Nel libro di Andrea Camilleri (da cui
il registra Rocco Martelliti ha tratto un bel film), si parla
della scomparsa di un ragioniere integerrimo della banca di Trinaria,
a Vigata. Scomparso durante la rappresentazione del mortorio.
Le indagini della scomparsa vengono
affidate prima al delegato della PS Bellavia e poi al maresciallo dei
carabinieri Giummàro: Patò non solo ha lasciato una moglie disperata per la
sua scomparsa, ma ha anche un cugino capitano dei cc che insiste sul
comando di legione affinchè segua da vicino il caso, ma anche uno
zio senatore, che lo ha fatto entrare nella banca (i maligni dicono
per permettergli di fare meglio i suoi traffici).
Spinti da così “premurose”
pressioni, delegato e maresciallo iniziano la loro scrupolosa
indagine: che li porta a scoprire che non tanto di scomparsa, ma di
sparizione si dovrebbe parlare.
Sparizione che Patò avrebbe progettato
nei minimi dettagli, per scappare con la sua amante.
Ma questa versione non piace proprio né
ai superiori dei due investigatori, né allo zio senatore, che
minaccia sfracelli se ancora si andrà a nominare (e perquisire) la
sua banca.
Ecco allora che per salvare il proprio
fondoschiena, delegato e maresciallo dovranno fornire alla tranquilla
coscienza della giustizia (politica) un cadavere di comodo (su cui l'augusto senatore e la famiglia possono versare le loro lacrime), per
chiudere il caso dello scomparso Patò.
Banche usate per
affari sporchi della politica, politica che non si esime dal fare
pressioni su chi fa le indagini affinché segua delle piste “di
comodo” e ne tralasci altre molto più scomode.
Nel bel libro di
Camilleri tutto questo emerge dalle lettere, gli atti ufficiali, i
pizzinni che i personaggi di questa storia italiana si scambiano.
Storia dell'Italia di fine 800. E forse
non solo.
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