L'uomo che molti anni prima era stato italiano, ma poi non era stato più niente si asciugò la fronte con un fazzoletto bianco, di un cotone morbidissimo.Li acquistava in un negozio di Vienna, a due passi dalla storica pasticceria Demel, e ne portava in tasca almeno tre. Odiava il sudore, odiava il caldo, odiava lavorare d'estate. Per fortuna quello era il lavoro di un'ora, forse meno.Non esente da rischi. Anzi, ce n'erano molti. Bisognava solo non concedersi distrazioni.Benché l'avesse organizzato in pochi giorni, aveva curato ogni dettaglio. Era un grosso contratto. avrebbe fatto rumore, avrebbe provocato scalpore, avrebbe scatenato l'inferno, e non era una metafora. Dopo, pensò.Quando lui sarebbe stato molto lontano, al sicuro, al fresco - in senso buono, mormorò tra sé, sorridendo - nel suo chalet sulle Alpi bavaresi, nei dintorni di Berchtesgaden, a pochi chilometri da dove sorgeva il Nido dell'Aquila, il famoso rifugio di Adolf Hitler.
Annibale Canessa è un colonnello dei
carabinieri in pensione. O, meglio, lo era in pensione, dopo anni
passati a combattere il terrorismo nell'arma dei Carabinieri, dove si
era guadagnato il soprannome di “carrarmato Canessa”.
Ma era tornato in servizio, in forma
semi ufficiale per sventare un complotto contro le istituzioni :
Un anno e mezzo prima, Annibale Canessa, ex colonnello dell'Arma in congedo, ufficiale di punta negli anni Settanta e Ottanta del Nucleo Antiterrorismo, era tornato in azione per sgominare un complotto che coinvolgeva importanti magistrati, famosi avvocati e assassini a pagamento.
Passato
un anno dal caso Petri (raccontato nel primo volume della serie Laseconda vita di Annibale Canessa),
ritroviamo l'ex colonnello alle prese con una storia di ricatti,
spie, doppiogiochisti, depistaggi, menzogne, in un intrigo che nasce
dal più grave attentato terroristico avvenuto sul suolo italiano.
Da qui
parte il secondo romanzo noir del giornalista Roberto Perrone,
alternando la storia degli intrighi di oggi, la guerra tra spie,
assassini e potenti uomini dello Stato, con la storia di ieri.
Con
quell'uomo di cui leggiamo nell'incipit, che in una calda estate di
agosto lascia la sua valigia col carico di morte nella sala d'aspetto
della stazione di Bologna:
Davanti a lui, oltre l'edificio della stazione, si allungava il più grande snodo ferroviario della nazione, una specie di gigantesca X sul ventre del paese.I suoi mandanti l'avevano scelto per questo, non per la locale tradizione politica ...
85 morti e più di 200 feriti: un atto
terroristico che, diversamente da altri stragi degli anni di piombo,
è approdato ad una verità giudiziaria.
Ecco, l'autore, capovolgendo la storia
e la sentenza immaginando una scenario completamente diverso, sia per
la matrice della strage, sia per quanto riguarda responsabili e
movente.
… controllò di nuovo l'orologio.Maledetti negri di merda.Per lui era negro chiunque non fosse del tutto bianco, e non bisognava mai fidarsi. Questa è l'ultima volta che lavoro per loro, pensò, non mi beccano più neanche se mi ricoprono di soldi.
Forse non si dovrebbe giocare con la
storia, con il terrorismo, con quelle morti.
Forse.
Ma l'autore, a fine libro, è molto
chiaro su questo punto: “non ci sono tesi alternative da
rivelare né l'intento di rileggere la storia. La trama di questo
romanzo è pura fantasia”.
Una fantasia però che si basa su una
conoscenza del mondo della politica italiana, della passione degli
italiani per i complotti, per la nostra allergia nell'accettare delle
verità troppo semplici (anche perché dei depistaggi nella storia
reale ci sono stati veramente, depistaggi che hanno coperto i veri
responsabili delle bombe di Milano e di Bologna).
Premesso ciò, il romanzo di Perrone è
un thriller ben congegnato, che si muove tra Milano e Roma e,
alzando, lo sguardo, tra i paesi affacciati del Mediterraneo, Italia,
Israele e Libia.
Proprio in Israele si trova Annibale
Canessa, in vacanza con la nipote, quando viene avvicinato da un
agente del Mossad, Simon Simonovic, che gli consegna delle carte che
provengono da un loro infiltrato nel regime di Gheddafi.
Carte che farebbero intravvedere una
diversa verità sulla strage e sulle guerre nei cieli del Tirreno di
quella maledetta estate del 1980.
L'abbattimento del DC9 Itavia,
l'abbattimento del Mig 23 libico e infine la bomba di Bologna.
Ma perché gli israeliani gli hanno
consegnato quelle carte proprio ora? C'è qualcosa dietro quel gesto?
Nel frattempo in Italia si stanno
preparando le elezioni e uno dei favoriti per diventare Presidente
del Consiglio si chiama Fiorino Lamperti, attuale ministro,
vittorioso alle primarie, figlio di un potente ministro democristiano
della Prima Repubblica, Settimio Lamperti
Settimio Lamperti era sempre stato alto e grosso, a differenza del figlio, magro e di altezza media.La forza di Fiorino risiedeva tutta nel suo carattere. «Mangi?» era l'inevitabile domanda della madre, quand'era ancora in vita.[..]Settimio si era fortificato con la politica e la lotta sul campo, da democristiano nella regione più rossa d'Italia.
Un colonnello
dell'antiterrorismo in pensione, un politico che si prodiga affinché
il figlio possa varcare la soglia di Palazzo Chigi da presidente e
concludere il suo sogno.
E anche una donna,
che scopriremo poi essere una killer a pagamento, assoldata per
uccidere le persone in situazioni impossibili:
La donna che in quel momento della sua vita si faceva chiamare Anneke consegnò la chiavetta al funzionario della banca di Zurigo ..
Annibale, facendosi aiutare dal suo
amico miliardario, Piercarlo Rossi detto Svampa, e dal
maresciallo Repetto, porta avanti la sua indagine: partendo
dalle parole dell'infiltrato del Mossad che ha vissuto a fianco del
Rais e arrivando ad una possibile verità sulla strage, incontrando
persino l'attentatore.
«Tempo scaduto» aveva annunciato il killer morente, «e troppi quesiti, colonnello. Se anche volessi risponderle, io non so niente dell'aereo di linea, né dell'altro MIG. Di sicuro quello di cui vi ho parlato è stato abbattuto quando vi ho detto io. Ecco perché il mio committente ha voluto la strage. Ancora due cose. La prima: in quell'estate i cieli del Mediterraneo erano parecchio trafficati e c'era molta gente con i nervi tesi e il dito sul grilletto. La seconda: in mezzo alle stronzate riportate dai media, c'è sempre un fondo di verità.»
Dopo aver raccolto tutto, decide di
consegnare carte e la registrazione delle parole di questa persona al
suo amico, il prefetto Salandra, a capo dei servizi interni,
l'AISI (ex Sisde).
Tutto finito? Può ora tornare dalla
sua fidanzata, la giornalista del Corriere Carla Trovati, con cui ha
iniziato una nuova vita?
Quasi non si riconosceva a sperare che terminasse tutto lì, però una sensazione gli diceva che non sarebbe accaduto. Per prima cosa la ferita al fianco, ineludibile profetessa di sventura, che si acutizzava non solo per l'aria condizionata che il Vampa aveva alzato al massimo. E poi era il coinvolgimento degli israeliani a turbarlo. Non si erano mossi a caso, quelli non si muovevano mai a caso. Sapevano molto di più di quanto gli avevano raccontato. Avevano un obiettivo ma stavano usando lui per raggiungerlo per portarlo a termine.
Le intuizioni di Canessa sono corrette.
Perché dietro la mossa dei servizi israeliani si nasconde un secondo
fine, che riguarda anche la politica italiana, in bilico per le
imminenti elezioni.
E l'indagine di Canessa è come una
slavina che inizia a scendere, diventando sempre più grossa. E
pericolosa.
Per Canessa e per le persone che
vengono a conoscenza di questa storia. Una storia che ancora oggi fa
paura a molti. E che per questo sono disposti ancora ad uccidere.
Una storia che parte dall'estate del
1980, dall'ambigua politica italiana, con la moglie americana.
Politica di cui facevano parte Lamperti
senior, il suo sodale Tavarelli. E un altro politico, sempre della
DC, potente uomo della partecipazioni pubbliche (anche con la Libia
del colonnello Gheddafi), Ferruccio Baroni:
Baroni era un cattolico praticante.
Nato a Inverigo, si era sposato con una milanese, una di città insomma però coi suoi stessi valori, che lui definiva «di provincia». Aveva due figli, ma ancora nessun nipote, e questo era l'unico cruccio.A parte l'altro.Ferruccio non era mai stato interessato al denaro.
Partendo da pochi brandelli di verità,
Canessa riesce ad arrivare alla terribile verità che si
nasconde dietro la bomba alla stazione e al complotto messo in atto
per nascondere tutto.
In quella estate degli inganni:
«Nell'estate dei inganni e tradimenti, oltre all'abbattimento del Mig e alla strage alla stazione, è accaduto qualcosa legato alle due tragedie. Credo si tratti di un complotto per nascondere la verità. c'è di mezzo gente potente, hai ragione, Ivan, signori che ancora oggi dispongono di risorse e agganci.» Canessa si interruppe e si versò un po' d'acqua.
Fatte le giuste premesse sulla
distinzione tra romanzo e verità giudiziaria, il secondo romanzo di
Perrone è un ottimo thriller, con la giusta dose di azione, suspense
e di intrighi internazionali.
C'è spazio anche per raccontare
l'aspetto umano del personaggio Canessa: ostinato e testardo, nel
voler arrivare fino in fondo ad una storia.
Anche a costo di mettere in pericolo la
sua vita. E di mettere in discussione quell'equilibrio della sua vita
privata, a fianco della giornalista Carla Trovati, raggiunto dopo
tanti anni.
Sempre in nome di quella verità, che
il nostro paese non sempre riesce ad accettare:
L'Italia può sopportare tutto,
tranne la verità.
La scheda del libro sul sito
dell'editore
Rizzoli
Nessun commento:
Posta un commento