranno essere applicati anche alle regioni autonome, come quella di Trento.
Qui, solo il 10% delle tasse va a Roma: il resto è investito in servizi, veri, per il cittadino e le imprese. Questo ha scatenato l'invidia dei comuni vicini del bellunese. La provincia da il 40% dei soldi spesi per la ristrutturazione di alberghi, a fondo perduto.
E fondi per gli anziani:
BERNARDO IOVENE
Per cui gli anziani gli date da mangiare, li curate, gli fate il bucato, li mandate in vacanza e gli organizzate il tempo libero.
ANDREINA STEFANI – ASSESSORE POLITICHE SOCIALI COMUNITA’ DI PRIMERO
E si, c’è un’attenzione particolare per il mondo degli anziani, anche perché ne abbiamo tanti.
E per i cittadini in generale:
BERNARDO IOVENE – FUORI CAMPO
Il matrimonio no, ma hanno l’assegno per il mantenimento, per il nucleo familiare, per maternità, sussidi una tantum, prestito d’onore, reddito di garanzia, contributi integrativi previdenziali, per il riscaldamento, per l’affitto, acquisto prima casa, e ristrutturazione, rimborsi spese trasporti e ticket sanitari. Mensa e libri scolastici sono gratis.
ANDREINA STEFANI – ASSESSORE POLITICHE SOCIALI COMUNITA’ DI PRIMERO
I libri di testo sono in comodato d’uso li ricevono a inizio anno e li restituiscono a fine anno, fino ai 16 anni.
Peccato che le province autonome ancora non lo sanno che dovranno adeguare i costi, in base al federalismo e ai costi standard.
E c'è di mezzo anche la Regione Sicilia, che trattiene il 100% delle tasse, spende il 1,7 miliardi per la sanità, ha una pletora di dirigenti pubblici, e per decidere se applicare i costi standard servirà una commissione paritetica.
E questo è il federalismo per i comuni: quello per le regioni è definitivamente defunto, come ha spiegato Vasco Errani, poichè oggi ci sono i tagli e basta, e per la sanità ci si baserà sui modelli di riferimento.
Come quello lombardo, di Formigoni, che non ha soldi per i mezzi pubblici e poi si costruisce un eliporto sul tetto del palazzo di regione.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Quello che resta in piedi del federalismo regionale dovrebbe essere la definizione della spesa sanitaria. Si vede quanto spende una regione che garantisce un buon livello di assistenza, e tutte le altre si devono adeguare a quel modello. Quindi non più costi standard, il cerotto costa 10 e dappertutto devono pagare 10, ma modelli di riferimento in base a dei parametri che sta studiando la ragioneria dello Stato.
Dopodiché il 3% di irpef che stava scritto nel decreto è saltato, e a questo punto ci sarà qualcuno che si tira il collo e qualcun altro come il Presidente Formigoni che ha detto che potrebbe essere costretto ad aumentare i biglietti del trasporto urbano, però i fondi per costruire sul palazzo della regione un eliporto validato per 40 decolli al giorno li ha trovati. Bene, ma alla fine di tutto questo ragionamento
sul federalismo viene da chiedersi se ad amministrare il denaro pubblico venissero indicate persone competenti e oneste non saremmo già a posto?
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