06 luglio 2012

11 anni dopo

Sono definitive tutte le condanne ai 25 poliziotti per l’irruzione della polizia alla scuola Diaz al termine del G8 di Genova la notte dei 21 luglio 2001. Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione della Corte di Cassazione.
Confermata anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, che dunque colpisce alcuni altissimi gradi degli apparati investigativi italiani: Franco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine, Gilberto Caldarozzi, capo dello Servizio centrale operativo, Giovanni Luperi, capo del dipartimento analisi dell’Aisi, l’ex Sisde. Tutti condannati per falso aggravato, l’unico reato scampato alla prescrizione dopo 11 anni, in relazione ai verbali di perquisizione e arresto ai carico dei manifestanti, rivelatisi pieni di accuse infondate.
Leggendo la sentenza di condanna dei vertici della polizia, ritenuti anche dalla Cassazione responsabili per le violenze della Diaz, uno è tenuto a chiedersi se sia possibile che dei funzionari o dirigenti, con anni di carriera alle spalle, magari combattendo terrorismo e criminalità organizzata, abbiamo fatto tutto da soli.

Perchè questo si legge dalle carte: queste persone sarebbero impazzite, e hanno dato carta bianca ad una banda di violenti e hanno poi depistato, detto il falso, creato false prove ..
Vengono in mente altri episodi della storia italiana, dove la verità emersa dai processi (quando è stato possibile celebrarli) appariva monca:
“La catena di comando è stata condannata e questo è un grande risultato”, dichiara l’avvocato Francesco Romeo, difensore di alcune vittime nel processo di Cassazione. “Rimane però il dato di fatto che quella notte alla scuola Diaz è stata una pagina nera per la democrazia italiana e il Parlamento non ha nemmeno fatto una Commissione di inchiesta per individuare le responsabilità politiche”.
Il commento del ministro Cancellieri: "Il G8 di Genova è una pagina dolorosa per la polizia e questo mi ferisce. Ho visto come tutti le immagini di quello che è successo all’interno della Diaz e posso dire che non condivido nulla di quella operazione. Di fronte a errori gravi è giusto che i responsabili subiscano le conseguenze”. Il ministro precisa comunque che “questa non può diventare la condanna di tutte quelle migliaia di uomini e donne che ogni giorno, indossando la divisa, fanno il proprio dovere”.

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