Come si può non essere d'accordo con le parole usate nell'intervista di ieri sera del segretario Bersani a Che tempo che fa.
Peccato che non si capisce mai se parla a titolo personale o come segretario del partito democratico che, certamente, può avere al suo interno una pluralità di voci.
Ma, almeno su certi principi, dovrebbe essere almeno concorde.
Prendiamo il caso Fiat: sui referendum di Pomigliano e Mirafiori, in troppi nel PD hanno fatto il tifo per Marchionne. Che ne pensano ora Chiamparino ("Marchionne merita un tappeto rosso") e Fassino?
E sull'articolo 18? Con chi sta il partito: con Bersani (e dunque con Fassina) oppure con Veltroni?
Anche sulla giustizia, spiace dirlo, ma non esiste un solo partito democratico: basta ricordare la vicenda del giudice Forleo a Milano, la riforma della giustizia di Mastella (e la voglia di stoppare le intercettazioni anche nel centrosinistra). Berlusconi è stato prosciolto nel processo Mills per intervenuta prescrizione?
E chi ha appoggiato i vari lodi, il legittimo impedimento: centrodestra e centristi, le persone con cui oggi si vuole fare le riforme costituzionali.
Per non parlare delle aperture di Violante per una riforma della giustizia contro i pm che fanno "spettacolo".
Insomma, siamo sicuri che la linea del segretario sia la stessa del suo partito?
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