05 febbraio 2018

Presa diretta – la rivoluzione agricola

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Pensiamo che tutto il cibo sia alla nostra portata, ma è una percezione errata: nel bunker del governo norvegese sulle isole Svalbard sono depositati i semi delle piante del mondo, allo scopo di preservare la biodiversità del pianeta. Preservare i semi dai cambiamenti climatici generati dall'uomo e anche dalla guerre, come quella in Siria.



Dobbiamo già oggi pensare a come vorremo nutrirci nel futuro, se vogliamo evitare il default alimentare: in Italia oggi ci sono intere specie di piante a rischio estinzione. Qualità di mele e di pere che non si trovano più nel mercato: coltiviamo per la maggior parte poche qualità, quelle più appetibili sul mercato.

Avete mai sentito parlare di pera volpina, di pera zucchella: abbiamo perso il 99% delle varietà che avevamo in Italia, per sempre.

Significa meno biodiversità, che è l'unica possibilità di affrontare il futuro con ragionevole speranza di sopravvivere: con poche qualità saremo vulnerabili a nuove malattie, nuovi insetti.



Stiamo perdendo biodiversità, dunque più vulnerabili e più poveri.

Colpa dell'allevamento e della coltivazione intensiva, che stanno distruggendo l'acqua, l'aria e i terreni.



Gli allevamenti intensivi.

A Brescia, le guardie ecologiche volontarie controllano gli allevamenti intensivi in provincia: il problema con questi allevamenti sono le urine e le feci degli animali.

Andrebbero lasciate nei campi, in determinati tempi e modi, per non inquinare le falde e i terreni: spesso però gli allevatori sversano le urine in modo illegale.

Ancora peggio quando i reflui sono sversati nelle acque: questi allevatori vanno denunciato perché rovinano l'equilibrio naturale dei fiumi e delle rogge.

In Italia vengono allevati 20 ml di maiali, 2 ml di vacche, 1,4 vitelli da ingrasso e 143 milioni di polli e galline: stimare quanto siano i reflui di questi animali è difficile, si parla di 165 ml di liquidi che vanno smaltiti.

Nel mantovano hanno detto basta a questo sistema: a Schivenoglia i maiali sono quasi sette volte di più gli abitanti e quando questi hanno saputo che il sindaco aveva autorizzato un altro mega impianto è scattata la rivolta.



I mega impianti inquinano, non creano posti di lavoro, portano solo problemi per gli agricoltori e per le persone che vivono vicino a questi allevamenti.

Che devono bere acqua in cui si trovano nitrati e ammoniaca: quando si inquina si inquina tutto l'ecosistema.

Anche l'aria: il pm10 è alto a Scivenoglia ed è anche il pm2,5 , le particelle più pericolose.

Nemmeno fossimo a Milano: significa che gli abitanti sono maggiormente a rischio per le cardiopatie e per le malattie tumorali.



Anche a Finale Emilia i cittadini si stanno opponendo a nuovi allevamenti di maiali: anche qui si sono superati i livelli di pm10.

Lo smog ricopre la pianura Padana: l'industria alimentare è responsabile del 24% del gas serra, per la fermentazione dei gas da parte degli animali.

C'è poi l'inquinamento causato dai pesticidi usati nell'agricoltura intensiva.



Abbiamo bisogno di una nuova rivoluzione agricola: lo dice il ricercatore Ceccaresi e anche le grandi agenzie internazionali che si occupano della produzione del cibo, che deve soddisfare le esigenze di una popolazione in crescita, senza distruggere il pianeta.



Gli scienziati hanno elaborato l'algoritmo dell'impronta ecologica, per valutare l'impatto della produzione del cibo sul pianeta: l'impronta ecologica è importante per la produzione della carne, che richiede un'enorme quantità di acqua e che rilascia gas nell'aria.



Per rendere il terreni più fertili e proteggerne l'erosione, vanno arricchiti col carbonio organico – spiega l'agronomo Matteo Mancini: significa usare tecniche all'avanguardia.

Non stressare i pascoli, spostare in modo razionale gli animali, captare l'acqua nel sottosuolo.

A Rieti, nelle serre, Giorgia Pontetti, usa la tecnica di irrigazione idriponica per far crescere i pomodori, tutto l'anno: la serra è gestita da un sw che decide quando irrorare acqua e quale temperatura serve nell'ambiente.

Una tecnica e un impianto all'avanguardia in Europa, una serra che non consuma e che può essere adottata dappertutto. Anche nello spazio.



A Roma, nella Fiera degli inventori, trovi anche le persone che hanno ideato nuove tecniche per coltivare e produrre cibo, senza sprecare acqua ed energia.

Lattughe che crescono senza terra, in strutture che possono esistere a qualunque latitudine: a Pontedera si investe nell'agricoltura intelligente, grazie al Plantoide, un robot che si comporta come una pianta vera che muove le radici per cercare acqua o sostanze nutritive.

Il Plantoide è un robot che usa l'intelligenza artificiale unico al mondo, inventato dalla dottoressa Mazzolai: le applicazioni potrebbero essere rivoluzionarie, perché ci direbbero la qualità di un terreno, se è inquinato ..



Il cibo di domani.

In Puglia ad Apuliakundi, si coltivano in serra le alghe, l'alga spirulina: basta il sole e il caldo, per queste microalghe.

Che si mangia così, oppure come pasta: contiene proteine, minerali, calcio, omega3 e anche antiossidanti.

Dalla Fao viene definita il cibo del futuro e per produrla serve meno acqua di altri prodotti e non servono pesticidi o altro.



Al CNR di Lecce stanno studiando le proprietà nutritive delle meduse del Mediterraneo: a causa dei cambiamenti climatici compaiono sempre più spesso nei nostri mari, è una biomassa che potrebbe un giorno arrivare sulle nostre tavole.



Poi ci sono gli insetti: le cavallette, ad esempio. A Monselice c'è un allevamento di cavallette in modo sperimentale. I grilli sono ricchi di fibre, grassi buoni e proteine: la giornalista, Elena Stramentinoli, dice che sono anche buoni.

Sempre a Monselice allevano i bachi da seta.



A Treviso c'è già uno chef, Roberto Cavasin, che ha preparato un ricettario a base di insetti: le ricette della tradizione italiana rivisitate con gli insetti.

La pasta con la farina di grillo, ad esempio. Ma il sugo, almeno quello, è col pomodoro.



In Italia abbiamo terreni abbandonati e siamo però dipendenti dalla produzione estera per i prodotti della nostra cucina: olio, farina,..

Dobbiamo invertire la rotta anche su questo aspetto: l'emigrazione degli anni 50,60 ha portato all'abbandono dei terreni, specie sull'Appennino, che comporta meno controllo dei terreni, oggi a rischio erosione per i dissesti idrogeologici.



Servirebbe uno strumento normativo per poter dare i terreni, cui non si riesce a risalire ai proprietari, per darli a nuovi agricoltori.

Coltivare queste terre significa ridare speranza a questi comuni che oggi rischiano lo spopolamento: il consigliere Smargiassi, abruzzese, è primo firmatario per la legge sulla banca dei terreni.

Tornare alla terra è una necessità: dipendiamo dall'estero per le patate, la carne, il miele e i cereali della pasta (che arriva dal Canada).

E sarà sempre peggio, per i cambiamenti climatici come quelli che abbiamo sperimentato questa estate, con la grave siccità.



Terreni abbandonati, che sono un rischio per noi e terreni cementificati: per tenere sotto controllo il territorio l'unica possibilità è coltivarlo.

Negli ultimi quindici anni i disastri naturali hanno causato danni per 50 miliardi di anni: incendi, alluvioni, frane.



La cooperativa Coraggio ha combattuto cinque anni contro l'amministrazione romana, per avere dei terreni pubblici, abbandonati, da coltivare: nessuno li ha aiutati, nessun aiuto economico, ma nonostante questo questi giovani agricoltori oggi sono produttivi.



Ma l'agricoltura in Italia è ancora in crisi, in tutta Italia, perché in questo paese non è conveniente fare l'agricoltore, troppi i costi, pochi i guadagni, troppe le fatiche.

Schiacciati in mezzo da chi ti vende le sementi da una parte e da chi ti compra i prodotti (la grande distribuzione).



Eppure in Italia la domanda di prodotti biologici, a km zero, esiste.



Intanto si potrebbe cominciare a non sprecare cibo: nelle mense, nei ristoranti, nelle famiglie.

Ogni anno buttiamo nell'immondizia 16 miliardi di cibo, l'1% del PIL: sprechiamo cibo dall'inizio, da come viene prodotto, fino alla fine, quando dobbiamo smaltire i rifiuti.



A Bologna il ciclo si ricicla, nel progetto Last minute market, che poi finisce nelle mense per i poveri.

Ci sono poi gli accordi di Hera, la multiutility, con delle Onlus per salvare il cibo nelle mense che altrimenti verrebbe buttato e finirebbe negli impianti di compostaggio.
Va insegnato a non sprecare cibo anche a casa, iniziando ad insegnare ai bambini che il cibo ha valore.



Un valore che va riconosciuto anche agli agricoltori, il primo anello della catena del cibo, come ha raccontato nell'ultima parte del servizio il presidente di Coldiretti Moncalvo, nell'intervista in studio.