19 febbraio 2012

Il giorno dello sciacallo di Frederick Forsyth

L'incipit
Fa freddo a Parigi, alle sei e quarante di mattina in una giornata di marzo, e il freddo sembra ancora più intenso quando sta per essere giustiziato un uomo. L’11 marzo 1963, a quell’ora, nel cortile principale di Fort d’Ivry, un colonnello dell’aviazione francese era in piedi davanti a un palo conficcato nella ghiaia gelida e mentre gli legavano le mani fissava con incredulità sempre meno evidente il plotone di fronte a lui, a una ventina di metri.Un piede strisciò sui sassi, imprecettibile sollievo alla tensione, nell’attimo in cui la benda veniva avvicinata agli occhi del tenente colonello Jean-Marie Bastien-Thriy, a nascondergli definitivamente la luce. Il mormorio del sacerdote fu il vano contrappunto al crepitare degli otturatori, quando i soldati caricarono e armarono i fucili.Al di là del muro di cinta, un clacson insistente: un autocarro Berliet chiedeva strada a qualche veicolo più piccolo che lo intralciava nella sua corsa verso il centro della città. Il suono si spense lontano, confondendosi con il “Puntate!” dell’ufficiale al comando del plotone. La scarica di fucileria, quando fu il momento, non provocò alcuna increspatura sulla superficie della città al risveglio; soltanto uno stormo di piccioni si levò in volo verso il cielo, per pochi attimi. L’eco del singolo coup-de-grace, qualche secondo più tardi, si perse nella crescente confusione del traffico al di là del muro.La morte dell’ufficiale, capo di una banda di assassini della Organisation de l’Armée Secrète che avevano tentato di uccidere il presidente francese, doveva significare una fine – la fine di nuovi attentati alla vita del presidente. Per uno scherzo del destino segnava invece un inizio, e per spiegarne perché è necessario spiegare prima perché un corpo crivellato di proiettili si trovasse, legato a un palo, nel cortile del carcere militare, a pochi chilometri da Parigi, in quella mattina di marzo…

E' veramente esistito un cittadino inglese che portò il nome in codice di “Sciacallo” per uccidere per conto dell'OAS (Organisation de l'armée secrète, un organizzazione di ex militari che vedevano nella cessione dell'Algeria da parte di Charles de Gaulle del 1962 un tradimento alla patria)? In molti hanno pensato che l'opera di Forsyth è troppo realistica per essere soltanto il frutto della fantasia, che il protagonista della vicenda non può essere nato dall'immaginazione, e che soltanto il caso e la fortuna del presidente francese De Gaulle hanno impedito che le vicende raccontate ne “Il giorno dello sciacallo ” finissero a caratteri cubitali sulle prime pagine dei giornali.

Forsyth, è vero, ha lavorato come corrispondente della Reuters a Parigi agli inizi degli anni 60, col compito particolare di “stare vicino a De Gaulle nell'eventualità di un attentato”.
E così, come si può apprezzare leggendo questo capolavoro del thriller, riuscì ad osservare in azione e molto da vicino i servizi di sicurezza francesi.

È questo lavoro di studio a rendere estremamente verosimile e coinvolgente questo libro che inizia con l'ennesimo fallimento di un attentato alla vita del presidente francese, nell'agosto 1962, da parte dell'organizzazione eversiva OAS. I vertici scampati agli arresti decidono così di rivolgersi questa volta ad un professionista esterno: un killer inglese, con alle spalle diversi omicidi politici, di cui nemmeno si conosce la vera identità.
Una persona sconosciuta da tutte le polizie del mondo, un uomo invisibile, capace di penetrare in tutti gli sbarramenti eretti attorno alla figura del presidente per compiere la sua missione e dileguarsi.

Scoperto casualmente questo piano, inizia una febbrile caccia all'uomo da parte dei vertici governativi e della polizia francese: un uomo senza nome, senza volto, di cui si sa solo che ha come missione entrare in Francia per uccidere.

«A me sembra, signor ministro, che lo SDECE non può scoprire quest'uomo per mezzo dei suoi agenti infiltrati nell'OAS, dal momento che neppure l'OAS ne conosce l'identità; e che il Servizio d'azione non riuscirà a eliminarlo, in quanto non sa chi deve eliminare. Il DST non può bloccarlo alle frontiere perché non ha un'idea della persona da fermare, e l'RG non ci può fornire la documentazione su di lui, perché gli impiegati non sono in grado di cercare dei documenti specifici. La polizia non può arrestarlo, dal momento che non sa chi arrestare ; e il CRS non può mettersi alle sue calcagna, perché non conosce la persona che dovrebbe seguire. L'intera struttura delle forze di sicurezza francesi è imponente, in mancanza di un nome. Di conseguenza, a me sembra che il nostro primo problema sia quello di dare un nome a quest'uomo: senza, ogni altra proposta non ha alcun senso. Con un nome abbiamo una faccia, con una faccia abbiamo un passaporto, con un passaporto un arresto. Ma trovare il nome, e farlo in segreto, è puro e semplice lavoro da agente investigativo.»Tacque di nuovo e si infilò il cannello della pipa fra i denti.
Quello che aveva detto fu assimilato e meditato da ognuno degli uomini intorno alla tavola. E tutti lo giudicarono ineccepibile. Sanguinetti, a lato del ministro, annuì lentamente.«E chi è il miglior agente investigativo di Francia, commissario?» domandò il ministro, con voce ferma. Bouvier si concentrò qualche secondo, prima di togliersi un'altra volta la pipa dalla bocca.«il miglior agente investigativo di Francia, messieurs, è il mio vice, il commissario Claude Lebel.»«Lo mandi a chiamare» disse il ministro degli interni.pagina 224-225.

La prima parte del libro, "anatomia di un complotto", è solo una preparazione per la caccia a questo spietato assassino, da parte di Lebel (il commissario incaricato di questo compito) anche con l'aiuto delle forze di polizia straniere, in particolar modo Scotland Yard arrivando a coinvolgere il Foreign Office e il Primo ministro.

Ma nelle ultime due, "anatomia di una caccia all'uomo" e "anatomia di un assassinio", il ritmo del racconto prende piede e diventa un incredibile crescendo di tensione e colpi di scena. Per l'astuzia da parte del killer nel sapersi trasformare, per l'intelligenza e la costanza da parte degli investigatori, a seguire tutte le sue tracce.

Nonostante sappiamo come la storia è andata a finire, rimane alla fine della pagine la domanda: è tutto inventato?

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