Sotto ricatto da parte del PDL su liberalizzazioni, Rai e giustizia.
Tirato per la giacchetta da PD, Fli e UDC per la grande coalizione del 2013.
Alle prese con un Europa ancora troppo divisa e contraria a trasformarsi in una unità politica e finanziaria.
Il professore della Bocconi che si è trasformato in premier ha cercato di applicare le sue ricette per salvare il paese: forse sui tempi lunghi avrebbe pure avuto ragione, ma lo spread, l'andamento delle borse, i dati sulle famiglie, i numeri della disoccupazione dicono che le riforme fin qui fatte non stanno salvando il malato.
Il botta e risposta Squinzi - Monti, sulla spending review indica una certa tensione tra poteri del paese.
“Avevo capito che le forze produttive migliori desiderassero il contenimento del disavanzo pubblico. E che obiettassero a manovre fatte in passato molto basate sull’aumento delle tasse e che era ora di incidere su spesa pubblica e strutture dello Stato. Ma – ha detto togliendosi finalmente il sassolino dalle scarpe – evidentemente avevo capito male”.
Le tasse non si sbbassano, sulla burocrazia si è fatto ancora poco, si taglia su ricerca (e si alzano le tasse universitarie).
Motivi per essere critici c'è ne sono.
E non penso che certe notizie dal nostro paese non arrivino all'estero: le inchieste sui grandi gruppi bancari, il livello di corruzione, le spese pazze di certe regioni, il cammino difficile di certe riforme (giustizia e Rai).
Tirato per la giacchetta da PD, Fli e UDC per la grande coalizione del 2013.
Alle prese con un Europa ancora troppo divisa e contraria a trasformarsi in una unità politica e finanziaria.
Il professore della Bocconi che si è trasformato in premier ha cercato di applicare le sue ricette per salvare il paese: forse sui tempi lunghi avrebbe pure avuto ragione, ma lo spread, l'andamento delle borse, i dati sulle famiglie, i numeri della disoccupazione dicono che le riforme fin qui fatte non stanno salvando il malato.
Il botta e risposta Squinzi - Monti, sulla spending review indica una certa tensione tra poteri del paese.
“Avevo capito che le forze produttive migliori desiderassero il contenimento del disavanzo pubblico. E che obiettassero a manovre fatte in passato molto basate sull’aumento delle tasse e che era ora di incidere su spesa pubblica e strutture dello Stato. Ma – ha detto togliendosi finalmente il sassolino dalle scarpe – evidentemente avevo capito male”.
Le tasse non si sbbassano, sulla burocrazia si è fatto ancora poco, si taglia su ricerca (e si alzano le tasse universitarie).
Motivi per essere critici c'è ne sono.
E non penso che certe notizie dal nostro paese non arrivino all'estero: le inchieste sui grandi gruppi bancari, il livello di corruzione, le spese pazze di certe regioni, il cammino difficile di certe riforme (giustizia e Rai).
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