18 luglio 2012

L'estate calda

Chissà se anche questa sarà un'estate calda, come lo è stata quella del 2011.
Con i mercati alla caccia del debito italiani. Con le due manovre "per mettere in sicurezza i conti" di Tremonti e B.

I numeri dicono che, nonostante la cura, nonostante l'intervento del pompiere che ha spento le fiamme (così Bersani ha definito Monti) ancora non si può sciogliere la prognosi al malato.
Ci sono i numeri della banca d'Italia:
“Nel 2012 il Pil italiano scenderà del 2 per cento e dello 0,2 il prossimo anno”. Inizia così il bollettino economico di Bankitalia, la previsione – è specificato – si basa sull’ipotesi che lo spread tra Btp e Bund si mantenga intorno ai 450 punti base. Quindi “la fase recessiva si estenderebbe alla seconda parte di quest’anno”, e dovrebbe terminare con il prossimo, dove, “la dinamica del prodotto resterebbe appena positiva, per poi riprendere vigore successivamente”. La diminuzione, spiega l’istituto, ha riflesso il calo della domanda interna per consumi e investimenti, la debolezza dell’occupazione e dei redditi reali, la caduta della fiducia delle famiglie. Mentre le condizioni di accesso al credito sono “solo in parte migliorate”. Gli scambi con l’estero hanno “continuato a sostenere l’attività economica”.

Lo spread che è tornato a salire e lo scudo anti spread (il successo della missione di Monti a Bruxelles) non vedrà luce prima di settembre.
E non solo, sempre dal Fatto quotidiano:
la Banca d’Italia ha certificato ieri che c’è una fuga senza precedenti dal debito pubblico italiano: nei primi quattro mesi del 2012 è proseguito il disimpegno degli investitori stranieri, nonostante i viaggi promozionali di Monti tra la City e Wall Street. I non residenti, scrive Bankitalia, “hanno disinvestito attività italiane (soprattutto titoli a medio e lungo termine) per 47,1 miliardi”. Ma anche gli italiani hanno spostato all’estero i loro capitali per 17,6 miliardi. In totale sono 64,7 miliari che sono fuggiti dal sistema-Italia.

E anche i numeri dell'Istat: 11% di famiglie in una situazione di povertà relativa e il 5% in quella di povertà assoluta.
E poi c'è il crollo dei consumi, la disoccupazione tra i giovani ad un livello molto preoccupante.
Tutte persone che della proposta di accorpare le festività, per aumentare il PIL, non sanno che farsene.

Chissà cosa è meglio, parlare dei nostri problemi o nasconderli sotto lo zerbino perchè altrimenti a mostrare i panni sporchi si fa il male del paese?
Chissà se qualcuno ha letto l'articolo pubblicato da l'Espresso sull'imprenditore friulano che se ne è andato in Austria:
"Daniele Stolfo è un imprenditore friulano con un centinaio di dipendenti. Che ha portato la produzione in Austria. Non in Cina o in Romania: in Austria, dove il costo del lavoro è più alto. Perché il vero nemico in Italia, dice, è fatto di burocrazia infinita e infrastrutture penose. Altro che articolo 18"
Cavolo, e chi lo spiega ai tecnici?
A cosa dovremo rinunciare adesso, dopo aver sacrificato pensioni, sanità e articolo 18?



In argomento:
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