Hanno voglia ad aspettare i lavoratori sulla torre: ieri i due maggiori partiti che appoggiano lo strano governo Monti hanno iniziato a discutere della nuova legge elettorale e anche delle riforme istituzionali.
Con tutte le proposte di legge in Parlamento, si sono ritrovati negli uffici del PD.
Cosa bolle in pentola: si dice che si vogliano tagliare fuori le ali, rimettere la possibilità di scelta dei candidati ma niente preferenze.
In questo modo sarà più facile per il PDL e per una parte del PD mettersi d'accordo: Passera futuro presidente del Consiglio e Berlusconi presidente della repubblica.
Il fatto che fino a ieri si imputava a B. le colpe della crisi, che gli si chiedeva di dimettersi (e che B. finirà a processo per i nastri sulla telefonata Fassino Consorte) non impedirà un nuovo tavolo centrodestra centrosinistra per le grandi riforme.
Giustizia, forma dello stato, poteri del presidente, legge elettorale.
E da oggi, articolo 18: il sindacato deve stare attento a non farsi mettere all'angolo dai tecnici , che battono questo tasto per poi poter andare avanti da soli nella riforma del mercato del lavoro.
Bisognerebbe fare l'azzardo del rilancio: rinunciamo all'articolo 18 solo se ci date in cambio salario minimo e l'obbligo per le aziende di aiutare i lavoratori a ricollocarsi.
Ma la vera questione da affrontare è come riorganizzare il sistema industriale italiano: non ci son più soldi per gli incentivi di stato che hanno drogato il sistema. I soldi pubblici finiti alle multinazionali come Alcoa e Fiat per tenere la produzione in Italia.
Lo ha spiegato bene Marco Cobianchi ieri durante Ballarò (in collegamento), parlando delle industrie in Sardegna (Portovesme, Vinyls, Ila, Alcoa).
La terza repubblica rischia di essere un brutto film ancora prima di partire.
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